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Venerdì, 1 Dicembre 2023
Retribuzioni e diritti

Stipendi più alti per legge in base al costo della vita? Cosa c'è di vero

L'emendamento alla legge sul salario minimo e lo spauracchio del ritorno alle "gabbie salariali" e alle retribuzioni differenziate a seconda del luogo. Proviamo a fare chiarezza

Assicurare ai lavoratori "trattamenti retributivi giusti ed equi", contrastare il lavoro sottopagato e il dumping contrattuale, stimolare il rinnovo dei contratti collettivi. Questi i principi previsti dall'emendamento della maggioranza alla legge sul salario minimo che di fatto viene completamente stravolta rispetto all'impianto pensato dalle opposizioni. Non solo nel testo sparisce ogni riferimento alla soglia minima di 9 euro all'ora, ma secondo il leader del M5S Giuseppe Conte la "maggioranza reintroduce le gabbie salariali per rompere la coesione sociale".

Nell'emendamento del centrodestra, ha osservato l'ex premier, "si parla di salari differenziati in relazione alle varie aree d'Italia, quindi tra Nord e Sud. È una prospettiva scellerata, che reintroduce le gabbie salariali che pensavamo di avere superato una volta per tutte". È davvero così? Proviamo a capirlo.

Cosa sono le "gabbie salariali"

Per farlo dobbiamo prima avere a mente cosa si intende per gabbie salariali. Con questa espressione si fa riferimento a un sistema introdotto nel 1945 dopo un accordo tra industriali e sindacati che legava la retribuzione dei lavoratori al costo della vita nelle diverse aree del Paese. Il risultato fu che tra operai e dipendenti che svolgevano la medesima mansione iniziarono ad esserci differenze di salario molto evidente, pari anche al 20% della retribuzione a seconda delle città. A seguito delle proteste di lavoratori e sindacati, il sistema delle gabbie salariali venne poi smantellato tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70. 

Cosa vuole fare il governo? 

L'idea della maggioranza è quella di allineare una parte della retribuzione al costo della vita, pur senza tornare a un sistema rigido come quello in vigore un tempo. L'emendamento presentato dal centrodestra delega il governo ad adottare "entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge" uno o più decreti legislativi "in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva" attendendosi a determinati "principi e criteri direttivi". Questi decreti, si legge, dovrebbero prevedere anche "strumenti di incentivazione atti a favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello con finalità adattive, anche per fare fronte alle diversificate necessità derivanti dall'incremento del costo della vita e correlate alle differenze dei costi su base territoriale".

 Il testo dell'emendamento

La proposta della Lega

Il passaggio che abbiamo citato richiama in modo evidente una proposta presentata solo qualche giorno fa dalla Lega  per adeguare i trattamenti economici accessori al costo della vita. "Ferme restando le disposizioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti", si legge nel testo, attraverso dei contratti di secondo livello possono essere "definiti trattamenti economici accessori nelle aree territoriali presso cui ha sede l'azienda o l'unità operativa".

Il tutto, come ha spiegato il senatore della Lega Massimiliano Romeo, "prevedendo per i datori di lavoro privati un credito d'imposta per coprire le spese sostenute". Per differenziare i salari si farebbe dunque leva sulla negoziazione di secondo livello. In particolar modo si andrebbe ad agire sui "trattamenti economici accessori" tenendo conto del "diverso impatto che l'incremento dei costi dei beni essenziali ha sui cittadini, così come si evince dagli indici Istat". In sostanza, i lavoratori interessati, potrebbero contare su qualche benefit in più, mentre il datore di lavoro sarebbe rimborsato dallo Stato. Si tratta in ogni caso di un intervento che sembra avere una portata molto più limitata rispetto alla reintroduzione delle "gabbie salariali".

L'emendamento contenuto nel testo di legge sul salario minimo raccoglie a grandi linee la proposta leghista, ma è comunque piuttosto vago. Resta da vedere in che modo verrà tradotto in legge dalla maggioranza di governo. 

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