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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lavoro

Green pass per lavorare, Landini boccia la proposta di Confindustria: "Spero sia il caldo"

L’ipotesi contenuta in una mail interna e circolata sulla stampa. Per il segretario della Cgil si tratta di una “forzatura”. “Confindustria, piuttosto, si preoccupi di far rispettare gli accordi contro i licenziamenti”, tuona

Green pass obbligatorio per i dipendenti, pena la sospensione o il trasferimento ad altra funzione. Questa l'ipotesi circolata in una lettera interna di Confindustria, che dopo essere stata pubblicata su Il Tempo, ha suscitato un ampio dibattito, fino al commento decisamente negativo del segretario della Cgil Maurizio Landini, che l’ha definitiva una "forzatura". 

Tutto è nato da una mail interna inviata dal direttore generale Francesca Mariotti ai direttori del sistema industriale, nella quale si fa il punto sulla proposta di legge su cui Confindustria sta lavorando con governo e istituzioni per aggiornare il protocollo per la sicurezza sui luoghi di lavoro. 

L’idea di Confindustria sul green pass obbligatorio per lavorare

Nel testo viene spiegato che "l'esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro. In diretta conseguenza di ciò, il datore, ove possibile, potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; qualora ciò non fosse possibile, il datore dovrebbe poter non ammettere il soggetto al lavoro, con sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell’azienda". Nonostante il buon andamento della campagna vaccinale, dice la lettera, "numerose imprese associate hanno segnalato la presenza di percentuali consistenti di lavoratori che scelgono liberamente di non sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid19, esponendo di fatto ad un maggior rischio di contrarre il virus se stessi e la pluralità di soggetti con cui, direttamente o indirettamente, entrano in contatto condividendo in maniera continuativa gli ambienti di lavoro". Da qui la richiesta di valutare, "al fine di tutelare tutti i lavoratori e lo svolgimento dei processi produttivi nel pieno rispetto delle libertà individuali", l'estensione "delle certificazioni verdi - cd. green pass - per accedere ai contesti aziendali/lavoristici, avviando interlocuzioni con il governo ai fini di una soluzione normativa in tal senso". Per Confindustria "l'intento è quello di consentire ai datori di lavoro di richiedere l'esibizione di una certificazione verde valida ai fini di regolare l'ingresso nei luoghi di lavoro e/o lo svolgimento delle mansioni lavorative dei vari soggetti". 

Green pass per lavorare, Landini boccia la proposta di Confindustria

"Spero che sia il caldo", ha commentato il segretario della Cgil Maurizio Landini in un'intervista a La Stampa. "In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce. Una scelta di questo tipo la può compiere solo il governo. I lavoratori sono stati i primi, durante la pandemia, a chiedere sicurezza arrivando addirittura allo sciopero per ottenerla. Io mi sono vaccinato e sono perché tutti si vaccinino. Ma qui, diciamolo, siamo di fronte a una forzatura. Non va mai dimenticato che i lavoratori sono cittadini e hanno i diritti e i doveri di tutti i cittadini. Confindustria, piuttosto, si preoccupi di far rispettare gli accordi contro i licenziamenti", ha spiegato Landini.

Il segretario della Cgil ha ribadito poi la necessità di una "politica industriale che promuova investimenti in Italia e che faccia tornare qui il lavoro precedentemente demoralizzato", ricordando i recenti casi di "aziende che chiudono lo stabilimento italiano e proseguono la produzione altrove. In alcuni casi rifiutandosi, com'è accaduto nei giorni scorsi, di discutere con il governo e le istituzioni", osserva Landini. "Non è sovranismo", ha detto, "ma mettere al centro il lavoro in Italia. E questo è vero soprattutto oggi, nel cuore di una trasformazione profonda del nostro sistema industriale ed economico”. Il sindacalista chiede al governo di convocare al più presto un tavolo con le imprese per fare applicare l’accordo contro i licenziamenti, considerandolo però "solo un primo passo", 

"È l'iniziativa di una direttrice, e dunque non mi sembra una scelta politica a tutto tondo. Comunque la pandemia non si risolve disponendo della libertà delle persone e dividendo i lavoratori tra chi è vaccinato e chi no", è il commento a Repubblica di Roberto Benaglia, leader della Fim-Cisl. 

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