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Giovedì, 28 Marzo 2024
Adesione Ue

Albania, Serbia e Macedonia del Nord sulle barricate: fateci entrare in Ue

La velocità con cui viene esaminata la richiesta di adesione dell'Ucraina ha scatenato l’ira dei Balcani occidentali, che aspettano da anni. I leader dei tre Paesi hanno minacciato di non partecipare al vertice dell’Ue

La velocità con cui Bruxelles ha esaminato la richiesta di adesione dell'Ucraina all’Ue, e con la quale probabilmente darà il via libera all'inizio del percorso, non è piaciuta ai leader di Albania, Macedonia del Nord e Serbia, che da anni sono in una situazione di stallo. Nella giornata di ieri il presidente serbo Aleksander Vučić ha dichiarato aveva detto che stava prendendo in considerazione la possibilità, assieme suoi omologhi albanesi e macedoni del Nord, di non prendere parte in segno di protesta all'incontro con i capi di Stato e di governo dell'Ue, che si terrà domani prima del Consiglio europeo.

“Sembra che alla fine sentiremo un altro 'No, mi dispiace!'. L'intera Unione rapita dalla Bulgaria non è un bello spettacolo da vedere! Cosa fare?”, ha twittato ieri Edi Rama, il primo ministro albanese, che questa mattina ha poi cambiato idea e confermato la sua presenza al vertice. Nonostante la scelta di prendere parte al Consiglio, il malcontento resta: “Non si sentirà parlare molto di noi, ma chiederemo di essere ascoltati sull'idea di una Nuova Comunità Politica Europea, che sosteniamo, sull'Open Balkan che porta avanti lo spirito dell'Europa e sul nostro rapimento dalla Bulgaria che lo distrugge”, ha scritto Rama su Twitter. “Ho appena saputo che oggi in Bulgaria si sta muovendo qualcosa. Troppo presto per essere ottimisti e troppo poco per cambiare la parte del discorso di domani in cui la Bulgaria viene criticata come un paese che ha sequestrato due Paesi della Nato mentre c'è una guerra calda al confine con l'Europa!”, ha continuato il premier.

Albania, Serbia e Macedonia del Nord sono ufficialmente candidati all'adesione dal 2014 la prima e dal 2012 le altre due, e rispetto alla presentazione della domanda hanno dovuto aspettare tre anni le prime due e un anno e mezzo la terza. Ma i negoziati per l'adesione al blocco Ue dell’Albania, fortemente sostenuto dall'Italia, sono al palo da due anni: a fine 2019 sembrava ormai cosa fatta. Ma di mezzo si mise il premier Emmanuel Macron, che pose di fatto un veto. Per il leader francese si trattava di un problema tecnico legato ai criteri fissati da Bruxelles per l'adesione, considerati poco stringenti (visti anche i precedenti dell'allargamento a Est). Ma in realtà a bloccare Tirana c'è anche (se non soprattutto) una questione politica e di equilibri di potere in seno all'Ue: il nodo non è tanto l'Albania, ma la Macedonia del Nord. Già, perché l'allargamento ai Balcani occidentali a cui sta lavorando l'Europa prevede un "pacchetto" con due Paesi: Albania e Macedonia. Se entra l'una, deve entrare anche l'altra. E la Macedonia del Nord ha da tempo posto una serie di grattacapi a Bruxelles.

Prima c'era l'annosa questione con la Grecia, alleato di ferro della Francia: Atene e Skopje, capitale macedone, sono storicamente ai ferri corti per la contesa su una regione greca, che si chiama per l'appunto Macedonia, come l'impero che fu di Alessandro Magno e di cui la Grecia ritiene di essere l'unico 'erede'. Nel 2018, l'allora governo ellenico di Alexis Tsipras raggiunse uno storico accordo con Skopje, che accettò di modificare il proprio nome da "Macedonia" a "Macedonia del Nord", promettendo di fatto di non avanzare in futuro pretese sulla regione omonima della Grecia. L'accordo sembrò sbloccare l'impasse.

Lo scorso marzo, la Commissione aveva (ri)proposto l’avvio dei negoziati. Ma tornati ai tavoli dei leader Ue ecco spuntare un nuovo veto, stavolta da parte della Bulgaria. Anche per Sofia il problema sarebbe la Macedonia del Nord, che i bulgari considerano parte del loro Stato e della loro Storia. Lo "scippo", secondo i nazionalisti della Bulgaria, è avvenuto con la guerra balcanica di inizio Novecento, che portò il territorio macedone nel Regno di Serbia, ed è proseguito con la nascita della Jugoslavia. Diverso il parere di Skopje, che rivendicano una identità e una lingua diverse rispetto alla Bulgaria, anche se i due idiomi sono molto simili.

Un altro ostacolo che i leader dei Balcani occidentali e dell'Ue dovranno superare nel prossimo incontro è il rifiuto della Serbia di aderire alle sanzioni contro il Cremlino, soprattutto a causa della sua dipendenza dal gas russo. Inoltre, Vučić ha esitato a condannare apertamente la guerra e a Belgrado si sono tenute numerose manifestazioni filo-russe.

Il vertice riunirà i leader del blocco e le loro controparti dei Balcani occidentali. All'ordine del giorno ci sarà la decisione sullo lo status di candidato dell’Ucraina e, potenzialmente, cosa c'è in serbo per il percorso di adesione dell'Albania e della Macedonia settentrionale. "I Balcani occidentali sono importanti per l'Ue e l'Ue è importante per i Balcani occidentali. Pertanto, dobbiamo rilanciare il processo di allargamento e far progredire l'integrazione dei nostri partner", ha dichiarato il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel nella sua lettera di invito alla riunione dei leader che si terrà il 23-24 giugno nella capitale belga.

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