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Giovedì, 25 Aprile 2024
TASSE

In arrivo una tassa sulle bevande zuccherate: cos'è e come funziona la 'sugar tax'

Un obolo di mezzo centesimo per ogni grammo di zucchero: la misura, caldeggiata sopratutto dal M5s, potrebbe finire nella legge di bilancio. Per i 5 Stelle servirà a tagliare l'Irap e finanziare la ricerca. Ma per ora non ci sono stime sul gettito

L’introduzione di una tassa sulle bevande zuccherate, o se volete "sugar tax", è ormai molto più che un’idea.  Questa mattina, in commissione finanze alla Camera, è stato infatti approvato un emendamento al ddl bilancio per tassare le bevande che hanno più zuccheri, a partire dalla Coca Cola. L'obiettivo dichiarato della maggioranza è reperire i fondi necessari al taglio dell’Irap. Nell’emendamento,  firmato da Carla Ruocco (M5s) e alcuni deputati leghisti, si parla di mezzo centesimo per ogni grammo di zucchero.

Ma quanti soldi potrebbe portare nelle casse dello Stato l’introduzione di un obolo sullo zucchero? Per ora i Parlamentari di M5s e Lega non hanno fornito numeri. Secondo Carla Ruocco, però, grazie ai soldi della "sugar tax" il governo riuscirà ad "abolire l’Irap ai professionisti con un volume d’affari inferiore a 100 mila euro". Un obiettivo piuttosto ambizioso considerato che il gettito totale dell’Irap è di oltre 23 miliardi. Il M5s promette però di abolire l’Irap solo per le partite Iva fino a 100mila euro. "In questo modo - ha spiegato ancora Ruocco - risolviamo l'annosa questione dell'organizzazione per i lavoratori autonomi, che ha generato decenni di contenziosi". 

Il M5s: "Con la sugar tax verrà finanziata anche la ricerca"

Inoltre, aggiunge la parlamentare M5s, "abbiamo deciso di destinare parte dell’extragettito generato dall’imposta per l’Università e la Ricerca. Università e ricerca sono al centro dei nostri programmi e elemento essenziale per la rinascita del nostro Paese". Al momento nessuno parla di cifre, ma sembra chiaro che ancora una volta ai ricercatori italiani - spesso sottopagati e precari - saranno destinate le briciole.

Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti comunque guarda al bicchiere mezzo pieno. "La commissione Finanze mi ha spiegato che la sugar tax avrebbe un gettito sufficiente per coprire le richieste dell'università italiana", ha detto a Repubblica. La tassa sulle bevande zuccherate avrebbe dunque “un doppio valore: limitare le malattie cardiovascolari e aiutare il progresso scientifico".  

La sugar tax negli altri Paesi 

Secondo Il Fatto Alimentare, sono oltre 50 i Paesi che applicano già una tassa sulle bevande zuccherate. Tra questi c’è anche la Francia, che ha introdotto una forma di "sugar tax" già nel 2012. Altrettanto ha fatto solo pochi mesi fa il Regno Unito, dove sulle bibite contenenti più di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri viene applicata un’accisa da 18 pence,  che sale a 24 pence al litro per le bibite con più di 8 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri.

La ratio della legge britannica è però diversa da quelle di altri Paesi. L’obiettivo non è tanto quello di far diminuire il consumo di bevande zuccherate ma di spingere i produttori a ridurne il contenuto di zucchero.

Una tassa per combattere l'obesità e il diabete

Secondo Francesco Purrello, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), se si parla di diabete "è impossibile non allargare il campo d'azione e di allerta anche al fenomeno obesità perché queste due pandemie" sono "strettamente interconnesse una con l’altra". Secondo i dati dell’ultimo rapporto Osservasalute (2017), in Italia tra la popolazione adulta la prevalenza di diabete è pari al 6,3%, ma tra gli obesi si arriva al 15%.

Sì dunque alla sugar tax. Il modello inglese è quello che Purrello giudica più convincente, perché incentiva le industrie a ridurre il consumo di zuccheri. "Questa rappresenta una soluzione molto interessante anche se come medici dobbiamo ribadire il concetto che l’acqua resta sempre la bevanda più salutare. Non sappiamo - conclude il presidente della Sid - se questa petizione trasversale per l’introduzione della Sugar Tax in Italia andrà in porto e, se si, con quali modalità. Quel che è certo - sottolinea - è che come società scientifica chiediamo fin da adesso che gli eventuali proventi derivanti da questa tassazione vengano reinvestiti in misure di prevenzione".

"Le nuove norme? Penalizzano consumatori e aziende"

Per Assobibe, l'associazione di categoria che in Confindustria rappresenta le bevande analcoliche, "la nuova imposta grava sulle imprese che producono e impiegano zucchero in bevande, senza distinzioni tra alcoliche e non". Assobibe evidenzia inoltre come siano coinvolte molte tipologie di bevande, quali chinotti, acque toniche, cedrate, bevande con succo di frutta, aperitivi analcolici, bevande per sportivi, etc. "Questi prodotti – continua Assobibe– sono già in sofferenza da anni. La ricetta del passato di tassare le imprese, che generano valore e occupazione in Italia, non è immaginabile in questa fase così difficile". "Questo approccio – che penalizza i consumatori con prezzi più alti, facilita una ulteriore contrazione con inevitabili riflessi su occupazione e investimenti – allontana da una idea di crescita".

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