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Mercoledì, 22 Marzo 2023
L'incentivo

Superbonus 110%: in arrivo la proroga fino al 30 giugno, ma per chi?

Le novità sulla norma che potrebbe rientrare negli emendamenti al decreto legge cessioni, al momento all'esame della commissione finanze della Camera

Il governo Meloni starebbe dando il via ad una proroga, dal 31 marzo al 30 giugno 2023, della possibilità per le villette unifamiliari di usufruire del superbonus ancora nella misura del 110%. Si tratta di un'ipotesi di cui si parla da tempo, ma dopo uno degli ultimi vertici tra tecnici ed esecutivo la novità potrebbe rientrare nei prossimi emendamenti presentati nella commissione finanze alla Camera in sede di conversione del decreto cessioni, secondo quanto anticipato dal Sole24ore. Nei mesi scorsi era già arrivata una proroga per le villette: originariamente la data entro cui si sarebbe potuto usufruire dell'agevolazione edilizia nella sua misura piena era stata fissata allo scorso 31 dicembre 2022. Poi era stata spostata al 31 marzo 2023. L'intenzione, ora, è di prorogare di nuovo fino a fine giugno.

La condizione per poter arrivare fino a marzo era di aver già effettuato almeno il 30% dei lavori previsti entro il 30 settembre 2022. Non è ancora chiaro se questo limite verrà riproposto anche per l'eventuale ulteriore proroga, ma si pensa di sì. Lo spostamento in là dei termini potrebbe riguardare anche le abitazioni Iacp (Istituto autonomo case popolari).

E la cessione dei crediti?

Sempre in tema superbonus, sul tavolo ci sono anche altri punti caldi, a partire dallo sblocco dei crediti tramite compensazione. Tra questi anche un intervento sulla cosiddetta norma "salva sconti". Anche la data entro cui comunicare al fisco di voler esercitare l'opzione della cessione del credito, per i lavori relativi al 2022, sarebbe infatti quella del 31 marzo. Il caos sui meccanismi di cessione ha però fatto sì che molti istituti bancari non abbiano ancora accettato le fatture, rendendo impossibile la comunicazione di cessione del credito.

Su quest'ultimo punto si sta cercando una quadra: il governo, secondo le ipotesi emerse finora, dovrebbe consentire di iscrivere il credito sulla piattaforma dell'Agenzia delle entrate fin dal momento in cui viene preso in carica dalla banca. Nello specifico, la soluzione era stata individuata nei giorni scorsi dal relatore del decreto legge sulla cessione dei crediti, Andrea de Bertoldi di Fratelli d'Italia.

Centrale, poi, è il capitolo aperto dello sblocco dei crediti tramite la compensazione con gli F24. Forza Italia, ad esempio, chiede anche la frazionabilità del credito e l'acquisto da parte delle partecipate di Stato, oltre alla deroga al blocco di cessione e sconto in fattura per i territori terremotati, terzo settore, rigenerazione urbana e barriere architettoniche. Il problema dei crediti incagliati resta comunque il più urgente perché, ricorda l'Ance (associazione nazionale costruttori edili), le imprese hanno uno stock di 19 miliardi di euro che può potenzialmente portare al fallimento di 32mila aziende, facendo perdere il posto di lavoro a 170mila dipendenti nel settore, senza contare l'indotto.

Secondo la vicepresidente di Ance, Vanessa Pesenti, "lo spazio per una liquidazione immediata" ci sarebbe. Ma il braccio di ferro tra banche, governo e Agenzia delle entrate non riesce del tutto a scogliersi, almeno per il momento. La soluzione emersa al durante il primo tavolo al Mef, appunto l'utilizzo in compensazione dei crediti degli F24 delle imprese, possibilmente esteso anche ai correntisti, è ancora allo studio della ragioneria dello Stato, che ha sollevato qualche perplessità. Il nodo va sciolto a breve, perché altrimenti famiglie e imprese non potranno presentare le richieste di cessione entro il 31 marzo.

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