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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Un'Italia "al risparmio": famiglie e imprese lasciano i soldi in banca

In aumento di 26 miliardi i salvadanai delle famiglie, su di oltre 20 miliardi i fondi delle imprese. Unimpresa: "A frenare consumi, investimenti e credito sono la paura di nuove tasse e l'assenza di certezze sul futuro"

Un quadro preoccupante. Le tensioni finanziarie spaventano gli italiani e il risultato è che il denaro non circola. Le aziende non investono e le famiglie non spendono, preferendo accumulare: in banca aumentano le riserve, cresciute in un anno di oltre 50 miliardi di euro. I conti correnti registrano una crescita boom e arrivano a sfondare il muro dei 1.000 miliardi. In aumento di 26 miliardi i salvadanai delle famiglie, su di oltre 20 miliardi i fondi delle imprese.

Questi i dati principali che emergono dalle ricerca del Centro studi di Unimpresa sull'andamento delle riserve delle famiglie e delle imprese italiane, secondo la quale, in totale, negli ultimi 12 mesi nei conti correnti sono stati accumulati 74 miliardi in più rispetto all'anno precedente. Da agosto 2017 ad agosto 2018 il totale dei depositi di cittadini, aziende, assicurazioni e onlus è aumentato di quasi il 4% passando da 1.306 miliardi a 1.357 miliardi.

Famiglie non spendono e aziende non investono

Le famiglie non spendono e hanno lasciato in banca 26,1 miliardi in un anno (+2,77%), le aziende non investono e i loro fondi sono cresciuti di circa 20 miliardi (+7,95%), le imprese familiari hanno visto crescere i loro fondi di oltre 4 miliardi (+7%). Le riserve delle assicurazioni sono calate di 1,5 miliardi (-7%). In aumento i fondi delle onlus di oltre 1,5 miliardi (+5,42%). Si registra anche la sensibile impennata dei conti correnti, cresciuti di oltre 74 miliardi negli ultimi dodici mesi, passando da 1.055 miliardi a 1.079 miliardi.

"Da diversi anni registriamo questo preoccupante andamento dei depositi bancari. A frenare consumi, investimenti e credito sono rispettivamente la paura di nuove tasse e l'assenza di certezze sul futuro, nell'ultimo periodo si è aggiunta anche qualche preoccupazione sul fronte politico per l'instabilità del governo" commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, secondo la quale "i nostri dati sono in linea con quelli diffusi recentemente dall'Istat relativi al commercio al dettaglio, in calo nell'ultimo anno".

Lo studio di Unimpresa

Secondo lo studio di Unimpresa, che incrocia i dati della Banca d'Italia relativi alla raccolta delle banche, il totale dei depositi è passato dai 1.306,5 miliardi di agosto 2017 ai 1.357,1 miliardi di agosto 2018 con un incremento di 50,5 miliardi (+3,87%). I salvadanai delle famiglie sono saliti da 946,1 miliardi a 972,3 miliardi con un'impennata di 26,1 miliardi (+2,77%); i conti delle imprese familiari sono passati da 55,7 miliardi a 59,8 miliardi in salita di 4,1 miliardi (+7,38%); i depositi delle organizzazioni non lucrative (onlus) sono aumentati da 26,2 miliardi a 27,6 miliardi in crescita di 1,4 miliardi (+5,42%); i fondi delle aziende sono saliti da 256,7 miliardi a 277,1 miliardi in aumento di 20,4 miliardi (+7,95%); i conti di assicurazioni e fondi pensione sono passati da 21,6 miliardi a 20,1 miliardi in discesa di 1,5 miliardi (-7,05%).

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Quanto all'analisi per strumento, i conti correnti registrano una variazione positiva di 74,5 miliardi (+7,42%), cresciuti da 1.005,4 miliardi a 1.079,9 miliardi. Variazione positiva anche per i pronti contro termine di 33,1 miliardi (+31,01%) da 106,6 miliardi a 139,7 miliardi; stabile il saldo dei depositi rimborsabili con preavviso, in crescita di 3,9 miliardi (+1,31%) da 297,2 miliardi a 301,1 miliardi. Per quanto riguarda i depositi con durata prestabilita si osservano situazioni distinte: quelli con scadenza fino a 2 anni sono calati sensibilmente di 22,03 miliardi (-28,77%) da 76,5 miliardi a 54,5 miliardi; quelli con scadenza oltre i due anni sono saliti di 11,8 miliardi (+8,91%) da 132,7 miliardi a 144,5 miliardi. "I dati mostrano che le disponibilità finanziarie delle aziende e delle famiglie italiane sono congelate. Se i cittadini accumulano per timore di nuove tasse, le imprese non investono perché non hanno fiducia nel futuro" osserva, infine, il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

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