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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Dall'Irpef alle accise, quante tasse pagano gli italiani (e lo Stato incassa)

In un gettito tributario complessivo superiore ai 500 miliardi di euro, una grossa 'fetta' proviene proprio dall'imposta sui redditi, seguita dall'Ires. La mappa  di Unimpresa

L'aumento dell'Iva è un incubo che tutti gli italiani sperano di evitare, ma il verdetto finale lo scopriremo soltanto a ridosso del prossimo anno. Nel frattempo le famiglie si trovano sempre già vessate dalle imposte, dall'Irpef all'Ires, passando per le accise. Ma quanto pagano gli italiani? Il Centro studi di Unimpresa ha tracciato una mappa delle principali tasse pagate dai contribuenti italiani. In totale il gettito tributario complessivo è stato 495,1 miliardi nel 2016, 501,3 miliardi nel 2017 e 503,9 miliardi nel 2018. Il balzello che garantisce il "gruzzoletto" più alto è l'Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche), con 181,7 miliardi di euro nel 2016 (36,72% del totale delle entrate tributarie), 183,8 miliardi nel 2017 (36,67%) e 194,3 miliardi nel 2018 (38,56%).

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Ires e accise

L'Ires (imposta sul reddito delle società) vale 37,1 miliardi nel 2016 (7,49%), 36,9 miliardi nel 2017 (7,36%) e 35,4 miliardi nel 2018 (7,03%). Le ritenute su redditi da capitale e dividendi hanno garantito alle casse dello Stato 10,1 miliardi nel 2016 (2.05%), 9,6 miliardi nel 2017 (1,93%) e 9,5 miliardi nel 2018 (1,89%). Le accise (principalmente prelievi che pesano su prodotti petroliferi, come la benzina) hanno generato incassi per 34,1 miliardi nel 2016 (6,88%), 34,1 miliardi nel 2017 (6,82%) e 33,8 miliardi nel 2018 (6,71%). Dal prelievo sui tabacchi, lo Stato si è assicurato 10,7 miliardi nel 2016 (2,18%), 10,5 miliardi nel 2017 (2,11%) e 10,5 miliardi nel 2018 (2,10%). La tassa sulla speranza (giochi e lotto) si è attestata a 13,8 miliardi nel 2016 (2,80%), 13,5 miliardi nel 2017 (2,70%) e 13,9 miliardi nel 2018 (2,77%).

Il rischio aumento Iva

Se scatteranno le clausole di salvaguardia, l'Iva, con aliquota principale dal 22% al 25%, sarà sempre di più la regina delle tasse italiane. Si passerà dai 140 miliardi di euro previsti per il 2019 agli oltre 164 miliardi del 2020. Il balzello sui consumi salirà quindi dal 27% al 30% del totale del gettito tributario dello Stato. Secondo l'analisi del Centro studi di Unimpresa, basata sull'ultimo Documento di economia e finanza, il gettito Iva si potrebbe attestare a 164,1 miliardi nel 2020, qualora il governo non riuscisse a trovare coperture finanziarie sufficienti a sterilizzare le clausole di salvaguardia, con l'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto destinata a salire dall'attuale 22% al 25,2%.

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Con l'incremento delle aliquote, l'Iva arriverebbe a rappresentare il 30,64% del gettito complessivo del 2020, paria 535,2 miliardi. Una vera e propria impennata rispetto a quest'anno: l'Iva dovrebbe arrivare a 140,1 miliardi pari al 27,62% del gettito totale, pari a 506,8 miliardi. "Spostare il carico fiscale sui consumi può avere un senso se contemporaneamente si dà potere di acquisto soprattutto ai cittadini, intervenendo con riduzioni del prelievo sui redditi da lavoro" dice il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. "Lasciar salire l'Iva senza tagli all'Irpef è pericolosissimo: al momento non sembrano esserci alternative, considerando sia il quadro dei conti pubblici sia la congiuntura poco favorevole" aggiunge. "Le clausole di salvaguardia corrono il rischio di rappresentare il colpo di grazia per l'economia italiana: l'incremento delle aliquote avrebbe inevitabili effetti sui prezzi finali di prodotti e servizi, con i consumi destinati a fiaccarsi sensibilmente".

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