Perché chiude un supermercato dopo l'altro
Il calo è continuo, non drastico ma inarrestabile. Le chiusure annunciate si susseguono. I grandi punti vendita diminuiscono dopo il boom dei decenni scorsi. Le difficoltà della distribuzione organizzata arrivano da lontano, da ben prima della pandemia. Poi il Covid ci ha messo il carico da 90
Chissà se in futuro qualcuno dirà: "Ve li ricordate i supermercati?". Fantascienza, ma i numeri non mentono quasi mai. Il calo è continuo, non drastico ma inarrestabile. Con la pandemia si sono fatti passi da gigante sulle vendite online, in particolare nel comparto alimentare, ma le difficoltà della grande distribuzione organizzata vengono da molto più lontano. Ieri è stata la volta di Carrefour che ha annunciato un piano da circa 800 esuberi, tutti su base volontaria: "Il complessivo calo del fatturato e dei clienti e l'incidenza del costo del lavoro hanno determinato una situazione di grave squilibrio che ormai non è più sostenibile e costringe la società ad un intervento strutturale". Non è la prima e non sarà l'ultima azienda a rivedere i suoi progetti per il futuro. Sono lontani anni luce gli anni d'oro della grande distribuzione che sancivano, isolato dopo isolato, la fine dei piccoli negozi di vicinato. Ci sono fenomeni di breve e lungo periodo che si incrociano, dalla flessione dei consumi al commercio online. Passando per il Covid, che certamente ha cambiato in parte le abitudini d'acquisto. Dal 2013 al 2020 più di 53 mila esercizi commerciali (di tutte le tipologie) hanno abbassato per sempre le serrande nella Penisola, secondo un report dal titolo "Scenario economico e dinamica dei consumi" di Federdistribuzione: 42 ipermercati in meno vuol dire più del 10% di strutture chiuse, dopo il boom dei '90 e degli anni a cavallo del secolo.
La crisi dei supermercati viene da lontano
Il mondo è cambiato, e i supermercati hanno sì intercettato il bisogno della consegna a casa dei prodotti alimentari in pandemia, ma non tutti e non ovunque: molti erano impreparati a una transizione così repentina. Negli ultimi due anni hanno dovuto - spiegano gli esperti - tamponare la bassa redditività delle operazioni online, e allo stesso tempo aumentare la propria capacità digitale. I costi delle consegne non riescono a compensare completamente il valore delle vendite. La sfida delle catene è quella di evolvere verso l'omnicanalità, cioè, come scrive la Stampa, la capacità di integrare i canali di vendita digitale e fisica, dando al consumatore esperienze oltre che acquisti, servizi oltre che prodotti. Acquisto online dopo aver provato e toccato con mano nel negozio o viceversa. La pandemia poi ha accentuato una certa propensione al risparmio. L'inflazione manterrà i prezzi alti ancora per mesi e mesi. Inoltre il timore dei contagi invitava soprattutto durante la prima ondata a cercare di frequentare un po' meno i luoghi affollati come gli ipermercati, optando quando possibile per il negozio di vicinato, in cui si entra e si esce nel giro di pochi minuti.
In Italia una marea di catene differenti
Già nel 2019 alcuni trend erano comunque in atto e gli analisti prevedevano un'espansione media dei ricavi più bassa che negli anni precedenti. E poi c'è una specificità tutta nostrana: una marea di catene differenti, più o meno grandi, più o meno radicate in determinati territori. L'Italia d'altronde è il paese dei mille campanili. All'estero le grandi catene, messe assieme, hanno una quota di mercato ben più alta che in Italia. Inevitabile che alcuni gruppi si trovino in difficoltà. La "torta" di consumatori da spartirsi è sempre la stessa. Prima della pandemia nel Mezzogiorno, secondo l’Industry Book 2019 di UniCredit, l’organizzazione dei punti vendita in Italia rifletteva sempre più le abitudini locali di spesa: nel Nord Ovest sono più diffusi i formati più grandi come iper e superstore, nel Nord Est e Centro il canale principale rimane il supermercato, nel Sud e Isole continuano a prevalere i formati di prossimità, ma negli ultimi anni sono più che raddoppiati i discount. Uno scenario molto variegato dove basta poco per mettere in difficoltà catene anche grandi e strutturate. Anche così si spiega l'attenzione con cui si è guardato nel settore alla soluzione del consolidamento, inaugurata da Conad che ha acquisito Auchan.
In conclusione, per le vecchie generazioni la spesa al supermercato è tradizionalmente sempre stata considerata un’esperienza piacevole, un'abitudine come tante. Ma fare la spesa richiede tempo. Di tempo le nuove generazioni sentono di averne sempre meno, soprattutto quando con un paio di clic la spesa arriva sul pianerottolo di casa. E online la concorrenza, soprattutto nelle grandi città, è spietata.