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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'incentivo della discordia

"Il superbonus costa 2mila euro a testa". "No, solo 88". Chi ha ragione tra Meloni e Conte

A partire dagli stessi dati i due leader arrivano a conclusioni totalmente diverse. Abbiamo provato a spiegare il perché

Il superbonus costa duemila euro a ogni cittadino come sostiene il governo oppure solo ottantotto come dice invece Giuseppe Conte? Cerchiamo di capirci qualcosa spiegando come si è arrivati a due stime così diverse. Secondo gli ultimi dati Enea, la spesa per gli interventi di riqualificazione al 31 gennaio ammonta per il solo superbonus a circa 65,2 miliardi, a cui andrebbe aggiunto un ulteriore 10% in quanto il bonus prevede appunto una spesa per lo Stato del 110% e non del 100. In totale dunque la spesa stimata finora è di circa 72 miliardi.

Ci sono poi gli altri bonus: quello per la ristrutturazione delle facciate, introdotto nel 2020 e rimasto in vigore fino al 2022 con una detrazione che dopo il primo anno è scesa dal 90 al 60%. Costo definitivo per le casse pubbliche: 19 miliardi. Infine c'è il conto di tutti gli altri bonus edilizi che risulta pari a 28,9 miliardi. Il costo di questi incentivi, che esistevano già quando Conte si insediò a Palazzo Chigi, è via via cresciuto negli anni tant'è che nel rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica relativo all'anno 2021 (l'ultimo disponibile) viene evidenziato che per le spese edilizie si è "passati dai 2 miliardi del 2009, ai 6,7 miliardi nel 2018 fino ai 8,3 miliardi stimati" proprio per il 2021. Infine va ricordato che dal 2020 anche per questi bonus è stata introdotta la possibilità di cessione del credito per consentire ai cittadini di scontare il costo dei lavori direttamente sulla fattura.     

Perché Meloni dice che il costo è di duemila euro per ogni italiano

Come si arriva dunque ai duemila euro di cui hanno parlato Meloni e Giorgetti? Il calcolo è in realtà molto semplice: sommando i 72 miliardi di superbonus, i 19 per il bonus facciate e gli altri 28,9 dei restanti incentivi, il totale è di circa 120 miliardi. Che diviso per il numero degli italiani (pari a circa 59 milioni di persone) restituisce appunto la cifra di cui parlava la premier. A scanso di equivoci bisogna dire che Meloni include nel computo tutti i bonus (anche quelli già esistenti prima del governo Pd-M5s) e non tiene in considerazione l'impatto positivo che queste misure hanno avuto sull'economia. Si tratta dunque del costo effettivo degli incentivi per l'edilizia, al netto degli eventuali benefici.  

La tesi di Conte: il 70% dei soldi spesi torna allo Stato

Al contrario Giuseppe Conte punta tutto sull'effetto espansivo che a suo dire garantirebbe il superbonus sottolineando i vantaggi per lo Stato in termini di maggiori entrate. Come si arriva dunque agli 88 euro di cui ha parlato il leader dei 5 Stelle? Iniziamo col dire che nel calcolo viene preso in considerazione solo il costo del superbonus, mentre vengono escluse le spese per tutti gli altri bonus, ivi compreso l'incentivo per il rifacimento delle facciate che pure venne approvato dal Conte bis e che però fu voluto soprattutto dal Pd.

A "Quarta Repubblica", su Rete4, Conte ha poi puntualizzato che "quei 72 miliardi sono per tutte le opere finite, è una proiezione che Enea sta facendo". L'ex premier parte dunque dai 65 miliardi riportati nell'ultimo rapporto dell'ente di ricerca. Secondo Conte a questi soldi però vanno sottratti ben 45 miliardi (ovvero il 70% del totale) che rientrerebbero allo Stato grazie alle maggiori entrate dovute agli effetti espansivi del superbonus (Iva, Ires, Irpef e contributi Inps).

Insomma, il conto totale sarebbe di appena 20 miliardi. Aggiungendo la maggiorazione del 10% (calcolata sui 65 miliardi totali) si arriva a 26,5 miliardi. Un costo che a differenza di quanto aveva fatto la premier, Conte spalma in 5 anni dal momento che i bonus fiscali non vengono rimborsati subito e per lo Stato la spesa risulta dilazionata. Il risultato è di circa 5,3 miliardi, ovvero 88 euro ogni anno per ogni cittadino. Se il costo non fosse stato diviso per le cinque annualità, la spesa sarebbe stata invece di circa 450 euro, in ogni caso meno di un quarto di quella messa in conto dal governo.

Da dove vengono le stime citate da Conte?

I motivi di questa enorme differenza sono principalmente due: Conte calcola solo le spese per il superbonus e sottrae al totale le maggiori entrate che a suo dire l'agevolazione avrebbe portato allo Stato; Meloni, al contrario, include tutti gli incentivi e si limita a un calcolo "secco" dei costi a bilancio. Ma è vero, come dice il leader del M5s, che il 70% di quanto speso per il superbonus rientra allo Stato sotto forma di tasse?

La stima, come viene indicato anche nel cartello che l'ex premier mostra in studio, è del Censis, un istituto di ricerca conosciuto soprattutto per il "rapporto sulla situazione sociale del Paese" che viene pubblicato ogni anno. I numeri di cui parla Conte sono contenuti nel rapporto "Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese" che l'ente di ricerca ha realizzato insieme a Harley&Dikkinson, una società di consulenza che opera proprio nella riqualificazione e valorizzazione degli edifici, e alla Filiera delle Costruzioni, costituita da una lunga lista di sigle attive nell'edilizia e associazioni di imprenditori. 

Nel report si legge dunque che "una spesa così consistente si stima abbia generato un gettito fiscale altrettanto consistente" tanto che gli "effetti moltiplicativi" del superbonus inciderebbero "per circa il 70% della spesa a carico dello Stato, il che significherebbe che 100 euro di spesa per incentivo costerebbero in modo effettivo allo Stato 30 euro". Nel rapporto viene citato un altro studio, questa volta realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale ingegneri (CNI) secondo cui su un totale di 55 miliardi di lavori asseverati a ottobre 2022 (per un costo a carico dello Stato di 60,5 miliardi), il gettito attivato sarebbe di 42,8 miliardi "pari a circa il 70% del valore delle detrazioni a carico dello Stato" (in realtà è leggermente inferiore).

Come è stata calcolata questa percentuale che viene spesso citata da Giuseppe Conte? Il rapporto del Censis indica che le cifre sono state elaborate sulla base di dati Enea e Istat, tuttavia il metodo utilizzato non viene spiegato nel dettaglio.  

In compenso il Consiglio nazionale ingegneri ha di recente diffuso stime più aggiornate sugli effetti dell'incentivo. Il centro studi sostiene che l'agevolazione "abbia attivato un gettito di almeno 24 miliardi di euro" su una spesa che a novembre si attestava a 63,9 miliardi di euro, "ridimensionando la spesa effettiva a carico dello Stato" e quindi "il disavanzo, a 39,7 miliardi di euro, che ripartiti, per motivi di comodità, su 5 anni generano un disavanzo di circa 8 miliardi l'anno". Dunque una cifra superiore ai 5,3 citati da Conte. In ogni caso l'ex premier non ha evidenziato che i numeri da lui citati sono il risultato di una stima e dunque andrebbero presi con cautela. 

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