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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

'Spezzatino' Tim, l'allarme dei sindacati: “Si rischiano 20mila esuberi"

L'operazione che potrebbe portare alla fusione delle reti con OpenFiber metterebbe in bilico le posizioni di migliaia di lavoratori 

La possibile fusione delle reti di Tim e OpenFiber ha scatenato la preoccupazione dei sindacati del settore delle telecomunicazioni: se questa operazione dovesse andare in porto sarebbero a rischio circa 20mila esubero del gruppo telefonico privato. La valutazione delle sigle sindacali è emersa durante il presidio organizzato davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico dove per oggi, giovedì 22 novembre, era previsto un incontro con Luigi Di Maio, poi annullato a causa degli impegni istituzionali del vicepremier.

Come si legge nel comunicato congiunto, le segreterie nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uicom Uil sono contrarie ad ogni ipotesi di 'spezzatino' e insistono sulla necessità di difendere il patrimonio industriale, occupazionale e professionale, dell'intero perimetro del Gruppo Tim in Italia, della sua rete, dei suoi asset "anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi" sottolineano in una nota congiunta.

“Non ci sono in Europa altri esempi”

I sindacati ricordano che, in tema di scorporo societario della rete Tlc dell'ex monopolista, "non vi è nessun esempio in Europa e pochissimi isolati casi nel mondo; il progetto di societarizzazione della Rete che Tim sta avviando deve prevedere il riassorbimento sotto un'unica entità anche di Open Fiber ed il suo mantenimento entro il perimetro del Gruppo per evitare che l'Italia perda un'azienda, la quinta impresa privata del Paese, con una massa critica sufficiente a garantire gli elevati investimenti necessari per l'implementazione della banda Ultra Larga (100 Mbps)" sottolineano.

A rischio tutto il sistema tlc

Per Giorgio Serao, segretario nazionale Fistel Cisl "la rete dovrebbe restare nel perimetro di Tim anche separata" mentre le ipotesi di "22 mila esuberi circolata in questi giorni, può essere plausibile". Il gruppo Tim, secondo le cifre fornite oggi, occupa in Italia circa 49.300 persone cui si aggiunge l'indotto (circa 50.000 addetti). I rischi per l'occupazione "non si limitano a Tim ma rischiano di moltiplicarsi nella filiera delle tlc perchè - afferma Serao - si sta mettendo in crisi tutto il sistema anche quello dei call center: la situazione è esplosiva perciò chiediamo al ministro Di Maio di convocarci in tempi rapidissimi".

Anche Marco Del Cimmuto segretario della Slc Cgil chiede un confronto che avvenga in un "tavolo con governo e istituzioni". No anche dalla Slc Cgil a ogni ipotesi di 'spezzatino': "anche a fronte del sistema paese ricordiamoci - dice il sindacalista - che Tim ha investito 5,7 miliardi nel 2017 di cui 2 in innovazione e ricerca".

Gli esuberi

Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil, spiega che i sindacati vogliono "sviluppare la rete a banda larga nel paese però è una cosa che va fatta con oculatezza, con una riflessione seria non in base a degli emendamenti". Ugliarolo dice di non sapere nulla di bozze ma se dai numeri circolati "dai 15 ai 20 mila lavoratori andrebbero a lavorare per la società della rete, il resto dei dipendenti Tim, calcoliamone anche solo 14/15mila, operanti nei call center e nel mondo del marketing, come farebbero - conclude - a far rimanere Tim competitiva con gli altri operatori che per i servizi utilizzano 5/7mila dipendenti?".

Di Maio: “Non ci sono progetti in corso”

"Il nostro obiettivo è proprio salvaguardare i livelli occupazionali. E sullo scorporo della rete" fissa di Telecom Italia "adesso non c'è nessun progetto in corso": questo il commento rilasciato ai cronisti alla Camera da Luigi Di Maio,  ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e vicepremier.

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