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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'apertura

Evi (Verdi): "Male deroghe su carbone, ma sull'energia l'Ue va nella direzione giusta"

Intervista all'eurodeputata e leader del partito ecologista, che nell'ultimo piano presentato dalla Commissione, REPowerEU, vede più luci che ombre: "Presi impegni importanti"

Sono luci e ombre quelle che Eleonora Evi vede nel piano REPowerEU presentato dalla Commissione europea, progettato per rendere l'Ue indipendente dagli idrocarburi della Russia, far fronte all'aumento dei prezzi delle bollette e contrastare il cambiamento climatico. L'eurodeputata e leader dei Verdi però decide di vedere il bicchiere mezzo pieno, anzi forse tre quarti pieno, piuttosto che mezzo vuoto. “È chiaro che concedere l'utilizzo di più carbone, seppur in maniera temporanea e come risposta alla crisi generata dalla guerra in Ucraina, è una misura retrograda e che non ci piace. Bruxelles prova a rassicurare dicendo che gli obiettivi climatici non sono in discussione, che l'apertura al carbone e alle fossili sarebbe ricompensato dall'aumento delle rinnovabili e dall'efficienza energetica, ma queste non ci convince affatto. Però bisogna riconoscere che non c'è solo questo se guardiamo alla totalità del piano”.

L'aumento della quota di rinnovabili dal 40 % al 45 % come obiettivo principale per il 2030, superando gli impegni del precedente piano Fit for 55, ma anche il puntare sull'efficienza energetica sono tra le indicazioni che ricevono il plauso di Evi. “Si tratta di proposte importanti, passi nella direzione giusta, anche se si potrebbe fare di più. Loro propongono un aumento dal 9 al 13 per cento dell'obiettivo vincolante di efficienza energetica, e noi vorremmo il 20, ma resta comunque un avanzamento. E questo avanzamento è anche una critica agli Stati e alla stessa Italia: quando mai abbiamo sentito parlare Draghi e Cingolani di efficienza energetica? Mai”, dice mandando una frecciata al premier italiano e al suo ministro della Transizione ecologica.

L'idea di sostenere l'installazione di con pannelli fotovoltaici e pompe di calore sulle case è un'altra cosa che l'eurodeputata plaude, anche se resta il problema della produzione dei pannelli ad esempio, che in Europa continuiamo a comprare da Paesi terzi, Cina in primis. “Ma questo potrebbe essere uno stimolo a far crescere la filiera europea, nonostante resti il problema dell'approvvigionamento delle materie prime, potremmo finalmente avere aziende europee e magari anche italiane che producono fotovoltaico. E lo stesso vale per le pompe di calore, in pochi le producono da noi. In Italia addirittura continuiamo a sostenere con i fondi pubblici del Recovery l'installazione di caldaie a gas, Bruxelles ci dice che non si può più fare e che dobbiamo andare in un'altra direzione”.

Sul finanziamento del piano le misure non piacciono molto alla leader dei Verdi. Di fatto la gran parte dei 210 miliardi messi sul piatto dalla Commissione sono prestiti non riscossi finora dal Recovery Fund, ma questo significa che noi, avendoli spesi quasi tutti, passiamo in coda a quelli che li possono ora ricevere, e li avremo se gli altri non li spenderanno tutti. “In passato eravamo noi a non saper spendere bene i finanziamenti di Bruxelles, che perdevamo sempre, ora dobbiamo sperare che accada il contrario”.

I fondi nuovi arriveranno quasi solo dal sistema delle vendite delle quote di emissioni Ets, cioè il pagamento delle quote appunto di inquinamento che un'industria può vendere nel caso in cui non le utilizzi, dimostrandosi quindi virtuosa dal punto di vista climatico. “È assurdo però che i nuovi fondi provengano solo dalla vendita di quote attualmente detenute nella riserva stabilizzatrice del mercato, la riserva che era stata fatta proprio per togliere le quote dal mercato, che lo gonfiavano e facevano abbassare il prezzo di vendita. Ma se non vietiamo il carbone finisce che utilizzeremo uno strumento, pensato per ridurre l'inquinamento, per sostenere nuove fonti fossili. Su questo in Aula daremo battaglia”.

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