Wartsila chiude la fabbrica: a rischio 450 lavoratori
L'azienda ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Trieste "per centralizzare la produzione in Europa e in Finlandia". La reazione dei sindacati: "Va convocato subito un tavolo al Ministero"
Ancora un'azienda che chiude, mettendo a rischio il futuro di centinaia di lavoratori. Il si, gruppo che si occupa dii fabbricazione di sistemi di propulsione e generazione d'energia per uso marino e centrali elettriche, ha annunciato la chiusura del sito di Trieste attraverso una nota: "Intendiamo procedere con la centralizzazione della produzione di motore quattro tempi a Vaasa in Finlandia che determina dunque la cessazione del sito produttivo".
Il confronto tra l’azienda, le istituzioni e sindacati, prosegue la nota, avrà luogo nei termini e con le modalità di legge. "La strategia del gruppo prevede il costante monitoraggio della capacità produttiva per garantire che l’efficienza operativa rimanga sempre competitiva. Nel corso degli anni il gruppo ha continuamente consolidato la propria presenza produttiva e con la nuova organizzazione europea stiamo compiendo il passo successivo per rafforzare la nostra competitività e creare una struttura in grado di garantire una crescita futura", prosegue la nota che riconosce l’importanza dell’Italia e di Trieste e conferma di voler "essere parte della "decarbonizzazione delle industrie del settore energetico e marino".
Immediate le reazioni dei sindacati. "Una dirigenza spregiudicata che per mesi ha raccontato bugie, la dichiarazione di chiusura e di spostamento della produzione è inaccettabile" ha affermato Sasha Colautti di Usb. "Ha mentito a tutti, alle istituzioni quando pochi mesi fa ha garantito la sua presenza produttiva sul territorio e la garanzia della continuità occupazionale. Ha mentito ai lavoratori e a chi li rappresenta, raccontando di un futuro roseo e prolifico. Invece siamo davanti alla solita Wartsila. La multinazionale senza scrupoli che ciclicamente ha messo in esubero personale con una cadenza quasi biennale, riducendo sistematicamente la forza lavoro e accaparrandosi risorse pubbliche per farlo".
Usb definisce l'operazione "vergognosa" e chiede alla politica locale e nazionale un intervento immediato. "Va convocato subito il tavolo al ministero e quest'azienda e la sua dirigenza italiana senza autonomia va rimessa al proprio posto. Va aperta subito una mobilitazione complessiva per il futuro industriale di Trieste, i lavoratori devono difendere i propri posti di lavoro e la città deve difendere i lavoratori".