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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Lavoro e tasse

"Con il taglio del cuneo fiscale 1.223 euro in più a ogni lavoratore"

La proposta del presidente di Confindustria Bonomi: "Serve un taglio forte e serio di 16 miliardi. Aspettiamo le riforme da 35 anni, oggi le risorse ci sono"

Bisogna "dare delle risposte e mettere più soldi nelle tasche degli italiani" perché "le famiglie e le imprese stanno soffrendo in maniera molto forte". La risposta però non può essere "la detassazione degli aumenti salariali" bensì "il taglio del cuneo fiscale". A dirlo è stato Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che in occasione dell'Assemblea 2022 di Unindustria, in corso a Roma, ha lanciato un monito al governo. "Serve un taglio forte e serio di 16 miliardi. Così potremmo mettere in tasca agli italiani 1.223 euro, una mensilità in più per tutta la vita lavorativa. Noi mettiamo 619 euro di nostra competenza. Li paghiamo noi per i lavoratori. Così possiamo portare il cuneo per quasta fascia al 40,8%, sotto la media europea. Le risorse? Ci sono". 

Il ministro del Lavoro Orlando propone di legare gli aiuti alle imprese agli aumenti salariali? Secondo Bonomi nel contesto attuale, a causa dei rincari sui prezzi di materie prime ed energia, le imprese non hanno la possibilità di intervenire sugli stipendi. "Non c'è più spazio per gli aumenti", ha messo in chiaro il presidente di Confindustria rispondendo indirettamente a Orlando, "tanti o pochi che siano. E chi fa il paradigma 'se faccio pagare meno l'aumento salariale tu ne dai di più' è gente che non ha mai frequentato un giorno di fabbrica, specie in questo periodo". 

"Le riforme sono bloccate dalle bandierine dei partiti"

Una riforma del cuneo fiscale a oggi però non è in cantiere: dopo la sforbiciata dell'Irpef (di cui hanno beneficiato soprattutto i redditi medio-alti) non sembra esserci spazio per nuovi interventi. "Tutti parlano di equità sociale, di lavoro, ma non danno risposte nel merito alle nostre proposte", ha sottolineato Bonomi aggiungendo che "tutte le questioni sollevate nel 2021 sono ancora aperte e senza risposta. In queste ultime settimane sentiamo anche il tema delle sanzioni e dell'embargo. Su questo l'UE all'inizio è stata molto coesa ma ora ci sono distinguo, anche a livello industriale. Noi abbiamo sostenuto queste misure ma ad un condizione precisa: che il Paese aprisse una stagione di riformismo competitivo".

Riforme, ha aggiunto il presidente di Confindustria, "che aspettiamo da 35 anni e che non sono mai state fatte perchè, ci dicevano, non c'erano risorse. Oggi, però, ci sono e non ci sono più scuse. Sono riforme necessarie al Paese. Penso a quella del fisco, della concorrenza, bloccata in Parlamento, e delle Politiche attive del lavoro. Tutte bloccate dalle battaglie di bandierina dei partiti che sembrano più orientati al dividendo elettorale senza risposte al Paese". 

Confindustria boccia Quota 100 e reddito di cittadinanza

Bonomi ha lanciato infine criticato duramente le riforme "simbolo" del governo gialloverde. "Quota 100 ha innalzato del 17% la spesa previdenziale su PIL e ci è costato 30 miliardi aggiuntivi entro il 2028. Ci raccontavano poi che per ogni persona in pensione se ne sarebbero assunte tre. Invece questo non c'è assolutamente stato". Quanto al reddito di cittadinanza "ci è costato 20 miliardi e nell'ultima legge è stato rifinanziato per 10. La nostra posizione è sempre stata chiara. Il reddito di cittadinanza come contrasto alla povertà ci trova d'accordo ma così come è costituito non intercetta i poveri del Paese. Come strumento di politica attiva del lavoro lo abbiamo sempre denunciato. Infatti cosa ci ha portato? I navigator. E oggi siamo al punto di dover trovare lavoro a quei navigator che avevano preso per trovare lavoro a chi non ce l'aveva". 

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