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Giovedì, 28 Marzo 2024
Taranto

Lavoratrici tornano in sede dalla cassa integrazione e non trovano più l'azienda

È successo ad alcune dipendenti di una ditta specializzata in confezioni di Martina Franca

Sono tornate in sede per recuperare alcuni oggetti personali, ma al posto dell'azienda hanno trovato un capannone vuoto: è successo ad alcune lavoratrici di Tessile 2.0, azienda del settore confezioni di Martina Franca. A rendere nota la vicenda è la Filcttem Cgil Taranto, che sta assistendo le lavoratrici nella vertenza.

Stando a quanto riportato dal sindacato le lavoratrici, in cassa integrazione covid sino a dicembre, qualche settimana fa hanno deciso di raggiungere la sede dell’azienda per recuperare alcuni oggetti dagli armadietti, ma all’interno hanno trovato solo alcuni operai edili impegnati in lavori: nessuna traccia dei macchinari e attrezzature, e al danno (diverse le mensilità non pagate, oltre alle tredicesime) si è aggiunta la beffa nello scoprire all’improvviso e senza alcuna comunicazione che l’azienda aveva smantellato tutto.

“Grande paradosso del settore che ha le sue difficoltà, acuite con la pandemia ma questo non giustifica in alcun modo che un’azienda decida di dismettere non solo la produzione - ha detto Giordano Fumarola, segretario generale della Filctem Cgil Taranto - ma proprio la struttura dell’impresa e soprattutto non comunicarlo ai lavoratori. Siamo consapevoli delle difficoltà del settore, ma questo non giustifica questo tipo di comportamenti”.

Con le lavoratrici, con le quali è già avviato un percorso di vertenzialità sindacale, il sindacato ha sporto regolare denuncia nei confronti dell’impresa: “Le aziende contoterziste, già investite da una crisi sistemica hanno dovuto resistere anche agli effetti economici della pandemia. Eppure, grazie agli ammortizzatori sociali è stato possibile tenere legati i lavoratori alle imprese, con la speranza di una ripresa - conclude Fumarola - La ripartenza però non è qualcosa che arriva dall’alto, ma vanno create anche le condizioni perché si possa ripartire. Chiudere l’azienda, far sparire i macchinari, non avvisare le lavoratrici, non è sicuramente esprimere a voglia di continuare a lavorare”.

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