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Venerdì, 19 Aprile 2024
Bonus evaporati

Il pasticcio del superbonus: ora si rischia di dover dar i soldi indietro

Con l’esaurimento dei fondi disponibili per il superbonus si apre un periodo di forte incertezza per le imprese edili, per le banche, ma anche per chi i lavori non solo deve avviarli ma rischia di vederli bloccati a metà

Lavori edilizi senza pagare nulla, ristrutturare casa a gratis: così il superbonus del 110% era stato presentato come il non plus ultra dei bonus edilizi, ma ora per molti da delusione potrebbe tradursi in beffa. Se infatti la scorsa settimana è stato toccato il tetto dei fondi con il prosciugamento delle risorse disponibili, ora le banche stanno bloccando l'acquisto dei crediti.

Se infatti è vero che fino al 30 giugno può essere inoltrata la richiesta di accedere al bonus edilizio, i lavori potrebbero non partire neppure per chi rischia anche chi ha già attivato la procedura e firmato il contratto con le imprese edili. Ma la vera beffa potrebbe essere quella per i condomini che hanno già incassato una parte dell’incentivo ma che, a causa del blocco del superbonus, rischiano di lasciare il lavoro a metà. In questo caso l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere la restituzione del credito con tanto di sanzioni.

Ma andiamo per ordine.

A innescare il tutto è stata la notizia dell’esaurimento dei fondi disponibili, poi dagli istituti di credito sono partite numerose lettere e telefonate per annunciare ai rispettivi clienti che non sconteranno più le fatture dei lavori legate al superbonus. "La norma di legge impone, per tutti gli operatori del mercato, un vincolo di compensazione che prevede che ogni anno i crediti fiscali come quelli edilizi non possano eccedere il livello di imposte e contributi versanti dalla banca e che appunto possono essere oggetto di compensazione" ha scritto Intesa San Paolo spiegando come l'istituto di credito non potesse ulteriormente procedere "con la sottoscrizione del contratto di cessione del credito". Situazione simile si era verificata con Poste Italiane, Bpm e Unicredit.

Cosa succede quindi adesso? Gran parte delle impresa edili ha inserito una clausola che vincola l'avvio dei cantieri all'acquisto del credito da parte della banca: quindi i cantieri non partiti non partiranno. Blocco dei lavori inevitabile per i cantieri aperti senza il via libera dell'istituto di credito con ponteggi smontati e imprese a rischio fallimento: secondo confartigianato sono 30mila le imprese a rischio mentre i crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso la cessione ammonterebbero a 2,6 miliardi di euro.

Ma c’è una conseguenza ancora più pesante, quella delle imprese costrette a fermare i lavori già avviati e dove i condomini hanno già incassato parte del credito. L'unica strada percorribile è che il governo metta mano al portafoglio rifinanziando il superbonus come è già avvenuto lo scorso anno, introducendo un periodo transitorio per consentire la compensazione dei crediti acquistati dalle banche facendo recuperare operatività agli istituti come richiesto anche dal Movimento 5 stelle. Il movimento, principale sponsor della misura, ha proposto per i crediti oggetto di acquisto successivamente al 1° gennaio 2022, la possibilità per banche e assicurazioni "di un ulteriore utilizzo" per sottoscrivere le emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali con scadenza non inferiore a 5 anni.

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