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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia Italia

Tasse mai così alte dal 2015, e cresce il debito: Istat e Corte dei Conti picconano il Governo

Dalle piccole e medie imprese l'invito al Governo: tagliare deduzioni e detrazioni ai più abbienti per finanziare la riduzione delle imposte. Senza fare deficit. I magistrati contabili avvertono: "Il debito pubblico finirà con il colpire le generazioni future, forse tre o addirittura quattro"

I dati diffusi dall'Istat confermano un sentore comune: la pressione fiscale aumenta ancora, di 0,3 punti percentuali rispetto ad un anno fa. Un dato preoccupante che pone l'accento sulla necessità di percorrere una strada di diminuzione delle tasse che oggi hanno portato ad una pressione fiscale pari al 38%.

Una riduzione delle tasse da percorrere senza però gravare sul debito pubblico. A svelare la gravità della malattia italiana è la Corte dei Conti che per bocca del procuratore generale Alberto Avoli spiega: "Il debito attuale finirà con il colpire le generazioni future, forse addirittura tre o quattro, violando quel patto intergenerazionale che la Corte costituzionale ha avvertito essere un preciso valore tutelato dalla medesima Carta". Un monito che accompagna la presentazione della Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato 2018.

Più tasse, più debito pubblico e meno crescita

Stabilità finanziaria e riassorbimento del debito: questa la via maestra tracciata dai giudici contabili che pongono attenzione sulle nuove politiche di spesa percorso dal Governo. Inoltre preoccupano le incertezze economiche: la decelerazione che si è registrata nel corso del 2018, trasformatasi da ultimo in una sostanziale stagnazione, e il perdurare di uno scarto di crescita significativo rispetto ai tassi dell'Area dell'euro "determinano - scondo la Corte dei Conti - una condizione di 'eredità negativa' per gli anni a venire che non sarà agevole rimontare".

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Effetto condono, aumenta l'evasione?

A più di un milione di italiani è in arrivo questa cartolina dal Fisco 

Secondo i rilievi della corte dei conti nel 2018 è diminuito il gettito recuperato dalla lotta all'evasione. I giudici contabili evidenziano la flessione delle attività di accertamento e controllo "al netto degli introiti riferibili a forme di condono e comprensive delle sanzioni e degli interessi". Nel 2018 sono stati 17 i miliardi di euro recuperati dai controlli fiscali, in calo del 7,2%. Un andamento che per la Corte dei Conti appare "sintomatico del permanere dell'anomalo livello di evasione fiscale, sopratutto dell'Iva e dell'imposizione sul reddito".

Fisco, come abbassare le tasse

Dall'Ufficio Studi della Cgia - l'associazione delle piccole medie imprese - arriva un incoraggiamento al Governo affinché si dia il via ad una "razionalizzazione della tax expenditures'' con cui mettere mano ad un "taglio delle deduzioni e detrazioni a carico dei più abbienti" per reperire le risorse con cui finanziare la riduzione delle imposte.

La Cgia calcola in 137,6 i miliardi l'ammontare degli sgravi fiscali concessi ogni anno ai contribuenti italiani un ''tesoretto'' dal quale attingere. Nel paniere ci sono: 39,1 miliardi di detrazioni ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e agli autonomi; 26,8 miliardi gli sgravi sui tributi locali; 10,6 miliardi le detrazioni familiari a carico. Inoltre 61,1 miliardi sono riferibili alle tax expenditures come 513 agevolazioni di cui le prime 20 incidono sul totale della spesa per il 75,5%.

"C'è la possibilità di ''tagliare'' una parte di queste agevolazioni senza fare alcuna macelleria sociale escludendo le deduzioni e le detrazioni fiscali che oggi vanno a beneficio anche ai redditi medio-alti."

Conti pubblici, doccia fredda aspettando Bruxelles

In attesa di sapere come la Commissione Europea intenda agire per la procedura di infrazione, nuovi dati negativi sul deficit potrebbero aggravare la posizione dell'Italia. Il deficit pubblico relativo al 1° trimestre è risultato pari al 4,1% del Pil (rispetto al 3% dei parametri europei). 

"Una doccia fredda che coglie impreparato anche il Mef, che con il suo ministro Giovanni Tria era sicuro di aver ormai trovato, con i tagli al fondo per il welfare, la quadratura del cerchio - spiega Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia, che avverte: "L'Ue avrebbe richiesto altri 2 miliardi di tagli concreti da deliberare prima del 2 luglio". 

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