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Venerdì, 19 Aprile 2024
La sfida

Cosa resta di Farm to fork: così la svolta verde dell'agricoltura europea resta al palo

La strategia del Green deal per il comparto agrifood rischia di tramontare senza risultati concreti. Le liti tra gli Stati membri su riduzione dei pesticidi, benessere animale, promozione della carne e etichette

Era stata presentata come la svolta verde nell'Unione europea per conciliare agricoltura, ambiente e salute, ma la strategia Farm to fork si sta rivelando una fonte di accesi dibattiti tra Stati membri, commissari europei e produttori. I dossier che scaldano gli animi sono diversi, ma con un punto in comune: un presunto conflitto tra tutela dell'ambiente e produttività agricola. Gran parte delle aziende non sembrano disposte a rinunciare ad alcuni "privilegi" accumulati in questi anni di sussidi, che hanno favorito soprattutto le produzioni su grandi superfici, l'uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti, nonché la zootecnia intensiva.

La guerra in Ucraina, con la conseguente crisi dei mercati alimentari e l'inflazione, ha dato adito agli oppositori della trasformazione di invocare la "sicurezza alimentare" come ragione per stoppare gli obiettivi della strategia. Oltre alle numerose dichiarazioni di quest'ultimo anno, la gravità della situazione sarebbe evidenziata anche da un documento prodotto dalla Direzione Generale agricoltura e visionato dal quotidiano Politico. Le riforme inserite nel programma "Dal campo alla tavola", emerge dal testo, risultano impantanate in una palude, dove agricoltori, funzionali Ue e ministri competenti restano arroccati ciascuno sulle sue posizioni.

Opposizioni interne

Un'agricoltura più rispettosa dell'ambiente, capace di tutelare biodiversità e piccole produzioni, abbinata a diete più sane. Erano questi gli assi portanti della strategia presentata nel maggio 2020, che integrava il più ampio piano del Green Deal europeo. Un quadro votato alla sostenibilità, con pesticidi dimezzati e fertilizzanti sintetici ridotti in modo drastico, per garantire nuova fertilità ai suoli e tutela degli ecosistemi. Una prospettiva quella elaborata dai funzionari europei risultata però poco gradita alla parte più conservatrice dell'agricoltura europea, rappresentata dal commissario Janusz Wojciechowski. Sul fronte opposto la commissaria alla Salute Stella Kyriakides, cui sono state attribuite ampie responsabilità legislative connesse alla strategia e Frans Timmermans, vice-presidente della commissione e responsabile dell'attuazione del Green Deal. Alla Dg Agri sono rimaste invece principalmente le competenze relative ai mercati agricoli e alla distribuzione dei fondi della Politica agricola comune, che pesa per oltre un terzo del bilancio europeo. Ma quali sono i temi principali (e divisivi) del dibattito?

Regole comuni, comportamenti diversi

Cambiamento troppo rapido e ambizioso, secondo i critici tra cui figurano le lobby agricole italiane e francesi. Nonché oneri troppo ingenti e iniqui tra i Paesi membri. La strategia chiede di ridurre della metà l'uso dei pesticidi entro il 2030. Oltre a fa imbufalire alcuni produttori, come quelli da barbatiola da zucchero, che si sono avvalsi nel tempo di eccezioni applicate anche a sostanze vietate, sussiste un problema di ripartizione delle resposnabilità. Come ricordato di recente dallo stesso Wojciechowski, ci sono Paesi che applicano tra i 6 e i 10 chili di sostanze per ettaro, come avviene In Olanda (10,8) e in Italia (6,1), mentre altri Stati si limitano ad applicarne anche meno di 1 chilo come avviene in Romania, Finlandia e Svezia (dati Fao 2020). In sostanza le regole, seppur comuni, andrebbero vagliate caso per caso.

Etichette della discordia

Nel documento della Commissione del 12 dicembre scorso, si parlerebbe anche delle norme sul benessere animale, che secondo i funzionari rischiano di essere bloccate dai partner commerciali, come pure da produttori interni (in particolare quelli spagnoli) contrari alle limitazioni al trasporto di animali vivi. Ci sono poi le divisioni tra Paesi, come sta avvenendo per le etichette alimentari, in particolare a proposito del famigerato Nutriscore. Già introdotto da diversi anni in Francia, all'etichetta a semaforo si contrappone aspramente l'Italia e più in generale i produttori di olio, salumi e formaggi europei, penalizzati da valutazioni "severe" nei confronti dei loro alimenti ricchi di grassi.

Vino: tra brindisi e polemiche

Altro dibattito riguarda i sussidi. Dato che la Farm to fork promuove regimi alimentari più sani e ricchi di frutta e verdura, relegando a un ruolo marginale per i prodotti trasformati, molti legislatori reputano fuori luogo che l'Ue continui a versare generosi fondi per la promozione di alimenti come prosciutti e carni lavorate, nonché per il vino. Dopo una strenua battaglia, anche quest'anno però i sussidi sono stati confermati, con giubilo del nostro ministero dell'Agricoltura. Sempre a proposito di vigne e affini, altro terreno di scontro riguarda l'etichettatura degli alcolici, che il documento definisce come fonte di "forte preoccupazione politica". Queste settimane hanno visto contrapposte l'Irlanda, che intende introdurre sulle bottiglie etichette che ricalcano il modello di quelle applicate sulle sigarette, ad Italia, Francia e Spagna, patrie di grandi vini e che temono queste avvertenze possano far crollare uno dei capisaldi del loro export.

Sostenibilità VS Sicurezza alimentare

Davanti al parlamento polacco lo scorso dicembre Wojciechowski ha ricordato che "il Green Deal non è una legge", ma "un programma politico in cui sono inclusi tutti i tipi di obiettivi e che, come nel caso dei programmi politici, sarà attuato in misura maggiore o minore”, provando a ridurre la portata del piano europeo. Indebolito nelle sue competenze da Ursula von der Leyen, che ha fatto dell'accordo sull'ambiente il suo cavallo di battaglia, il commissario polacco sta tentando in tutti i modi di limare gli obiettivi ambientali e renderli meno impattanti per agricoltori e allevatori, esacerbando un ipotetico contrasto tra produzione agricola e tutela ambientale.

Un ulteriore aumento dei prezzi del cibo ed approvvigionamenti più scarsi sono il mantra ripetuto dalle confederazioni agricole per respingere ambizioni e restrizioni ambientali. Dal canto suo, come riporta Politico, alla richiesta di commento un portavoce della Commissione ha affermato: "La sostenibilità a lungo termine del nostro sistema alimentare è fondamentale per la sicurezza alimentare". Pur non facendo riferimento direttamente al documento interno, ha evidenziato che "anche in questa situazione straordinaria per quanto riguarda la sicurezza alimentare, dobbiamo continuare la transizione a un settore agricolo resiliente e sostenibile in linea con il Farm to Fork".

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