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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

A che punto sono le trattative sul Recovery Fund

La proposta di mediazione avanzata ieri dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha incontrato le resistenze dei Paesi frugali, Olanda in testa, che chiedono un ulteriore riduzione dei sussidi a fondo perduto e più garanzie sui controlli

Ancora in fase di stallo le trattative sul Fondo europeo per la ripresa. La proposta del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, che prevedeva la riduzione da 500 a 450 miliardi dei sussidi a fondo perduto, ha incontrato le resistenze dei Paesi frugali, Olanda in testa, che hanno chiesto tagli più cospicui. Non solo. Le distanze restano anche su altri punti critici, come ad esempio la governance del fondo.

I Paesi frugali vogliono più garanzie sui controlli. In particolare, il premier Olandese Mark Rutte, chiede che un singolo Stato possa fermare l'erogazione delle risorse ai Paesi che non attuino le riforme concordate. Rutte è considerato l’ostacolo principale alle trattative, anche se i leader di altri Paesi (Svezia, Danimarca, Austria e Finlandia) sono pronti ad appoggiare le sue richieste. 

Conte: "Dobbiamo fare di tutto per chiudere"

"Dobbiamo fare di tutto per chiudere. Rimandare la partita non giova a nessuno", ha sottolineato il premier, Giuseppe Conte, ieri sera in un punto stampa, aggiungendo che "siamo tutti vincitori o siamo tutti sconfitti". "Siamo tutti sulla stessa barca, non stiamo aiutando l'Italia ma consentendo a tutti di riparare i danni della pandemia: le economie sono integrate", ha affermato.

Ammettendo "l'impasse", il premier ha spiegato che "la partita è ancora aperta". "Ci sono ancora punti specifici - continua - sui quali stiamo discutendo, anche animatamente, negoziando, tra cui ripartizione tra sussidi e prestiti. Stiamo discutendo su alcuni profili che riguardano l'attuazione dei programmi, su alcune condizionalità come lo Stato di diritto, sugli sconti che vengono concessi, i famosi 'rebates', che riguardano il Qfp. Poi ci sono altri punti sui quali il negoziato è molto duro", ha affermato.

"Stiamo cercando soluzioni per convincere anche i Paesi più restii e riluttanti" cioè "i famosi Paesi frugali"a sottoscrivere questo accordo", ha detto, ricordando che per un accordo "occorre l'unanimità: un solo Stato lo può bloccare. Dobbiamo convincere tutti che siamo una casa comune e che dove da una parte si perde, dall'altra si prende".

La posizione di Rutte è stata criticata anche da Bas Eickhout, europarlamentare della Sinistra Verde olandese. "Rutte – ha spiegato all’AdnKronos - è troppo duro con l'Italia, per me il problema principale è che non ha veramente imparato la lezione della crisi di 10 anni fa" e vuole andare avanti con la stessa "agenda di austerity che ha aggravato quella crisi". 

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