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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il ritratto / Russia

Dugin, il teorico della Nuova Russia che vuole Putin leader di Asia ed Europa

Del leader di Mosca è spesso ritenuto il “cervello” o il “Rasputin” ed è uno dei principali sostenitori della guerra in Ucraina di cui vuole la completa annessione

Durante l’annessione della Crimea nel 2014, intervenendo alla televisione di Stato, Vladimir Putin parlò più volte di “Novorossiya”, Nuova Russia, per far riferimento al naturale allargamento della Federazione anche in quei territori che appartenevano formalmente all'Ucraina ma che Mosca riteneva fossero suoi di diritto, per storia e composizione demografica, come anche il Donbass. Quel termine era stato coniato dal filosofo Aleksandr Dugin, mutuandolo nello spirito della terminologia imperialista durante l’era zarista.

Dugin è ormai conosciuto in Italia e in tutto l'Occidente, e viene spesso denominato “il cervello di Putin” o “il Rasputin di Putin”, in riferimento al mistico Grigorij Rasputin, che ebbe una forte influenza sullo zar Nicola II di Russia, l'ultimo imperatore che fu deposto e giustiziato, insieme a tutta la sua famiglia, dai bolscevichi quando questi presero il potere nel 1917. Come Rasputin Dugin ha capelli e barba lunghi, che danno anche a lui un po' un'aria da mistico, aria che contribuisce a dargli anche il suo pensiero che è un misto di nazionalismo, revanscismo, imperialismo e spiritualismo. Adesso, come Putin, attacca gli ucraini e gli avversari del Paese dandogli dei nazisti, ma da sempre il suo pensiero è considerato vicino al fascismo, e di sicuro nemico del liberalismo che ha ammorbidito l'occidente e va combattutto con un autoritarismo conservatore. Il suo lavoro è noto anche alla "nuova destra" europea nonché alla "alt-right" statunitense.

Nina Kouprianova, ex moglie del leader nazionalista bianco Richard Spencer, di origine russa, ha tradotto in inglese alcune sue opere. La più importante è sicuramente “I fondamenti della geopolitica", in cui Dugin ha delineato nei dettagli il suo piano per la Russia, e nel quale ha fatto diverse previsioni che si sono poi in qualche modo avverate, aumentando la sua fama e influenza. Ad esempio la frammentazione della Georgia, che si sarebbe poi resa evidente con la guerra del 2008, l’avvicinamento all’asse franco tedesco in funzione anti americana, lo stabilimento di un asse con l’Iran, e l’indebolimento dell’Impero statunitense, eroso dal suo interno da tensioni interrazziali e nel mondo attraverso una propaganda avversa, e infine la negazione all’Ucraina del suo diritto storico ad esistere, della sua esistenza come Stato nazione, che è stato poi ribadito da Putin e culminato con l'invasione del Paese, invasione da Dugin fortemente sostenuta.

La radicalità del suo pensiero lo ha portato però a perdere importanti ruoli accademici. All'epoca del Maidan a Kiev, quando a Odessa ci furono forti violenze con gli ucraini filo occidentali che attaccarono i cittadini russofoni ritenuti traditori, Dugin in un'intervista invitò a “uccidere” i primi e disse che “la rinascita russa” avrebbe potuto “fermarsi solo a Kiev”. Le parole fecero talmente scalpore che fu licenziato dal suo posto di capo del dipartimento di sociologia delle relazioni internazionali all’Università Statale di Mosca.

Il filosofo, nato a Mosca nel 1962 da una famiglia fedele all’ideale sovietico, madre medico e padre agente del Kgb, non è mai stato però solo un uomo di pensiero, ma anche di azione. Insieme ad Eduard Limonov fu tra i primi animatori del Partito nazionale bolscevico nel 1993, una formazione ultranazionalista che si ispira al bolscevismo ma anche al nazismo, in quello che viene ora spesso definito pensiero 'rossobruno'. La bandiera del partito è rossa con al centro un cerchio bianco al cui interno c'è una falce e martello nera, un mix perfetto dei simboli nazista e comunista. Con loro però ruppe dopo poco, per fondare successivamente il Fronte nazionale bolscevico e infine il Partito Eurasia, divenuto poi organizzazione non governativa. Ed è proprio quello il centro del suo pensiero, la costruzione di un impero, o comunque una enorme zona d'influenza guidata da Putin e da Mosca, che unisca entrambi i continenti.

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