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Venerdì, 19 Aprile 2024
Berlino / Germania

Così il divieto di caldaie a gas ha messo in crisi il partito dei Verdi

In Germania alcune norme per la transizione energetica, reputate impopolari, stanno facendo crollare gli ambientalisti nei sondaggi. Avanza invece l'estrema destra dei negazionisti climatici

Da idolo dei Verdi a principale imputato della crescita dei costi energetici. Mentre la transizione green in Europa procede lentamente e con gravi ritardi, quella di Robert Habeck da un estremo all'altro della popolarità è stata invece rapidissima. Il vice cancelliere e ministro dell'economia tedesco era in cima ai sondaggi di popolarità per tutta la primavera e l'estate scorsa, nonostante la crisi energetica determinata dalla guerra in Ucraina e dalla necessità per Berlino di liberarsi della dipendenza dal gas russo. Poi la discesa verso gli inferi, con una serie di scelte assai poco gradite ai tedeschi, come la tassa sul gas (in seguito abbandonata) e soprattutto l'imposizione di installare pompe di calore anziché nuovi impianti a gas per riscaldare case e uffici. Infine uno scandalo sul clientelismo che i suoi connazionali non hanno apprezzato. Il crollo di Habeck non è solo una storia tedesca, ma sintomatica a livello europeo di quanto sia complesso varare norme radicali e rapide per frenare i cambiamenti climatici, che invece galoppano senza sosta manifestandosi con eventi estremi. L'urgenza della transizione cozza insomma con i delicati equilibri politici e con la sensibilità dei cittadini, che sentono ricadere su di loro anziché sui ricchi del pianeta i costi di mutamenti tanto profondi e repentini.

Sprofondare nei sondaggi

Habeck aveva conquistato i tedeschi con uno stile di comunicazione diretto e autentico, facendo breccia in un elettorato ben disposto alla tutela dell'ambiente ed orfano del carisma della ex-cancelliera Angela Merkel. In meno di un anno metà della popolazione chiede invece le sue dimissioni, secondo un recente sondaggio,. La mannaia è calata sul partito dei Verdi in generale, che alle urne oggi otterrebbe un risicato 14% contro l'ottimo 23% registrato l'estate scorsa in base alla media dei sondaggi nazionali analizzati da Poll of Polls di Politico. Cosa ha provocato il crollo? Habeck, reputato da alcuni media il "vero cancelliere" al posto del socialdemocratico Olaf Scholz, ha finito con l'incarnare norme "punitive" nei confronti dei cittadini.

Imposte sgradite

In un primo momento aveva proposto una speciale "tassa sul gas", addebitando di fatto ai consumatori un'imposta volta a sostenere i fornitori di energia in difficoltà a causa dei tesissimi rapporti con la Russia. Le aspre critiche rivolte, relative ad un peso eccessivo sulle famiglie e a potenziali difetti tecnici, hanno indotto Berlino ad abbandonare l'intento lanciando invece un fondo speciale per l'energia da 200 miliardi di euro. Pur essendo stata varata originariamente da tutto il governo, a pagare le spese di questo fallimento è stato principalmente Habeck.

Pompare il malcontento

Per il ministro dell'economia il vero crollo è coinciso con la legge sul riscaldamento. All'inizio della primavera la legge ha vietato, salvo poche eccezioni, nuovi impianti di riscaldamento a gas e gasolio negli edifici a partire dal 2024. al loro posto potranno essere installate solo le pompe di calore, reputate una fonte più rispettosa come le pompe di calore, ma la cui installazione può arrivare a costare circa 20mila euro in più rispetto ad un riscaldamento a gas. L'operazione intendeva ridurre la dipendenza della Germania dai combustibili fossili, anche perché gran parte del gas proviene da società legate a Vladimir Putin. Nonostante si prospettino risparmi sul lungo termine e i Verdi abbiano chiesto sovvenzioni statali per i nuovi impianti, la cittadinanza ha interpretato questo passaggio come troppo drastico e come un onere eccessivo. Le opposizioni ne hanno approfittato per screditare tutto il partito dei Verdi.

Velocità eccessiva

Ormai anche all'interno della sua compagine politica Habeck viene visto come il capro espiatorio da sacrificare per rimontare nei gradimenti elettorali. "Non è andata bene per lui e stava andando troppo veloce, anche se sembra paradossale alla luce del cambiamento climatico", ha dichiarato Winfried Kretschmann, il ministro-presidente verde del Baden-Württemberg, al settimanale tedesco Zeit. Al centro della questione non c'è solo la reputazione di Habeck, ma la tenuta stessa del governo rosso-verde. La crisi di governo bussa perennemente alle porte, con il Partito liberale democratico (Fdp), terzo partner nella coalizione tedesca, che sfrutta gli insuccessi del ministro dell'Economia per rafforzare il proprio profilo politico.

Sfuggire al baratro

Chi però ci sta guadagnando davvero dalla mancata compattezza dell'esecutivo è l'estrema destra incarnata da Alternativa per la Germania (AfD), che ha approfittato dello scarso gradimento della politica energetica del governo per salire nei sondaggi raggiungendo la quota del 18%, superando così proprio i Verdi come terza forza politica nel Paese. Gli esponenti di AfD sono tra i principali negazionisti dei cambiamenti climatici e delle minacce a questi correlati. Tutta la situazione costituisce un pessimo biglietto da visita a livello dell'Unione europea, dove l'esecutivo guidato dalla conservatrice Ursula von der Leyen sta tentando di chiudere una serie di riforme di stampo ambientalista. Il Partito popolare europeo di centro-destra, cui appartiene, la sta però abbandonando, ritirando il suo consenso su una serie di legislazioni proposte a tutela della natura. A ridosso delle elezioni nessuno intende cadere nel baratro dell'impopolarità, anche a costo di sprofondare in quello dei danni climatici.

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