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Giovedì, 28 Marzo 2024
TASSE

Ville, palazzi e castelli come "prima casa": via la Tasi ai più ricchi

Il governo, al lavoro sull'abolizione della tassa per i servizi indivisibili, sembra deciso: via la tassa sull'abitazione principale "senza eccezioni di classi catastali"

Via la Tasi, sì. Ma l'abolizione della tassa sui servizi indivisibili che tanto ha fatto discutere e che ora è prevista e confermata nel quadro della prossima legge di Stabilità riguarderà anche 40-45mila abitazioni di pregio: ville, abitazioni signorili, castelli e dimore storiche.

La conferma, come scrive Repubblica, è arriva dall'audizione tenuta ieri dal sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti in Parlamento, presso la Commissione per l'attuazione del federalismo fiscali. Per Zanetti, secondo il quotidiano di Largo Fochetti, questo tipo di intervento "allo stato attuale, dovrebbe riguardare sia la Tasi che l'Imu e, quindi, la generalità degli immobili aventi i requisiti per essere considerati 'abitazione principale', senza eccezioni di sorta in ragione del loro classamento catastale o di altri parametri". Il senso di tutta l'operazione è proprio lì: purché siano utilizzate come prima casa, tutte le abitazioni catalogate al catasto come A1 (ossia appartamenti signorili), A8 (ville di pregio) e A9 (castelli e dimore storiche), non pagheranno più un centesimo né di Tasi né di Imu. I conti li ha fatti Repubblica: si tratta di appena lo 0.30 per cento delle circa 20 milioni di case di proprietà degli italani. Una percentuale irrisoria, è vero, però non è difficile pensare che queste 40-45mila abitazioni appartengano a chi abbia una situazione economica e patrimoniale piuttosto agiata e quindi teoricamente non dovrebbe avere problemi nel pagare le tasse con regolarità. 

Ma le cifre? Il gettito non sarà cospicuo, ricorda Repubblica, ma di questi tempi non farebbe certo male. Le categorie di lusso danno infatti alle casse dello stato 91 milioni di euro l'anno. Ma le polemiche potrebbero sorgere osservando la questione dal punto di vista della "equità": 

Secondo i calcoli della Uil servizio politiche territoriali il proprietario di un appartamento, di categoria A8, collocato ad esempio a Roma, sull'Appia Antica o all'Eur, di 297 metri quadrati potrebbe risparmiare fino a 5.238 euro l'anno. Stesso discorso per le ville che, in ordine generale, per rispondere alle caratteristiche di lusso devono superare i 160 metri quadrati, avere 65 metri quadrati di balconi, e un giardino che possa avere lo spazio per piscina o campo da tennis

La storia è molto complessa. Già in passato - a partire da quando il governo Monti introdusse nel 2012 l'Imu e alzò i moltiplicatori delle rendite - la questione delle abitazioni di pregio era stata discussa e affrontata in vari modi. Il governo Letta, successivo all'esecutivo Monti, decise di alleggerire il peso di quella tassa. Nel 2013 fu la volta prima della mini-Imu (con un gettito di 478 milioni) e poi della Tasi, relativa ai cosiddetti servizi indivisibili (ossia strade, scuole, polizia urbana, etc), con la reintroduzione della tassa sulla prima casa, da cui non furono esentati gli immobili di pregio, che avrebbero dovuto continuare a pagare l'Imu e la Tasi, nei comuni che l'avessero deciso. "Uno sconto per queste categorie non fu ritenuto necessario", chiosa Repubblica, ricordando come pure Berlusconi, quando nel 2008 abolì l'Ici sulla prima casa, non la tagliò proprio per le tre categorie A1, A8 e A9. 

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