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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

I tavoli di crisi su cui si gioca il destino di migliaia di lavoratori

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio è intervenuto alla Camera, delineando un quadro drammatico: 144 aziende in crisi con 189mila lavoratori che rischiano il posto

Dall'Alitalia all'Ilva, passando per Bekaert, Condotte e ItaliaOnline, sono 144 i tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Un numero aggiornato al 30 giugno di quest'anno, che rappresenta tutte le aziende in crisi sul territorio italiano in cui sono impiegati oltre 189mila lavoratori, tutti con lo stesso incubo: perdere il posto di lavoro. Oltre 189mila famiglie che vedono a rischio non soltanto la loro stabilità economica, ma anche il loro futuro. 

Ad illustrare la situazione alla Camera, attraverso un'informativa urgente, è stato il ministro del Lavoro Luigi Di Maio: “Le ragioni della crisi sono legate all’impoverimento del nostro Paese negli ultimi anni”.  Il ministro ha poi puntato il dito contro il fenomeno delle delocalizzazioni ricordando che “ben 31” di questi tavoli di crisi “sono interessati da cessazione d’attività e delocalizzazione”. Dunque “il processo di delocalizzazione non può essere considerato marginale e merita la massima attenzione”.

Di Maio ha voluto anche parlato del comportamento di queste aziende durante gli incontri, che sembrano non avere a cuore il destino dei propri dipendenti: “Sono stato al tavolo di crisi con i rappresentanti di queste aziende e quello che mi ha colpito è che alcuni, tanti, non mostrano di avere alcun rispetto per lo Stato. Stiamo parlando di aziende, in alcuni casi multinazionali, che hanno incassato soldi pubblici per poter andare avanti e ripartire e poi una volta usati quei soldi prendono e se ne vanno. Non hanno alcun interesse nel risolvere le crisi o i problemi, non gli interessano i lavoratori o il tessuto sociale in cui operano”. 

“Questi non sono imprenditori – ha proseguito Di Maio - questi sono prenditori e come sistema Paese non abbiamo alcun interesse nell'attirare questa gente in Italia. Ed è per questo che, come sapete, nel decreto dignità che la settimana prossima arriverà qui in Aula abbiamo inserito un pesantissimo disincentivo alla delocalizzazione: se te ne vai dopo aver ricevuto soldi pubblici devi restituire i finanziamenti ricevuti con gli interessi, e se delocalizzi fuori dalla Ue paghi anche sanzioni. Lo Stato deve tornare a essere rispettato e nessuno deve poter più pensare di venire in Italia a fare come vuole. D'ora in avanti ci saranno regole chiare e pene certe. Non è un periodo facile per creare lavoro, e proprio per questo ogni euro che lo Stato spende per aiutare le imprese deve essere utilizzato per creare lavoro italiano, lavoro qui in Italia”.

I settori in crisi

Oltre alla siderurgia e all'automotive, da anni al centro della crisi, nell'ultimo periodo si sono aggiunti anche settori nuovi, 'vittime' del profondo cambiamento del mondo del lavoro. Basti pensare alla logistica con le vicissitudini di Fedex-Tnt, o ai rider delle consegne a domicilio, per cui Di Maio ha iniziato una vera e propria battaglia per difenderne tutele e diritti. 

Come chiarito dal vicepremier Di Maio, il Ministero si occupa anche delle procedure di Amministrazione Straordinaria. Per quanto riguarda gli ambiti della cosiddetta legge Prodi coinvolge 121 Gruppi con circa 320 Società e per 7 di esse è ancora in corso la fase dell'esercizio d'impresa: si tratta delle procedure relative ai gruppi Stabila-Deroma, TB Holding, Città di Roma Metronotte, Sipro, Linkra-Compel, Artoni e Securpol. Per quanto riguarda la cosiddetta legge Marzano sono interessati 26 Gruppi con circa 229 Società, per 6 di esse è ancora in corso la fase dell'esercizio d'impresa: Mercatone Uno, Tosoni, Tecnis Duomo GPA e le più importanti Ilva e Alitalia.

“Dall'inizio della corrente legislatura ad oggi sono pervenuti al Mise un numero notevole di atti di sindacato ispettivo. Nello specifico, su 150 atti pervenuti, al momento se ne contano 49 riguardanti situazioni di crisi o assimilabili, ai quali se ne aggiungono ulteriori 3, relativi a processi di riorganizzazione industriale, come Magneti Marelli, Thyssen e Tim”.

Il Governo ha assicurato il massimo dell'impegno per risolvere nel migliore dei modi tutte le situazioni critiche, che mettono realmente a repentaglio la vita di migliaia di famiglie. Vediamo adesso alcuni casi specifici affrontati da Di Maio durante il suo intervento alla Camera.

Tim: cassa integrazione straordinaria

In casa Telecom Italia-Tim, ad esempio, i sindacati hanno chiesto un incontro per discutere dell'apertura da parte del gruppo delle procedure per l'erogazione della Cassa integrazione straordinaria, al fine di gestire 4.500 esuberi. A giugno si è chiuso l'accordo sulla trattativa Tim, evitando in tal modo la cassa integrazione a circa 30 mila lavoratori. Preme evidenziare che su tale vicenda continuerà ad esserci massima attenzione da parte del Governo. Il Mise infatti seguirà gli sviluppi dell'attuazione del nuovo piano industriale dell'Azienda.

ItaliaOnline: in 400 a rischio

Per quanto riguarda il caso ItaliaOnline, l'Azienda -ex Seat PagineGialle- ha avviato nei mesi scorsi la procedura di licenziamento collettivo per 400 dipendenti, la maggior parte nella sede di Torino. Dopo un incontro tra governo e lavoratori, ad un tavolo di crisi con l'azienda si è arrivati ad un accordo, un primo passo affinché ciò non avvenga, con il recupero di circa 100 lavoratori. 

Bekaert: il caso arriva alla Commissione europea

Un'altra situazione molto delicata è quella della Bekaert, multinazionale belga che ha deciso di chiudere senza preavviso lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno per delocalizzare in Romania. Alla luce della chiusura da parte dei vertici dell'Azienda a trovare una soluzione che possa salvare ben 318 lavoratori diretti e circa 100 dell'indotto (ovvero più di 400 famiglie), è stata già presentata un'interrogazione alla Commissione Europea affinché venga fatta chiarezza su eventuali violazioni delle direttive UE da parte della Bekaert per capire quali siano le azioni concrete che la Commissione intende portare avanti per risolvere il problema delle delocalizzazioni selvagge e dei paradisi fiscali presenti tutt'oggi in Europa. Di Maio ha parlato di “poco rispetto verso l'umanità delle persone e le istituzioni italiane da parte della multinazionale”, con l'azienda che ha deciso di dire “no” a qualsiasi possibilità di rimediare alla situazione e salvare la vita e il futuro a oltre 300 famiglie. Proprio il tanto discusso Decreto Dignità dovrebbe porre il freno ai comportamenti di aziende come la Bekaert, che delocalizzano lasciando a casa migliaia di lavoratori.

Alitalia, si cerca una soluzione

Uno dei casi più caldi e che da molto tempo sembra non trovare soluzione, è quello che riguarda Alitalia su cui Di Maio sembra intenzionato ad andare fino in fondo: “Sono in corso da parte di questo governo le interlocuzioni necessarie per assicurare un futuro a questa azienda, per tutelare al meglio le esigenze dei lavoratori e del Gruppo e mi spenderò in prima persona con tutti i player internazionali per trovare un futuro all’azienda Alitalia”. 

Ilva: lotta tra lavoro e ambiente

Dopo Alitalia, l'altro caso 'ostico' è quello che riguarda l'Ilva. Il Governo ha considerato insoddisfacenti il piano occupazionale e il piano di tutela ambientale e per questo è stata richiesta a Mittal una controproposta migliorativa. “Abbiamo richiesto maggiori garanzie al gruppo – ha aggiunto Di Maio -  il quale in queste ore si sta confrontando con i commissari. Abbiamo provveduto ad inviare all'ANAC tutte le carte della procedura di gara, affinché l'Autorità possa svolgere il proprio compito di vigilanza e di controllo sulla regolarità dell'aggiudicazione”.

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