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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'intervista

Turismo: come sarà l'estate 2022

Come organizzare la ripartenza del settore turismo in vista dell'estate 2022. L'intervista di Today a Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo

Per far ripartire il turismo in Italia dopo il Covid non servono solo sostegni da parte del governo, bisogna agire soprattutto sulla programmazione per l'estate, per dare certezze ai turisti, anche stranieri, che decidono di prenotare le vacanze nella nostra penisola. Solo successivamente potremmo tornare a discutere di un nuovo modello turistico: di destagionalizzare l'offerta organizzando eventi culturali, enogastronomici e sportivi che possano attrarre visitatori tutto l'anno, di sostenibilità e di innovazione tecnologica. Chi arriva tardi alle riaperture per l'estate 2022 è spacciato, dichiara in un'intervista a Today Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo. Prima, però, facciamo il punto della situazione.

Turismo: il 2022 non è partito sotto i migliori auspici

La crisi del settore turistico non dà segni di rallentamento: anche il 2022 non si è aperto sotto i migliori auspici, con la quarta ondata che ha cancellato gennaio e febbraio, e la primavera partita a rilento. Basti sapere che per il mese di marzo circa l’80% delle camere di hotel sono ancora disponibili. Da considerare poi il blocco degli eventi e dei viaggi di lavoro a causa dell'effetto ‘Zoom’ sulla convegnistica e le ripercussioni negative dello smart working sulla ristorazione nelle città con alta densità di uffici pubblici e privati. Tutti tasselli che pesano come macigni nella crisi del settore turismo, con l'estate del 2022 che potrebbe essere l'ultima chance di salvezza per molte imprese del comparto, dopo due lunghi anni di sacrifici. 

L'estate 2022 sarà cruciale per molte imprese del settore turismo 

Il settore turistico guarda al 2022 con grande fiducia, nella consapevolezza che questo potrebbe essere il vero anno della ripartenza. Se così non fosse, si rischia l'ecatombe. Nel 2021 hanno chiuso i battenti ben 4.116 imprese della ricettività e dei servizi turistici, registrando il dato peggiore degli ultimi cinque anni. Gli imprenditori coraggiosi che hanno deciso di lanciarsi in una nuova avventura sono stati solo 1.916, portando il saldo tra aperture e chiusure di attività turistiche in negativo di -2.200 imprese. Si tratta di un'emorragia che dura dal 2020, per un totale di -4mila attività, vale a dire il doppio di quanto registrato nel biennio precedente. A lanciare l’allarme è Assoturismo Confesercenti, analizzando i dati di natimortalità della ricettività (alberghi, ostelli, rifugi alpini, affittacamere e case vacanze non occasionali, campeggi) e dei servizi turistici (agenzie di viaggio, tour operator, servizi di biglietteria, guide e accompagnatori turistici). Ad avere la peggio nel 2021 sono stati gli alberghi, con un saldo tra aperture e chiusure negativo per -1.356 imprese. Peggiora il bilancio dei servizi turistici, passando ad un saldo di -844 imprese rispetto alle -366 del 2019. A livello geografico segnali di forte sofferenza arrivano dalle  regioni del Centro (saldo negativo di -1.290 imprese), ma anche dal Nord Est (-447 imprese) e dal Nord Ovest (-285). Un pochino meglio il Sud (-114) e le Isole (-64), grazie anche al bilancio stabile tra aperture e chiusure della Sardegna. Solo la Valle d'Aosta registra una crescita (+5). La regione Lazio (-1.000 imprese) paga a caro prezzo non solo il crollo del turismo estero ma soprattutto l’azzeramento pressoché totale di quello legato al lavoro e agli eventi. L'estate 2022 sarà cruciale per molte imprese del settore turismo: come organizzare la ripartenza? Lo abbiamo chiesto in una intervista esclusiva a Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti. 

Il Covid in due anni ha spazzato via moltissime imprese del settore del turismo. A che punto siamo? Si intravede una ripresa per il 2022?

“Noi lo dicevamo e diciamo spesso che la vera crisi ancora deve arrivare. I numeri purtroppo, soprattutto del saldo negativo tra aperture e chiusure del 2020, registrano -2.200 imprese nel ricettivo e nei servizi al turismo dando la testimonianza di questa crisi devastante che si è abbattuta su un settore che è quello del turismo che rappresentava prima del Covid il 13% del pil. La tragedia sta nel fatto di non vedere la luce in fondo al tunnel, nel senso che oggi noi chiediamo delle norme chiare, delle regole certe, che ci consentano di poter programmare la ripartenza. Quello che a noi oggi lascia molto titubanti è il non poter contare su una normativa certa che ci consenta di programmare: il turismo è esclusivamente programmazione e noi vogliamo arrivare tra i primi assieme ai nostri paesi competitor, che sono la Spagna, la Francia e la Grecia che già si stanno e si sono attivati in tal senso. Chi arriva per ultimo ha perso, noi oggi rischiamo di perdere”.

Cosa possiamo fare per far tornare i turisti stranieri in Italia?

“Dobbiamo necessariamente avere chiarezza su queste normative, sulle restrizioni attualmente in vigore e addirittura sembra quasi in vigore solo in Italia. Dobbiamo dare certezze ai turisti: un turista, soprattutto straniero, che prenota oggi la vacanza per questa estate, di fronte a un allentamento delle restrizioni e alla certezza di non avere delle limitazioni sul movimento e sulla movimentazione all’interno del paese Italia, sarà portato a prenotare, altrimenti sceglierà altre mete che non sono certamente nel territorio nazionale”.

Oltre alla programmazione servono anche altri sostegni?

“Sicuramente, non abbiamo compreso e lo abbiamo gridato ad alta voce il perché lo stato di emergenza e di crisi sia stato prorogato fino al 31 marzo 2021 e non sia stato accompagnato da provvedimenti semplici, come un prolungamento della moratoria dei mutui, che alle banche costerebbe quasi zero perché ci farebbero pagare le quote di interessi sospendendo solo la quota capitale. Non abbiamo compreso perché non hanno prorogato la sospensione degli avvisi bonari dell’Agenzia delle entrate e delle cartelle esattoriali, provvedimenti semplici, facili, da accompagnare a nuova liquidità e a dei sostegni di cui il comparto ha ancora bisogno. Non dimentichiamo che il turismo è un comparto che ha perso tantissimo rispetto a quei famosi 13 punti di cui poteva contare prima della pandemia e che se riparte, a traino si porta dietro il commercio che sta soffrendo soprattutto nei centri storici delle città e un po’ tutto il sistema economico nazionale”.

Con il Covid il turismo business si è praticamente azzerato, a causa dell’effetto “Zoom” sui viaggi di lavoro e convegni. Lei pensa che questa forma di turismo sia destinata a scomparire?

“No, a scomparire no. L’online sostituirà solo in parte questo turismo congressuale, però, bisogna anche precisare che ci sono dei settori, delle tipologie di turismo che ripartiranno molto più celermente rispetto ad altre. Il turismo da lavoro e convegnistico certamente partirà per ultimo ed è molto legato anche alla ripartenza delle città d’arte. Se noi pensiamo al turismo delle città d’arte oggi lo definiremo come una sorta di turismo da assembramento, che dà fastidio solo a pensarlo. Per una ripartenza del settore turistico in generale, ribadisco, serve una programmazione sebbene differenziata per le varie tipologie di turismo, ma oggi nemmeno se ne discute”.

Guardando al turismo a 360°, non solo in vista dell’estate 2020, si parla spesso di destagionalizzare l’offerta turistica e di investire nel marketing. Cosa altro serve?

“La nostra priorità oggi è far ripartire il turismo. Non era facile nemmeno prima del Covid parlare di destagionalizzazione a 360° o di turisti che prima della pandemia definivamo di nicchia. Dopo 24 mesi di fermo dovuto alla pandemia e di crisi stratosferica, abbiamo necessità di far ripartire il turismo, poi interverremo con degli aggiustamenti, interverremo con i turisti di nicchia, riprenderemo a discutere un po’ di tutto. Oggi siamo veramente allo stremo e lo siamo in tutti gli anelli che compongono il comparto turismo, dal ricettivo, all’extra alberghiero, dalla ristorazione alle agenzie di viaggio. Pensate che la ristorazione ancora non può contare sul 100% della clientela solo perché ancora esiste un gran numero di dipendenti pubblici in smart working e questo limita, frena notevolmente la ripresa della ristorazione in città come Roma e Milano con una grande densità di uffici pubblici”.

Per far tornare i turisti ci vuole anche una massiccia attività di marketing

Secondo Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti, prima di tutto serve programmazione ma "dobbiamo promuovere meglio e di più all’estero la destinazione Italia, tra le più desiderate e, in questo momento, sicure del mondo. I nostri competitor lo stanno già facendo". Cosa vuol dire investire nel marketing? Vuol dire sponsorizzare sia all'estero che in Italia le bellezze del nostro paese, offrendo ai viaggiatori nuovi modelli di vacanza. A dare l'esempio Sorrento, cittadina costiera del Golfo di Napoli che ha rivoluzionato la sua offerta turistica per attrarre sempre più visitatori. Si tratta di una necessità, visto che nel comune di Sorrento l'87% delle famiglie vive di turismo. Le prospettive per il 2022 sono positive ma non basta. Dopo aver registrato un calo dei visitatori del 60% nei primi 12 mesi di pandemia, gli arrivi sono tornati a crescere nel 2020, soprattutto per quanto riguarda gli stranieri (+150% dall’estero e +50% dall'Italia). Inglesi, tedeschi ed americani sono tornati a godere delle bellezze di Sorrento, anche se con presenza inferiori rispetto al periodo pre pandemia. Per rilanciare il settore, Sorrento ha pensato di ricostruire da zero il proprio modello turistico, partendo proprio da una massiccia attività di marketing territoriale, sia all'estero che nei confini nazionali. Si è pensato ad un nuovo logo e ad un nuovo slogan: "Sorrento Aspetta Te".

Il 'modello Sorrento' per rilanciare il turismo in Italia

Il 'modello Sorrento' potrebbe essere preso da esempio anche da molte altre realtà turistiche italiane, che necessitano di rinnovarsi per evitare di finire schiacciate sotto gli effetti negativi e duraturi della pandemia. In che cosa consiste? Non si tratta solo di sponsorizzare in Italia e all'estero la città di Sorrento, utilizzando un nuovo logo e un nuovo slogan, la vera rivoluzione sta nel costruire un'offerta turistica sia per l'estate che per l'inverno, organizzando eventi culturali in grado di attrarre visitatori anche nei periodi di minor affluenza turistica. Musica, teatro, danza, cinema, trekking, automobilismo, gare di vela, c'è di tutto nella nuova offerta turistica di Sorrento, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid. Sono tre i filoni su cui la città ha voluto puntare: sicurezza, sostenibilità e innovazione, seguendo un processo decisionale che ha coinvolto in maniera proattiva, non solo l'amministrazione e gli imprenditori attivi sul territorio, ma anche i cittadini. Via dunque alla campagna di vaccinazione per gli operatori turistici, all'adeguamento delle strutture ricettive alle norme anti-Covid, a mezzi di trasporto green e ad una integrazione digitale tra i vari servizi. L'obiettivo è quello di superare 3 milioni di presenze, quelle che si registravano prima della pandemia. 

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