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Martedì, 23 Aprile 2024
Analisi e scenari

Il superbonus verrà abolito?

Nonostante le critiche avanzate da Draghi appare assai improbabile che la misura possa esser cancellata negli ultimi mesi di legislatura (con i partiti in campagna elettorale). I problemi però sono parecchi

Parlando alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, il presidente del consiglio Mario Draghi ha criticato (di nuovo) il superbonus evidenziandone alcuni aspetti negativi: "Il costo di efficientamento - ha detto - è più che triplicato e il prezzo degli investimenti per attuare le ristrutturazioni sono triplicati, perché toglie la trattativa sul prezzo". "Il nostro governo è nato come governo ecologico, fa del clima e della transizione digitale i suoi pilastri più importanti", ha aggiunto Draghi, "ma non siamo d'accordo su tutto, sul bonus del 110% non lo siamo". Nonostante questo, ha puntualizzato il premier, "le cose vanno avanti in Parlamento, il governo ha fatto quel che poteva e il nostro ministro è molto bravo". Una precisazione importante che dovrebbe tranquillizzare chi teme che il bonus del 110% abbia le ore contate.

D'altra parte non è la prima volta che il presidente del consiglio mette nel mirino l'incentivo. Una misura che a suo dire avrebbe "creato distorsioni" nel settore edilizio ("come un aumento straordinario dei prezzi dei componenti necessari alle ristrutturazioni e all'efficientamento energetico") e generato frodi miliardarie ai danni dello Stato.

Nonostante le perplessità di Draghi e del ministro dell'Economia Franco, alla fine sul bonus al 110% hanno vinto i partiti. Prima ottenendo di modificare la norma sulla cessione dei crediti voluta proprio dall'esecutivo, e poi con il via libera (nel decreto Aiuti) alla proroga al 30 settembre dei termini per il raggiungimento del 30% dei lavori per le case unifamiliari. Il governo dal canto suo è riuscito a inserire (nell'ultima legge di bilancio) lo stop al bonus al 110% per le villette a partire dal 2023 e un meccanismo di decalage per i condomini con l'importo che andrà via via a scendere nei prossimi anni.  

A Draghi il superbonus non va giù. Sembra però difficile che la misura possa essere cancellata con un tratto di penna prima della scadenza della legislatura. Sia perché le forze politiche la pensano in modo molto diverso dal premier, sia perché la prossima finanziaria sarà approvata a pochi mesi dal voto (e dunque in piena campagna elettorale). Le parole dello stesso presidente del consiglio ("le cose vanno avanti in parlamento, il governo ha fatto quel che poteva fare") non fanno certo pensare alla volontà di andare allo scontro finale con i partiti che sostengono maggioranza.

Quella del premier sembra al contrario più una presa d'atto: sul superbonus le cose non sono andate come lui si auspicava, ma ormai i giochi sono fatti e comunque a decidere sarà il parlamento. 

I problemi del superbonus

Viene però da chiedersi quanto Draghi abbia ragione nel merito e quanta ragione abbiano invece le forze politiche che difendono (chi più chi meno) a spada tratta la misura. Il premier ha parlato di un costo di efficientamento "triplicato" perché il bonus "toglie la trattativa sul prezzo".  Un'informazione che tuttavia non siamo riusciti a verificare e di cui il presidente del consiglio non ha meglio esplicitato la fonte.

L'ultimo rapporto della Camera dei deputati sul "recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione", uscito lo scorso dicembre, ci fornisce però dei dati interessanti. Intanto, com'era prevedibile, la spesa per gli investimenti in edilizia "incentivati" ha fatto un balzo nel 2021, passando da una media di 30 a 51,2 miliardi. Si fa poi notare che "i lavori che stanno beneficiando del Super Ecobonus hanno conosciuto dalla fase di avvio fino ad oggi una costante e progressiva crescita, non solo degli importi complessivi, ma anche dei costi di intervento". 

In particolare il costo medio per intervento per le unità unifamiliari e le unità immobiliari indipendenti è passato "da 84mila euro ad intervento nelle asseverazioni presentate fino a marzo 2021, ai 113mila nel bimestre agosto-settembre, per diminuire a 108mila euro ad intervento nelle asseverazioni presentate ad ottobre 2021".

Ad aprile 2022, stando ai dati Enea, l'investimento medio per ristrutturare una villetta col bonus del 110% è stato di circa 112mila euro e di 97.575 per gli edifici funzionalmente indipendenti.

Prezzo costruzioni-2

All'aumento del costo medio per intervento potrebbero aver contribuito i rincari dei prezzi delle materie prime. Secondo l'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) il prezzo dell'acciaio tondo per il cemento armato ha subito un rincaro del +40% nel 1°bimestre del 2022, e così pure quello del bitume (dati aggiornati al 24 marzo 2022). Per limitare le speculazioni (e le frodi) è doveroso ricordare che il governo fissa annualmente un tetto al costo dei materiali per usufruire dei bonus, tetto che di recente è stato aumentato del 20% proprio per far fronte ai rincari. 

aumento ferro-2

(Grafico dell'Ance)

I bonus edilizi e l'equità (che non c'è)

Probabilmente però, tralasciando il "fattore frodi", l'aspetto che andrebbe maggiormente sottolineato riguarda l'equità del superbonus e degli altri incentivi di questo tipo. Il report della Camera dei deputati mette in evidenza il fatto che i bonus edilizi (non parliamo in questo caso del bonus al 110%, ma il discorso non può che essere analogo) non hanno "agevolato proporzionalmente le fasce economiche dei contribuenti", ma hanno invece assunto "una dimensione fiscale di 'antiprogressività' agevolando in misura crescente i redditi elevati, sia per numerosità di ricorso agli incentivi, sia per importo dei lavori". I dati relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2020 (e relativi alla fruizione del bonus ristrutturazione al 50%) sono eloquenti: se sotto i 10mila euro il beneficio medio è di 388 euro, per chi guadagna oltre 150mila euro sale a 2.524, oltre sei volte di più. 

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