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Venerdì, 29 Marzo 2024
Consiglio europeo / Italia

A Bruxelles la svolta sui migranti non c'è, nulla di fatto per Meloni

L'Italia ha insistito sul fatto che il tema venisse discusso alla riunione dei leader, ma alla fine solo 10 governi su 27 hanno preso la parole e nelle conclusioni del Vertice sono state inserite solo poche righe di circostanza

Solo un breve dibattito durante la cena di lavoro. Nonostante i proclami dell'Italia, alla fine quello sui migranti non è stato nemmeno un vero e proprio dibattito al Consiglio europeo di Bruxelles. La strage di Cutro non ha creato quel senso di urgenza dell'azione che alcuni speravano, e così la partita sulla riforma delle regole comuni per la gestione dei flussi è è stata rimandata al Vertice di giugno. Al suo arrivo a Bruxelles Giorgia Meloni si era detta soddisfatta sul fatto che il dossier migrazione sarebbe diventato "un tema centrale" in Europa. "Una cosa impensabile fino a qualche mese fa", si è spinta a dire.

Meloni al Vertice Ue: "Sui migranti mi aspetto passi in avanti"

Ma la centralità di questo tema nella riunione non si è vista affatto, sul tema, messo in agendo su insistenza dell'Italia, sono intervenuti solo dieci Paesi, e si è evitato così il giro di tavolo completo dei Ventisette, che solitamente richiede almeno due ore. Eppure il tempo ci sarebbe stato tutto, visto che la riunione è finita insolitamente poco dopo le nove di sera, quando normalmente si può andare avanti con le discussioni anche fino a mezzanotte ed oltre. Nel suo intervento Meloni avrebbe chiesto il rafforzamento dell'attività Sar e l'avanzamento del lavoro sui rimpatri. Il premier ha poi posto l'accento sulla situazione in Tunisia, ritenuta molto preoccupante e sul fatto che gli arrivi in Italia sono triplicati rispetto al 2022. La premier, infine, ha rimarcato che, "se questo trend continuerà, questa estate la situazione sarà fuori controllo", e per questo, ha affermato, occorre rafforzare la cooperazione con Paesi di origine e transito.

L'austerity per fermare i migranti: il "piano" di Meloni che la Tunisia rifiuta

Nelle striminzite conclusioni sul tema, i leader si sono limitati a scrivere che "la presidenza del Consiglio e la Commissione hanno informato il Consiglio europeo sui progressi nell'attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023 sulla migrazione. Ricordando che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea", e che "il Consiglio europeo chiede una rapida attuazione di tutti i punti concordati", ed "esaminerà l'attuazione a giugno". La parola "rapida" è di fatto l'unica vera vittoria dell'Italia che con i suoi sherpa ha insistito sul suo inserimento nelle trattative pre Vertice per settimane. Una magra consolazione per il nostro Paese.

"Il lavoro si è accelerato sulla dimensione esterna" del fenomeno migratorio, ha detto nella conferenza stampa finale il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "Stiamo rinforzando le capacità di Search and rescue dei partner nord africani, e questo è stato affiancato da maggiori sforzi nella lotta ai trafficanti di esseri umani", ha aggiunto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ma che le posizioni tra Stati di primo ingresso e Stati del nord Europa siano ancora lontane, per quanto riguarda la condivisione degli sforzi di accoglienza, lo dimostrano le parole di Mark Rutte. "Per avere un maggiore controllo sul grande afflusso di migranti in Europa, i Paesi Bassi ritengono essenziale attuare rapidamente gli accordi presi a febbraio, ad esempio per quanto riguarda il regolamento di Dublino", ha detto il premier olandese. Che tradotto significa: i migranti devono tenerseli i Paesi di primo ingresso e bisogna fermare i movimenti secondari.

"Sul nuovo Patto Ue per la migrazione e l'asilo la cosa più importante è evitare una frattura tra Paesi di primo ingresso e quelli che ricevono questa migrazione", ha detto invece il premier spagnolo Pedro Sanchez. E il socialista in questa partita potrebbe rivelarsi un prezioso alleato dell'Italia, più di Viktor Orban, con cui la leader di Fratelli d'Italia ha un rapporto privilegiato. "La posizione ungherese è chiara e semplice: no alle migrazioni! No al gender! No alla guerra!", è stato il solo commento del premier ungherese della giornata, rilasciato tramite Twitter.

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