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Martedì, 16 Aprile 2024
La minimum tax globale

Tasse, così si cambia: che cos'è la nuova aliquota minima globale

Per l'incontro del G20 di Venezia a luglio dovranno essere pronti i dettagli dei pilastri della rivoluzione fiscale: "Tassazione dei gruppi digitali e imposizione minima".  

 "Accolgo con favore la proposta avanzata dal Tesoro degli Stati Uniti per introdurre un'aliquota fiscale minima globale di almeno il 15%. Questo è un altro passo importante verso un accordo sulla nuova architettura fiscale internazionale". Queste le parole del ministro dell'Economia e delle Finanze Daniele Franco che hanno portato l'attenzione su un ambizioso progetto di revisione delle tasse che potrebbe coinvolgere le economie mondiali.

Tutto è iniziato con la proposta di riforma della tassazione presentata dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha riacceso il dibattito internazionale in materia di armonizzazione del prelievo fiscale sulle aziende affinché non si presentino in futuro casi di paesi che adottano aliquote molto basse e sconti fiscali per "attrarre" i grandi gruppi globali in cerca di sedi legali di comodo. L'aliquota 'corporate' in Irlanda è del 12,5% e per il presidente dell'Eurogruppo Donohoe un'intesa sarebbe possibile.

Una prima ipotesi di un'aliquota al 21% è però subito tramontata perché considerata troppo elevata dai Paesi Ue. Si va verso una aliquota del 15% che avrebbe anche il favore del Giappone il cui ministro delle finanze Taro Aso ha parlato di progressi: ma se l'accordo politico potrebbe essere già raggiunto a luglio a livello del G20 i dettagli non saranno chiusi prima delle fine del 2021. 

E proprio per l'incontro del G20 di Venezia a luglio dovranno essere pronti i dettagli dei pilastri della rivoluzione fiscale: "tassazione dei gruppi digitali e imposizione minima".  

Che cos'è la minimum tax globale

La minimum tax globale sulle aziende al 15% rappresenterebbe per il dipartimento statunitense guidato da Janet Yellen, la soglia minima "e il dibattito internazionale deve proseguire dandosi obiettivi ambiziosi per rivederla al rialzo". Si tratta dell'applicazione di un nuovo regime internazionale di tassazione dei profitti ad hoc per circa 100 colossi rilievo globale: da Amazon a Microsoft fino a Google e Facebook.

Il piano statunitense prevede l'introduzione di una tassa che colpisca i profitti realizzati anche al di fuori dei confini nazionali. Nelle prime ipotesi circolate si dovrebbe prendere in considerazione la redditività effettiva di un'azienda.

L'aliquota dovrebbe salire dal 12,5% proposto inizialmente dall'Ocse al 15%, combinando la tassazione "locale" a quella della "madrepatria". Gli Stati Uniti spingono per un accordo nel quadro dell'agenda fiscale del presidente Usa, Joe Biden, che prevede l'aumento dell'aliquota dell'imposta sulle società dal 21% al 28% e l'aumento delle tasse sui profitti esteri delle società statunitensi.

Se il nostro ministro dell'Economia, Daniele Franco si è detto favorevole alla proposta, Parigi e Berlino ritengono che la proposta americana "una svolta per strappare un'intesa in sede Ocse e G20".

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