rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Chi paga lo stipendio durante la malattia e cosa succede se si è assenti alle visite fiscali

L'importo dell'indennità di malattia può essere ridotto in caso di assenza alle visite fiscali: ecco le sanzioni previste in tal caso per il dipendente

Per salvaguardare il diritto alla salute - riconosciuto come diritto fondamentale dalla Costituzione - al dipendente viene consentita l'assenza retribuita nei giorni in cui la capacità lavorativa è ridotta a causa dell'insorgere di una malattia o di un infortunio. Durante la malattia, però, il dipendente non percepisce il normale stipendio, bensì un'indennità sostitutiva che per la maggior parte del periodo viene corrisposta dall'Inps.

Nel dettaglio, è il datore di lavoro ad anticiparla pagandola in busta paga, ma è l'Inps poi a rimborsarla facendosi carico sia dell'indennità che dell'accredito dei contributi figurativi. Tuttavia l'importo dell'indennità è ridotto rispetto al normale stipendio: infatti, per il periodo che va dal 4° al 20° giorno viene riconosciuto il 50% della retribuzione, mentre dal 21° al 180° giorno di assenza si sale al 66,66%. Successivamente al 180° giorno, invece, il dipendente non percepisce alcuna indennità dall'Inps. L’Inps si fa carico solamente dell'indennità di malattia per il periodo che va dal 4° al 180° giorno.

Busta paga, brutta 'sorpresa' durante le ferie (ma non per tutti) 

Chi paga quindi il dipendente nei primi tre giorni di assenza? Per quello che viene definito periodo di carenza l'indennità è a pieno carico del datore di lavoro, mentre è il CCNL di riferimento a stabilire la percentuale di retribuzione che dovrà essere corrisposta. Ricordiamo, inoltre, che l'importo dell'indennità di malattia può essere ridotto in caso di assenza alle visite fiscali. Il dipendente in tal caso è sanzionato con la decurtazione del 100% dell'indennità per i primi dieci giorni di malattia e del 50% della stessa per il periodo successivo.

Visite fiscali, che cosa rischia chi non si fa trovare in casa 

Cosa rischia chi non viene trovato a casa per la visita fiscale? Molto, come è giusto che sia. E' risaputo che i lavoratori assenti per malattia hanno l'obbligo di essere reperibili negli orari delle visite fiscali. Nel dettaglio, sia i lavoratori del comparto pubblico che privato - per i quali le visite fiscali dopo la riforma Madia sono di competenza del Polo Unico INPS - devono farsi trovare al domicilio indicato nel certificato negli orari previsti, così da essere a disposizione del medico inviato dall'Istituto per l'accertamento dello stato di malattia. Non c'è distinzione tra feriali e festivi. L'obbligo di reperibilità vale per tutti i giorni della settimana - anche nei festivi e nelle domeniche se compresi nel periodo di assenza dal lavoro - e nelle seguenti fasce orarie: 9-13 e 15-18 per i dipendenti del pubblico impiego, 10-12 e 17-19 per quelli del settore privato. Inoltre, così come disposto dal Decreto Madia, le visite fiscali possono essere anche ripetuto nello stesso periodo di malattia. Le sanzioni sono severe. Rispettare l'obbligo di reperibilità è di fondamentale importanza per il lavoratore, poiché in caso di assenza alla visita fiscale le conseguenze sono inevitabili. Nel dettaglio, in caso di mancata reperibilità il lavoratore perde il diritto all'indennità di malattia per i primi 10 giorni di assenza; dal 10° giorno in poi, invece, questa viene dimezzata. Dalla data della terza assenza alla visita di controllo non giustificata, si perde il diritto all'intera indennità per tutto il periodo della malattia.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Chi paga lo stipendio durante la malattia e cosa succede se si è assenti alle visite fiscali

Today è in caricamento