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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Di Maio fa il 'gambero' sui voucher, ed è già guerra tra pro e contro

La reintroduzione dei 'buoni lavoro' nei settori di agricoltura e turismo, con alcuni 'paletti' rispetto alle vecchie versioni di questa misura, ha già aperto un dibattito acceso tra politica e sindacati. Ecco come potrebbero cambiare 

Voucher, a volte ritornano. Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha fatto un passo indietro su uno degli strumenti più discussi del momento, che un tempo gli stessi esponenti del Movimento 5 stelle etichettavano come puro “schiavismo”. Invece, mentre siamo ancora in attesa che il Decreto Dignità venga pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il leader pentastellato ha aperto alla reintroduzione dei voucher, ma soltanto in alcuni settori e con diversi 'paletti': “Con l'abolizione dei voucher è venuto meno uno strumento di pagamento del lavoro accessorio: baby sitter, giardinieri...lavori del tutto dignitosi ma non inquadrabili in nessun contratto”. Di Maio ha così spiegato il suo dietrofront  davanti alle commissioni Industria e lavoro del Senato: “Su queste categorie è doveroso fare un riflessione che partirà dal Parlamento ma che - ha sottolineato - non prevede di lasciare nessuno spazio allo sfruttamento. Questo sarà il punto di partenza".

Un punto di partenza condiviso anche da Marco Centinaio, ministro delle Politiche Agricole, che ne ha parlato durante il suo intervento all'assemblea Confagricoltura 2018 in corso a Bruxelles: “Quando è stato lanciato il Dl Dignità i voucher non erano presenti. Poi ci siamo confrontati e ho deciso di proporli.  Io non volevo reintrodurre i voucher come erano prima e in questo da parte di Di Maio e M5S c'è stata apertura sull'argomento”. Secondo Centinaio, lo strumento può essere modificato per diventare più efficiente, ma come dovrebbero cambiare?  

Cosa sono i voucher

I voucher, o buoni lavoro, sono uno strumento introdotto nel 2003 per retribuire il lavoro occasionale, ma negli ultimi 15 anni, fino alla loro abolizione targata marzo 2017, sono stati modificati diverse volte. Nati per regolamentare prestazioni non riconducibili a specifici contratti, sono riconosciuti da Inps e Inail, ma sono sempre stati accusati di stravolgere il mondo del lavoro, rendendolo ancora più precario di quanto già non sia. Dal 2012, anno dell'effettiva entrata in gioco dei 'buoni lavoro', le modifiche apportate a questo strumento hanno riguardato soprattutto la tracciabilità (Jobs Act, 2016) e il limite annuo, portato a 7mila euro dal ministro Poletti durante il governo Gentiloni. Lo stesso esecutivo che nel marzo 2017 ne deciderà l'abolizione, prima della svolta del 21 giugno dello stesso anno, in cui i voucher sono stati sostituiti da due strumenti simili: il contratto di prestazione occasionale e il Libretto di famiglia

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I vecchi voucher

La vecchia tipologia era estesa a tutti i settori lavorativi e poteva avere tre diversi valori: 10, 20 o 50 euro. Da questi venivano decurtati il 7% per l'Inail e il 13% per l'Inps, motivo per cui su 10 euro il lavoratore ne percepiva effettivamente 7,50, su 20 euro 15 e su 50 si arrivava a 37,50 euro. Obbligatorio per il pagamento con questa formula era la registrazione sul portale web dell'istituto di Previdenza, mentre potevano essere riscossi entro due anni presso gli uffici postali, online tramite l’InpsCard, attraverso bonifico su un conto domiciliato presso un ufficio postale; dal tabaccaio autorizzato o in banca. Cosa dovrebbe cambiare con i nuovi? Molti dettagli restano ancora 'oscuri', ma dalle dichiarazioni di Di Maio e Centinaio è trapelata qualche indiscrezione. Per prima cosa l'utilizzo dei voucher dovrebbe essere relativo soltanto ai settori di agricoltura e turismo, e non a tutti come negli anni del concepimento di questa misura. Inoltre, l'introduzione del nome del beneficiario e della data potrebbero essere un ulteriore strumento per migliorarne la tracciabilità.

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La guerra dei voucher

Mentre il mondo del lavoro è in attesa di capire come cambieranno i buoni lavoro, la notizia della possibile reintroduzione di quest'ultimi ha già creato uno spartiacque tra favorevoli e contrari. A guidare la schiera dei 'NoVoucher' c'è Susanna Camusso, leader della Cgil, che senza mezzi termini ha bocciato l'apertura di Di Maio: “Permettere l'uso dei voucher, anche se per alcuni settori, è una cosa indecente”.

"Non si capisce perché il ministro abbia cambiato opinione, c'è una evidente contraddizione tra il dire 'vogliamo lavorare per stabilità del lavoro' e poi introdurre una forma di grande precarizzazione".

Un'idea ribadita con un tweet dalla stessa Camusso, che minaccia 'mobilitazioni'.

Sulla stessa linea anche Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil, che ha affidato il suo disappunto ad una nota ufficiale: “Se così fosse sarebbe una decisione  vergognosa, profondamente in contraddizione con la volontà, affermata  in questi giorni dal Governo, di porre argini alla precarietà". “Assistiamo ad una discussione paradossale – continua la Scacchetti -  voucher esistono ancora. L'unica necessità che si intravede dietro tale decisione è quella di una riduzione dei costi per le imprese fatta sulla pelle dei lavoratori e sui loro diritti”.

“Se, invece, l'obiettivo, come dichiarato, è quello di rilanciare l'economia e le nostre aree agricole e turistiche, allora - conclude  - l'unica strada possibile è partire dalla valorizzazione del lavoro, quello contrattualizzato che già oggi garantisce la flessibilità richiesta dalle imprese”.

Ma la Cgil non è l'unico sindacato contro i voucher, dalla stessa parte della barricata troviamo anche il segretario nazionale Filcams, Cristian Sesena: “ Dichiarazioni sconcertanti. Di Maio non sa o fa finta di non sapere che il  massimo dell'abuso dei vecchi voucher si è registrato proprio nei  nostri settori dove i 'buoni lavoro' servivano per istituzionalizzare  il lavoro nero o in alcuni casi per garantire le aperture notturne nelle grandi catene della distribuzione, creando veri e propri eserciti di sfruttati".

      "Alcuni grandi operatori della ristorazione commerciale -aggiunge- hanno preso lavoratori tutti a voucher quando si trattava di aprire nuovi punti di vendita. Bar e ristoranti utilizzavano i voucher in sostituzione di contratti veri, solo per risparmiare. Il turismo poi è un settore che incide per il 12% sul Pil nazionale: meriterebbe ben altre attenzioni da parte del governo che invece risponde al grido di dolore delle associazioni di imprese che anche quest'estate stanno registrando incassi record. Il decreto dignità ha sempre meno aspetti  dignitosi. Converrebbe  come prima cosa cambiargli nome''.

Tra i 'NoVoucher' si è schierato anche  il coordinatore nazionale di Mdp e deputato di Liberi e Uguali Roberto Speranza, che ha affidato a Facebook il suo pensiero sull'argomento: “Nel primo testo del decreto dignità ho  visto un timido tentativo di ridurre la precarietà del lavoro nel nostro Paese. Per questo ho dichiarato da subito la disponibilità a lavorare in  aula per migliorare il provvedimento. Ora pare che anziché migliorarlo vogliano peggiorarlo inserendo un emendamento sui voucher che sono il simbolo della precarietà più estrema. Così si cancella in un colpo solo tutto il buono che c'è. Un passo avanti e due indietro, proprio come un granchio. Altro che lotta alla precarietà".

Mobilitazione 24, 24 e 26 luglio

"A seguito del moltiplicarsi degli annunci, anche da parte di numerosi esponenti del governo, sulla volontà dell'esecutivo di modificare la normativa vigente che regolamenta l'utilizzo dei voucher in agricoltura, le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila hanno indetto la mobilitazione della categoria per il 24-25 e 26 Luglio". Lo annunciano i sindacati in una nota congiunta. "Negli stessi giorni, lavoratori e delegati provenienti da tutta Italia presidieranno, inoltre, la Camera dei deputati durante la discussione del decreto dignità. I segretari generali di Fai Onofrio Rota, Flai Ivana Galli e Uila Stefano Mantegazza terranno una conferenza stampa il 23 Luglio per illustrare i dettagli della mobilitazione", si legge.

"La proposta ripresa a più voci di rimettere mano al sistema dei voucher in agricoltura - spiegano le tre sigle - è inaccettabile e incomprensibile rispetto a quelle che sono le motivazioni politiche che hanno portato alla emanazione del Decreto Dignità'' affermano i tre segretari generali. ''Essa prefigura infatti una ulteriore deregolamentazione a tutto danno dei lavoratori occupati nel settore. Non è accettabile pensare di ridurre la precarietà con norme ad hoc sul lavoro a tempo determinato e sul lavoro somministrato e, contemporaneamente, ampliare l'utilizzo dei voucher rispetto a quanto già previsto dalla normativa, in un settore nel quale il 90% dell'occupazione è stagionale e a chiamata".

I voucher nel settore agricolo, ricordano i sindacati, sono già disciplinati dalla legge n. 96 del 2017 che individua le aziende che possono utilizzarli e i prestatori d'opera che possono fruirne, indica gli importi orari e le modalità con le quali agricoltori e aziende possono accendere questo rapporto di lavoro a chiamata. Da quando la legge ha introdotto trasparenza attraverso un sistema telematico di gestione, l'utilizzo dei voucher è sceso in maniera drastica e, guarda caso, sono aumentate le giornate di lavoro dipendente retribuite regolarmente dalle aziende. "Non siamo disponibili a tornare indietro", concludono Rota, Galli e Mantegazza "a quando i voucher venivano utilizzati da troppe aziende come salvacondotto da mostrare in caso di ispezioni in azienda".

Chi è a favore

Ma l'eventuale ritorno dei voucher non ha scatenato soltanto opinioni negative. Confcommercio ha pubblicato una nota dopo l'incontro con il ministro del Lavoro: “Un incontro proficuo e costruttivo che ha affrontato le principali questioni del commercio e turismo, dall'apertura sulla reintroduzione dei voucher per il turismo, all'eccesso di liberalizzazione degli orari delle attività commerciali, dalla direttiva Bolkestein alle questioni della rappresentanza e del lavoro". Un'opzione ben accolta anche da Unimpresa, come si può dedurre dal commento del presidente, Giovanni Ferrara: “Apprezziamo l'intento del ministro Luigi Di Maio che ha appena annunciato di voler ripristinare i voucher per l'agricoltura e per il turismo. Si tratta di uno strumento essenziale per settori assai particolari che vivono di stagionalità e quindi hanno bisogno delle più ampie flessibilità per gestire la forza lavoro, tutto questo ovviamente sempre nel pieno rispetto delle regole e nel contrasto di qualsiasi forma di abuso a danno dei lavoratori". 

Voucher sì, ma con modifiche

Infine, tra pro e contro, c'è anche chi si trova nel mezzo e non 'demonizza' lo strumento, ma sarebbe pronto ad accoglierlo con i dovuti aggiustamenti, come Carmelo Barbagallo, segretario nazionale della Uil: “La nostra posizione è che i voucher non dovevano essere aboliti completamente perchè ciò ha creato un po' di lavoro nero.  Dobbiamo vedere i perimetri entro i quali si possono usare”. Una posizione trasversale condivisa (con le dovute differenze) anche da Annamaria Furlan, Segretaria Generale della Cisl, che ha parlato della reintroduzione dei voucher in una intervista al Corriere della Sera: “ Noi noi siamo stati mai contrari in linea di principio ai voucher che sono uno strumento limitato che va utilizzato nello spirito della legge Biagi per lavori discontinui e temporanei, come quelli che riguardano i lavori familiari di cura e piccole attività di servizio a carattere episodico”.

“Ancora una volta si è aperta una discussione infinita e tutta  ideologica sui voucher, che tra l'altro riguardano una quota davvero residuale della forza lavoro”. 

"Sono uno strumento ed un atto regolatorio che è stato utilissimo per far emergere quei  lavori che erano sommersi o nel nero più assoluto ma che tuttavia  rappresentano una eccezione. Non devono sostituire altri strumenti contrattuali che già ci sono. Non servono i voucher in quei settori come l'agricoltura o il turismo dove ci sono già i contratti stagionali e dove in passato c'e' stato un grande abuso”. La guerra dei voucher è appena cominciata.

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