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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

McDonald's assolta dall'Ue: l'elusione non è perseguibile

McDonald's avrebbe eluso il pagamento di almeno 1,5 miliardi di tasse sui suoi profitti generati nei paesi dell'Unione europea, pur non infrangendo alcuna legge

Conferenza stampa paradossale, quella con cui oggi a Bruxelles la commissaria europea alla Concorrenza, Magrethe Vestager, ha annunciato che l'antitrust Ue, pur avendo accertato un clamoroso caso di elusione fiscale da parte di McDonald's sui suoi profitti in Europa, non potrà fare nulla per imporre il recupero delle tasse non pagate dal gigante mondiale del fast food.

Un "delitto perfetto" quello perpetrato dal gigante dei fast food americano e un caso di elusione fiscale che finirà nei libri di scuola: la multinazionale infatti non infrange alcuna norma esistente, ma secondo una denuncia dei sindacati europei presentata nel 2016, McDonald's avrebbe eluso il pagamento di almeno 1,5 miliardi di tasse sui suoi profitti generati nei paesi dell'Unione europea. 

McDonald's, il delitto "fiscale" perfetto

McDonald's ha in Lussemburgo due sussidiarie: la Srl McD Luxembourg Holding Srl e la Srl Europa Franchising. Da quest'ultima dipendono tutte le operazioni in franchising del marchio McDonald's in Europa, Ucraina e Russia. Inoltre, c'è anche una sussidiaria in Svizzera che raccoglie le royalties del franchising e le invia alla sede in Usa.

L'elusione fiscale è stata possibile sfruttando una semplice differenza di definizione fra la normativa lussemburghese e quella statunitense riguardo al concetto di "stabilimento permanente" dell'impresa, applicato alla sede di McDonald's negli Stati Uniti, nel quadro di una convenzione contro la doppia imposizione fiscale stipulata da Usa e Lussemburgo. La convenzione prevede che le tasse sui profitti siano pagate dove la multinazionale ha la sua sede permanente.

In pratica, le autorità lussemburghesi hanno concesso alla holding di McDonald's sul proprio territorio di non pagare le tasse sui profitti generati dal franchising in Europa perché presumevano che le pagasse negli Usa, dove ha la sua sede permanente; mentre per le autorità statunitensi la sede americana non corrispondeva alla definizione dello "stabilimento permanente" prevista dalle norme nazionali, e dunque non era sottoposta all'obbligo dell'imposizione fiscale.

L'indagine dell'Antitrust Ue ha accertato l'elusione fiscale

L'indagine dell'Antitrust Ue ha accertato l'elusione fiscale come caso di "doppia non imposizione", ma ha anche dovuto ammettere di non disporre delle competenze per intervenire, perché -  ha spiegato Vestager - la vicenda non si configura come un aiuto di Stato illegale, e dunque come una infrazione alle regole Ue sulla concorrenza.

Questo perché la mancata imposizione non dipende da un "vantaggio selettivo" concesso dalle autorità lussemburghesi esclusivamente a McDonald's, e negato ad altre imprese nelle stesse circostanze.

Insomma, "il Lussemburgo non ha violato le regole Ue sugli aiuti di Stato illegali; ma rimane il fatto - ha riconosciuto la commissaria - che McDonald's non ha pagato alcuna imposta su questi suoi profitti, e questo non è conforme al principio di equità fiscale".

La Commissaria ha perciò salutato con favore la proposta, già avanzata nell'iter legislativo lussemburghese, di nuove norme che mettano fine alla situazione attuale, cambiando la definizione di "stabilimento permanente" e richiedendo l'obbligo alla multinazionali di certificare il pagamento delle tasse negli altri paesi in cui hanno sede, se richiedono l'esenzione nel Granducato. Si tratta, comunque, di un'iniziativa volontaria del Lussemburgo, e non di un obbligo imposto dall'Ue.

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