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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia Italia

Novembre è il mese delle tasse: pressione fiscale record, ma non per tutti

Questo mese gli italiani sono a chiamati a versare all'erario 55 miliardi di euro di tasse. Non saranno pochi gli imprenditori che per onorare queste scadenze si troveranno in difficoltà. E il carico fiscale è tutto a carico dei più piccoli: i dati

Tra le ritenute dei dipendenti, degli autonomi e dei collaboratori, gli acconti Iva/Ires/Irpef/Irap e le addizionali comunali/regionali Irpef: questo mese gli italiani sono a chiamati a versare all’erario 55 miliardi di euro di tasse

Non saranno pochi gli imprenditori, soprattutto quelli di piccola dimensione, che per onorare queste scadenze si troveranno in difficoltà. L'allarme lo lancia l'associazione degli artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre che mette in luce come con il rallentamento dell’economia emerso in questi ultimi mesi si siano allungati i tempi di pagamento anche nei rapporti commerciali tra imprese private, provocando non pochi squilibri finanziari a tantissime piccole aziende che da sempre sono a corto di liquidità e sottocapitalizzate.

Secondo gli ultimi dati presentati nelle settimane scorse dalla Banca Mondiale, solo la Francia (60,7) presenta un carico fiscale sulle imprese (in percentuale sui profitti commerciali) superiore al dato italiano (59,1). E oltre ad avere la pressione fiscale sulle imprese tra le più elevate d’Europa, siamo il Paese, assieme al Portogallo, dove pagare le tasse è più difficile.

Sempre dai dati presentati recentemente dalla Banca Mondiale, in Italia sono necessari 30 giorni all’anno per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute; per completare tutte le dichiarazioni dei redditi e per presentarle all’Amministrazione finanziaria; per effettuare il pagamento on line o presso le autorità preposte. In Francia, l’unico Paese UE con un carico fiscale sulle imprese superiore al nostro, per espletare le incombenze burocratiche derivanti dal pagamento delle tasse sono necessari solo 17 giorni, mentre la media dell’Area dell’Euro è di 18 giorni.

scadenze fiscali novembre-2

L’imposta più onerosa che le imprese e i lavoratori autonomi verseranno questo mese sarà l’Iva, che comporterà un incasso per l’erario di 15 miliardi di euro. Segue l’acconto Ires in capo alle società di capitali (Spa, Srl, Società cooperative, etc.): queste ultime anticiperanno al fisco 13,3 miliardi di euro. I collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, “daranno” al fisco le ritenute per un importo pari a 11,9 miliardi di euro.

L’acconto Irpef, invece, costerà alle aziende e ai percettori di redditi diversi (fitti, plusvalenze, lavoro occasionale, etc.) 6,2 miliardi di euro, mentre l’Irap implicherà un prelievo di 6,1 miliardi. L’addizionale regionale Irpef garantirà ai Governatori 1 miliardo, mentre le ritenute dei lavoratori autonomi peseranno sulle tasche di questi ultimi per 950 milioni di euro. Le addizionali comunali Irpef, infine, permetteranno ai Sindaci di incassare 413 milioni di euro e dalle ritenute dei bonifici delle detrazioni Irpef l’erario incamererà 190 milioni di euro

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E questo carico fiscale è tutto a carico dei più piccoli: come mette in luce Cgia se fino a 35 anni fa anche le grandi imprese davano un contributo importante in termini di gettito, da qualche decennio questo apporto si è praticamente esaurito.

Sino alla prima metà degli anni ’80, ad esempio, l’Italia era tra i leader mondiali nella chimica, nella plastica, nella gomma, nella siderurgia, nell’alluminio, nell’informatica e nella farmaceutica. Grazie al ruolo e al peso di tante grandi imprese pubbliche e private (Montedison, Eni, Montefibre, Pirelli, Italsider, Alumix, Olivetti, Angelini, etc.), lo sviluppo economico ed occupazionale ruotava attorno a questi comparti e il fisco ne traeva un grande beneficio. A distanza di quasi 40 anni, invece, molte di queste realtà si sono estinte e una parte dei pochi grandi player rimasti, inoltre, ha deciso di trasferirsi dove si pagano meno tasse.

Ancorché non si possa parlare di evasione, non sono poche le holding italiane (FCA, Eni, Enel, Ferrero, Telecom, Saipem, Luxottica Group, Illy, etc.) che da qualche anno hanno trasferito la sede legale principale, o di una consociata, nei Paesi Bassi per beneficiare anche della fiscalità di vantaggio offerta da questo Paese.

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