rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Il punto

Superbonus: cosa può cambiare col nuovo governo

Il meccanismo di décalage messo a punto dall'esecutivo uscente potrebbe essere confermato, ma solo in parte. L'idea di Fdi è quella di legare l'incentivo alla prima casa o al reddito. Con un occhio vigile sui conti

Il superbonus diventerà un po' meno super, ma non verrà cancellato. Una parziale proroga dell'agevolazione fiscale (con relativo meccanismo di décalage) è stata già messa nero su bianco dal governo Draghi e approvata con la legge di bilancio 2022. Il nuovo assetto normativo prevede lo stop all'incentivo già nel 2023 per le villette unifamiliari e gli immobili autonomi e la progressiva riduzione dell'incentivo anche per i condomìni. In questo caso la detrazione resterà del 110% nel 2023, per poi scendere al 70% nel 2024 e al 65% per il 2025.

La misura, lo sappiamo, costa molto: secondo l'ultimo report dell'Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) finora sono stati ammessi a detrazione interventi per oltre 43 miliardi di euro. In totale le asseverazioni sono state oltre 243mila. La spesa media per l'efficientamento energetico dei condomìni è stata di circa 584mila euro, per le villette di 112mila euro.

Come potrebbe cambiare il superbonus al 110%

Cosa ne sarà del superbonus? Con il nuovo governo guidato da Fratelli d'Italia le cose potrebbero cambiare ancora. In che modo è ancora presto per dirlo, ma le alcuni dichiarazioni fatte da Giorgia Meloni in campagna elettorale ci danno più di qualche indizio.

Il superbonus, ha detto la leader di Fdi, "è una misura che va rivista, uniformando il sistema delle agevolazioni sull'edilizia. Lo indirizzerei verso la prima casa, ma bisogna senza dubbio tutelare gli esodati del 110%. A chi ha iniziato i lavori non si possono modificare le norme". E poi: "Dobbiamo rivedere la misura del superbonus, riordinando le agevolazioni edilizie, perché l'entità non deve superare l'80% e si deve dare la priorità alla prima casa, bisogna fare controlli, ma soprattutto vanno salvati gli 'esodati' del superbonus, accompagnando alla scadenza l'attuale formulazione, non prevedendo nessuna modifica per chi ha iniziato i lavori". 

Il nuovo governo dunque potrebbe rendere fruibile il superbonus solo per le prime case o in alternativa stabilire che per le seconde l'agevolazione sarà inferiore. Un'altra idea è quella di legare l'incentivo al reddito del beneficiario anche se questa strada si annuncia molto complessa dal punto di vista tecnico. L'intenzione è in ogni caso quella di ridurre l'entità dell'agevolazione (si parla del 60-80%) rendendola però strutturale. Restano molte le domande ancora da chiarire. Una su tutte. Ci sarà la proroga anche per le unifamiliari? Per ora, è bene chiarirlo, si parla solo di ipotesi.     

Certo bisognerà far quadrare i conti perché come ha ammonito più volte l'esecutivo uscente, quella del superbonus è una misura molto esosa per le casse pubbliche. Forse troppo considerate le circostanze. E all'interno di Fdi sono consapevoli che non è tempo di azzardi. Sul tema dei bonus edilizi, spiega Andrea de Bertoldi, senatore di Fratelli d'Italia e segretario della Commissione finanze, sarà "necessario garantire la conclusione dei lavori in esecuzione", ma al tempo stesso la "sostenibilità finanziaria" nel medio termine, "anche per evitare la corsa ai prezzi che si è verificata per l'eccessivo importo della detrazione, che ha deresponsabilizzato sul prezzo i consumatori ed incentivato l'inflazione". Meloni dunque ha intenzione di confermare l'incentivo, ma allo stesso tempo ha ben presente i rischi che comporterebbe prorogare la misura senza alcun paletto o limite di spesa. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Superbonus: cosa può cambiare col nuovo governo

Today è in caricamento