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Giovedì, 18 Aprile 2024
Edilizia

Superbonus "allucinogeno" secondo Giorgetti: cosa succede adesso

Il "cervello" della Lega: "È come quando uno dipende da una droga: ne chiederà sempre di più. Allora devi interromperla e semmai gli dai il metadone"

Superbonus sempre al centro del dibattito. "Avevano creato un caos, i bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno. È come quando uno dipende da una droga: ne chiederà sempre di più. Allora devi interromperla e semmai gli dai il metadone". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in un colloquio con il Corriere della Sera dopo che ieri Istat ha imputato al deficit degli anni 2020-2022 circa 80 miliardi di quelle spese fiscali.

"Un'ottantina di miliardi riguardano il Superbonus e il bonus facciate al 90% - dice il "cervello" della Lega -. Poi sì, c'è un'altra trentina di miliardi di crediti d'imposta da incentivi edilizi più tradizionali che non sono entrati nel deficit perché non cedibili. Ma entreranno, via via che i beneficiari pagheranno meno tasse".

"Ahimè quei 110 miliardi di crediti qualcuno li dovrà pagare - aggiunge -. Con i crediti d'imposta lo Stato ha contratto un debito fiscale ed esso è destinato ad aumentare perché, pur avendo noi interrotto con fermezza il meccanismo, riconosceremo i diritti acquisiti di chi ha già presentato un progetto o una comunicazione asseverata di inizio lavori entro il 25 novembre 2022. Dunque ci sarà altro debito fiscale" spiega il ministro.

"Mi pare inevitabile che l'impatto ci sia. Nella Nadef avevamo stimato un utilizzo forte dei crediti d'imposta, ma non così forte come poi si è manifestato". In ogni caso "la reazione del mercato e delle autorità europee mi sembra positiva - osserva - perché tutti apprezzano che si sia fatta chiarezza e si sia tirata una riga".

Come cambierà il decreto sul superbonus

Il decreto legge del 16 febbraio ha bloccato il superbonus e le sue costose - per lo Stato - cessioni dei crediti. Andrea de Bertoldi (Fdi), relatore del provvedimento alla Camera, allo Sportello Superbonus del Sole 24 Ore assicura che ci saranno a breve novità.

"Stiamo ascoltando le parti in causa - spiega - abbiamo rilevato delle problematicità, come quella della cosiddetta edilizia libera: il cittadino che ha non fatto il 110% ma ha cambiato i serramenti o la caldaia sfruttando il bonus 50% con il decreto, così come è scritto, potrebbe incontrare delle difficoltà. In questi casi, infatti, l'inizio dei lavori avviene a valle del percorso: prima si fa il contratto, poi viene versato l’acconto (di solito del 50%) e solo dopo due o tre mesi si avvia l’esecuzione del lavoro. Con ragionevole ottimismo posso dire che il problema dovrebbe risolversi".

"Il governo con trasparenza, coerenza e responsabilità è impegnato ad assicurare un'uscita sostenibile da misure non replicabili nelle medesime forme". Lo scrive in una nota il Mef, prendendo atto delle decisioni degli istituti di statistica indipendenti che mettono un punto fermo sulla vicenda contabile, i riflessi sul bilancio dei bonus edilizi e delle cessioni dei crediti introdotti a decorrere dal 2020. "La correzione delle norme sui bonus edilizi è stato l'indispensabile presupposto a tutela dei conti pubblici per il 2023, invertendo una tendenza negativa certificata oggi dall'Istat", spiega il ministero. "Parimenti il governo è al lavoro con tutti i soggetti interessati per risolvere il grave problema di liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento della loro introduzione".

La monetizzazione dei crediti incagliati

L'esecutivo tenterà quindi di trovare una soluzione che garantisca la monetizzazione dei crediti incagliati già maturati e di quelli che sono in procinto di maturazione. "I tavoli tecnici sono al lavoro - spiega il presidente di Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria), Cristian Camisa - ma la preoccupazione per oltre trentamila aziende e circa 170mila lavoratori resta molto forte. Riteniamo che la soluzione più percorribile per il futuro sia di offrire la possibilità a quelle aziende che hanno crediti incagliati di utilizzare lo sconto in fattura da portare in detrazione in un arco temporale tra i 4 e i 10 anni".

"Allungare i tempi in dichiarazione del credito d'imposta - continua - consentirebbe alle imprese di respirare e al contempo per lo Stato non ci sarebbero problemi contabili di bilancio. Naturalmente perché ciò accada le parti restanti dei crediti annuali dovrebbero essere finanziate dalle banche, da Sace o da Cassa depositi e Prestiti, che avrebbero come garanzia i crediti stessi. Come Confapi abbiamo anche proposto al Governo - aggiunge - di aprire alla cessione del credito per un periodo temporale limitato, tempistica necessaria per rendere operativa l'eventuale cartolarizzazione del credito o gli anticipi F24, individuando aziende a partecipazione statale come Eni e Enel che hanno accumulato extraprofitti e avrebbero tutta la capienza necessaria".

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