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Giovedì, 18 Aprile 2024
bonus solare

Coi miliardi del Superbonus potevamo pagarci le bollette

I fondi stanziati per il Superbonus 110 per cento hanno affossato i conti dello Stato, producendo benefici minimi: con la stessa cifra avremmo prodotto più energia pulita dal sole installando 5 milioni di pannelli fotovoltaici, quantità decisive per il nostro futuro

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Il Superbonus doveva cambiare il volto dell'Italia ma ha finito per affossarne i conti pubblici. Coi fondi stanziati si potevano installare oltre 5 milioni di impianti fotovoltaici che avrebbero aumentato oltre ogni immaginazione la quota di energia rinnovabile prodotta nel nostro Paese. Invece il Superbonus è costato decisamente più del previsto e ha peggiorato il deficit statale, producendo benefici minimi. Nel frattempo, il solare in Italia cresce ma non quanto potrebbe, a causa di eccessiva burocrazia e lente risposte da parte della politica. Le risorse potrebbero essere impiegate meglio, come successo nel recente passato proprio col fotovoltaico: i benefici sarebbero rilevanti, per diversi motivi.

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L'Italia rinnovabile, poco alla volta

Secondo gli ultimi dati forniti da Terna, l'Italia soddisfa poco più del 31 per cento del fabbisogno energetico nazionale grazie alle energie rinnovabili, ma questa percentuale è in calo da 9 anni, come si vede dal grafico sottostante.

Nel grafico la produzione di energia rinnovabile in Italia: il nostro paese soddisfa la domanda di energia per il 31 per cento da fonti rinnovabili

L'energia solare contribuisce al mix per circa il 9 per cento del totale. C'è da dire che l'apporto del fotovoltaico è cresciuto, ma non ai ritmi sperati. Il rapporto Solarpower 2023 segnala che negli ultimi 8 anni la crescita della potenza installata è stata lenta e il confronto con gli altri paesi europei chiarisce le dimensioni italiane: nel 2022, l'Italia è sesta nell'Unione Europea per potenza installata, dietro Germania, Spagna, Polonia, Paesi Bassi e Francia.

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L'Italia si è data l'obiettivo di portare la quota di energia rinnovabile al 70 per cento entro il 2030. Per farlo, servirebbero 65-70 Gigawatt (GW) di nuovi impianti, prevalentemente tra solare ed eolico, ma anche in questo caso la crescita è lenta: la percentuale di elettricità prodotta in Italia da eolico e solare è infatti aumentata di appena 3 punti percentuali negli ultimi 4 anni. Per avere più chiaro l'ordine di grandezza, l'Italia a fine 2022 è arrivata a una potenza installata di 25 GW, 9 in più rispetto a dieci anni fa, lo stesso aumento che la Germania ha raggiunto in un solo anno.

Eppure, come si vede dalla mappa, il potenziale sfruttabile dall'Italia è decisamente maggiore rispetto a quello dei Paesi del Nord Europa, grazie alla sua posizione geografica. In questo senso, i fondi del Superbonus avrebbero potuto dare un'impronta differente.

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Il buco nero del Superbonus e l'ironia del 110 per cento

Il Superbonus è costato più del previsto, e di tanto. Durante un'audizione alla commissione bilancio della Camera, il direttore generale del dipartimento Finanze del Ministero dell'Economia, Giovanni Spalletta, ha quantificato il costo "imprevisto" della misura: oltre 41 miliardi di euro in più, che se sommati a quelli del bonus facciate arrivano a un "ironico" 110 per cento in più rispetto alla spesa preventivata, con un maggiore indebitamento per lo Stato. 

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Secondo gli ultimi dati di Enea il Superbonus ha superato i 67 miliardi di euro, una delle spese più importanti nella storia del bilancio pubblico italiano, ma dai modesti benefici: +1,2 punti di Pil nel 2021, +0,7 per cento nel 2022 lo scorso anno e addirittura un punto in meno nel 2023. Tutto per effettuare lavori su poco più di 407mila edifici, circa il 3 per cento del totale.

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Ai modesti effetti economici si aggiungono i problemi di equità: il Superbonus non ha infatti avuto un limite di reddito ed è stato usato indistintamente da ricchi e meno ricchi: "La generosità delle agevolazioni verso i contribuenti più ricchi può risultare critica sul piano dell’efficienza dato che per questi contribuenti il 'peso morto' - ossia le attività che verrebbero comunque realizzate anche in assenza di incentivo - è plausibilmente maggiore", ha sottolineato l'Ufficio parlamentare di bilancio in una nota sulla misura. 

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I pannelli fotovoltaici potevano essere installati tramite il Superbonus ma non costituivano un "elemento trainante", nel senso che da soli non potevano attivare l'agevolazione. In ogni caso, solo nel 2022 sono nati 295mila impianti, soprattutto di piccola taglia - in media 6 KW -, tipici del settore residenziale, con il grosso che si concentra nelle regioni del Nord Italia, proprio per effetto del Superbonus 110 per cento. Ma come abbiamo visto, la crescita è stata troppo lenta a fronte di enormi risorse impiegate. Anche per questo motivo, il Superbonus sembra un'occasione persa.

Un Superbonus solare: oltre 5 milioni di impianti fotovoltaici

L'Italia ha bisogno di potenziare l'installazione di rinnovabili, per ridurre le emissioni di gas serra e rendersi indipendente dalle fonti di energia fossile: il 50 per cento dell'energia viene infatti ancora prodotta dal gas. A riguardo, la Commissione Europea ha espresso delle preoccupazioni per i piani energetici italiani, tra i pochi progressi sulle rinnovabili e le intenzioni del governo sul gas tramite il famigerato Piano Mattei. Da qui, la raccomandazione di "ridurre la dipendenza dai combustibili fossili", e di "snellire le procedure autorizzative per accelerare la produzione di energia rinnovabile aggiuntiva e sviluppare le interconnessioni elettriche per assorbirla".

I miliardi del Superbonus potevano essere decisive per rilanciare il fotovoltaico in Italia. Cosa avremmo potuto farci? Nell'ultimo report stilato dal centro studi di Otovo e basato sui dati della piattaforma Gaudì di Terna è emerso che il prezzo di un impianto fotovoltaico medio si aggira attorno ai 12.600 euro, in diminuzione da quando non c'è più la cessione del credito in fattura: considerato che il costo del Superbonus ha superato i 67 miliardi di euro, con la stessa somma potevamo installare 5,3 milioni di impianti fotovoltaici. Bisogna tenere conto che quelli attivi in Italia sono circa 1,2 milioni. 

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Oltre a potenziare le agevolazioni c'è anche bisogno di snellire la burocrazia delle autorizzazioni, soprattutto per gli impianti più grandi, come sottolineato nell'ultimo report dell'Agenzia internazionale dell'energia sull'Italia (Aie).

Anche perché alcuni impianti vanno già sostituiti: una ricerca del Politecnico di Milano calcola che in assenza di interventi di manutenzione gli impianti fotovoltaici installati tra il 2010 e il 2013 producono tra il 6,2 e l'8,5 per cento in meno rispetto a quando sono stati installati. Di conseguenza, una parte di nuova potenza installata ogni anno va più a compensare le perdite legate all'invecchiamento degli impianti che ad aumentare la potenza complessiva italiana.

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Il parallelo coi costi del Superbonus è una provocazione: in presenza di un bonus di questa portata per il solare avremmo avuto le stesse criticità, tra cui un aumento generalizzato dei prezzi per materia prima e mano d'opera. Ma sull'esempio di successo delle agevolazioni passate, un migliore utilizzo delle risorse è possibile, con notevoli vantaggi per il Paese: tramite un maggiore uso del fotovoltaico e delle altre energie rinnovabili l'Italia ridurrebbe la propria dipendenza dalle fonti fossili e diminuirebbe il prezzo dell'energia elettrica che al momento è tra i più alti in Europa. Un esempio. 

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Come si vede nel tweet di Staffetta Quotidiana, in due giorni di maggio 2023 il prezzo dell'energia elettrica è crollato vicino allo zero grazie a una minore domanda dalla rete e alla massima offerta di eolico e solare. Ma il fenomeno è ancora marginale, perché il prezzo del mercato è guidato dal gas, la fonte più utilizzata. 

I prezzi bassi delle bollette sono una illusione

L'effetto di un impianto fotovoltaico è però tangibile in bolletta: secondo i prezzi del secondo trimestre del 2022 pubblicati da Arera, il risparmio sulla bolletta della luce sarebbe tra i 325 e i 750 euro annui, in base al tipo di impianto installato (calcoli Enel). Più rinnovabili ci sono e meglio è, per tutti: il governo può contribuire a cambiare la situazione.

I bonus rimasti per gli impianti fotovoltaici

In assenza del Superbonus, ormai smantellato dal governo Meloni, il bonus ristrutturazione consente l'acquisto di un impianto fotovoltaico con la possibilità di portare in detrazione fiscale, in sede di dichiarazione dei redditi, il 50 per cento delle spese sostenute per l'installazione. Tra le spese detraibili c'è l'acquisto dei materiali e il pagamento dei professionisti. Il totale della detrazione viene spalmato in dieci anni, per un tetto massimo di 96mila euro: ciò significa che ogni anno sarà possibile detrarre dai propri redditi un decimo della detrazione complessiva. Esempio: se un impianto costa 10mila euro si potranno detrarre in totale 5mila euro in dieci anni, cioè 500 euro l'anno.

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In più, sull'impianto fotovoltaico acquistato dai privati viene applicata l'Iva agevolata al 10 per cento, rendendo ancora più conveniente l’investimento. Prima dei recenti bonus ci sono stati però incentivi che hanno davvero stimolato una corsa al fotovoltaico in Italia, come il "Conto energia", ma da quando sono finiti i 6,7 miliardi di fondi disponibili, a luglio 2013, il solare italiano ha smesso di correre: in cinque anni - dal 2008 al 2013 -, sono stati installati 18,1 GW, mentre nei nove anni successivi senza l'incentivo a malapena 7. E alcuni impianti devono essere già sostituti.

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Anche nel report dell'Aie si sottolinea la necessità di introdurre nuovi incentivi per le rinnovabili, oltre al potenziamento di quelli già esistenti. Gli esempi negativi - come il Superbonus -, e positivi - come il Conto energia -, ci aiutano a capire come intervenire con gli stimoli giusti, senza ripetere gli errori fatti.

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