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Giovedì, 28 Marzo 2024
Le reazioni / Tunisia

Così l'Europa "appalta alle dittature" la gestione dei migranti

Migranti e richiedenti asilo rischiano di essere ricollocati anche in Paesi con regimi autoritari. Questa la principale critica al nuovo accordo Ue, che neppure Orban gradisce

Ritrovarsi in Paesi con dittature e regimi autoritari, peraltro in luoghi con cui non si hanno legami veri e propri, se non quello di esservi passati per raggiungere l'Europa. Questo il destino che Bruxelles ha deciso per i migranti, "subappaltando" ai Paesi terzi il loro ricollocamento, dopo che in passato ha già autorizzato Libia, Turchia ed Egitto a bloccare nei loro confini le persone dirette nell'Ue. Sull'accordo sui migranti e sul nuovo patto per l'asilo, concordato dalla Commissione europea con gli Stati europei, sono piovute numerose critiche, sia da parte dei Verdi e della Sinistra europea, che dalle Ong come Open Arms. Mentre l'Italia applaude all'idea del ricollocamento nei Paesi terzi, la destra di Viktor Orban si è opposta in sede di votazione al piano di Bruxelles. Sgradita la parte in cui si obbligano gli Stati a pagare una "compensazione" (vedi "multa") nel caso in cui ci si rifiuti di ricollocare un migrante sul proprio territorio. Una situazione che potrebbe far sgretolare l'alleanza tra il governo guidato da Giorgia Meloni e quello di Orban, finora andati a braccetto sul tema migranti.

Spediti verso regimi autoritari

L'8 giugno, dopo lunghe trattative, i ministri degli Affari interni hanno trovato un primo accordo con Bruxelles sul nuovo sistema di accoglienza nei confronti di migranti e richiedenti asilo. Tra le misure inserite c'è stata anche quella proposta dal ministro italiano Matteo Piantedosi, in base alla quale i migranti potranno essere rimpatriati anche in una nazione di transito, se ritenuta un "Paese sicuro". Ai governi viene attribuita anche una certa discrezionalità nello stabilire se quello Stato è sicuro o meno. In sostanza, un migrante che dovesse entrare in Italia attraverso la Libia, a prescindere dalla sua nazionalità, potrebbe essere rispedito lì e non nella sua nazione di origine. Resterebbe necessaria un'accettazione da parte della Libia stessa.

"L'accordo di stasera asseconda le richieste dell'estrema destra a spese dei valori europei", ha commentato a caldo Philippe Lamberts, presidente del Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo. "Gli Stati membri [...] sembrano ben felici di appaltare la questione a regimi e dittature discutibili. Non dobbiamo dare un assegno in bianco per il denaro dell'Ue ad autocrati e signori della guerra al solo scopo di impedire ai migranti di entrare nell'Ue", ha aggiunto l'esponente dei Verdi, i quali propongono come unica soluzione accettabile "l'equa ridistribuzione dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati membri".

Pagati per respingere

Parlando di "appalto", Lambert fa riferimento alle misure già adottate in questi anni di "esternalizzare" le frontiere europee, pagando (e profumatamente) alcuni Paesi affinché trattengano sui loro territori i migranti ed evitando così il loro ingresso negli Stati dell'Ue. Con questa nuova misura, questi patti potrebbero estendersi anche alle situazioni di ricollocamento, valide per persone già arrivate in Europa e poi di fatto espulse. Ma a quali regimi e dittature si riferisce i presidente dei Verdi? Pensiamo alla Libia, con cui l'Italia ha stipulato nel 2017 un memorandum (rinnovato nel 2022) affinché il governo italiano fornisca aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche per ridurre i flussi migratori, fornendo loro motovedette, un centro di coordinamento marittimo e attività di formazione. La stessa Libia dove sono all'ordine del giorno, secondo i report delle Nazioni Unite, omissioni di soccorso e respingimenti, per non parlare di torture, stupri e violenze di ogni tipo nei confronti delle persone che transitano dal Paese per tentare il viaggio nel Mediterraneo.

Frontiere spostate

Sul fronte Orientale dei confini europei c'è il caso dell'accordo stipulato direttamente dall'Unione europea con l'autoritario Recep Erdogan, il cui governo ha ottenuto negli anni scorsi 6 miliardi di euro per trattenere i rifugiati, soprattutto siriani, in Turchia ed impedire loro di raggiungere l'Europa. Tornando sul versante del Mediterraneo, a fine ottobre Bruxelles ha trovato un accordo con Il Cairo (versando 80 milioni di euro) affinché blocchi le partenze dall'Egitto, dalle cui coste erano partite in dieci mesi oltre 6mila persone, arrivate poi in Italia. Lo stesso Egitto nel quale ha trovato la morte in circostanze scandalose, più che misteriose, il ricercatore italiano Giulio Regeni. C'è poi il recente accordo tra i vertici europei e la Tunisia per trattenere i migranti siglato ad aprile, sempre su pressione di Roma.

Calpestare il diritto d'asilo

A proposito del diritto d'asilo, il piano proposto da Bruxelles "non sostituisce Dublino", ma "lo rafforza e lo rende più disumano e insicuro", hanno commentato gli eurodeputati della Sinistra europea (The Left). Secondo gli esponenti del gruppo, il sistema porterà a una maggiore detenzione e a decisioni di rimpatrio sistematico verso Paesi terzi, "calpestando" il diritto di asilo. "Il fatto che in futuro anche le famiglie con bambini saranno messe in campi in condizioni di detenzione alle frontiere dell'Ue non è un 'successo storico' - tranne forse per tutti i governi di destra in Europa", ha commentato in un tweet Cornelia Ernst, eurodeputata tedesca in quota Sinistra europea. Forti dubbi li esprimono anche le Ong, impegnate da diversi anni nel recupero delle persone nel Mediterraneo per ovviare alle carenze strutturali degli Stati. "È un accordo che non mi sembra efficace, vedremo quello che accadrà. Ci vorrà del tempo, almeno sei mesi. Vediamo, nel frattempo, quello che accade in Italia, Spagna Grecia, che sono i Paesi coinvolti, ma non ci sembra che ci siano state decisioni importanti, fino ad ora", ha dichiarato Oscar CampS, fondatore della Open Arms a proposito dell'accordo sui migranti e sul nuovo patto per l'asilo.

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