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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'abbraccio col dittatore / Armenia

Così Europa e Italia finanziano la nuova guerra tra Azerbaigian e Armenia

La ripresa degli scontri tra i due Paesi avviene a poche settimane dall'intesa tra Baku e Bruxelles sul gas e il raddoppio del Tap

Una nuova guerra che si intreccia con le vie del gas che portano all'Europa. È quella che è (ri)scoppiata tra Armenia e Azerbaigian e che ha già fatto circa 100 morti. Entrambi i Paesi si accusano a vicenda di aver ripreso le ostilità, dopo la tregua raggiunta nel 2020 dopo il secondo conflitto per il controllo del Nagorno-Karabakh, la regione contesa da almeno un secolo da Baku e Yerevan, e dove c'è un'autoproclamata repubblica pro-Armenia. Stavolta, però, gli scontri sono avvenuti fuori da questa regione, nelle armene Jermuk e Verin Shorzha, il che confermerebbe le ricostruzioni secondo cui saremmo di fronte a un'aggressione dell'Azerbaigian. Un'aggressione che potrebbe essere la conseguenza indiretta della guerra in Ucraina e del ruolo più centrale di Baku nell'approvvigionamento di gas e petrolio verso l'Europa (e l'Italia) 

Del resto, la nuova offensiva di Baku ha una coincidenza temporale sospetta con l'accordo sottoscritto lo scorso luglio con la Commissione europea, quando la presidente Ursula von der Leyen si recò nel Paese per stringere la mano a Ilham Aliyev, il leader dell'Azerbaigian, arrivato al potere nel 2003 dopo 10 anni di governo incostrato del padre. Quella stretta si è tradotta in aumento del 30% delle esportazioni di gas dai giacimenti azeri all'Europa attraverso il Tap: 10-12 miliardi di metri cubi diretti in Grecia e Italia entro il 2022 per sostituire le forniture russe. Inoltre, Bruxelles e Baku sono sulla buona strada per finanziare il raddoppio del gasdotto transadriatico. 

L'intesa con l'Ue fece storcere il naso a non poche organizzazioni umanitare internazionali, che da tempo sottolineano le violazioni di diritti sociali, politici e umanitari nel Paese. Secondo il Democracy index dell'Economist, quello di Baku è un regime autoritario che lo piazza al 141esimo posto du 167 Paesi analizzati per lo stato delle democrazia. La Russia, per fare un confronto, è 121esima. Eppure, proprio Mosca ha da sempre avuto un ruolo nelle tensioni tra Azerbaigian e Armenia.

Le due ex repubbliche sovietiche diedero grattacapi al Cremlino già all'interno dell'Urss. Dopo la dissoluzione dell'Unione sovietica, la Russia ha continuato a esercitare la sua influenza nell'area, prediligendo però i rapporti con l'Armenia. Baku ha invece potuto contare sul sostegno sempre più stretto della Turchia, a cui la lega, tra le altre cose, un oledotto che porta il petrolio azero sulle coste mediterranee turche e da qui in giro per l'Europa e il mondo. La differenza tra i due sponsor di Baku e Yerevan è che in questo momento Mosca deve fare i conti con la guerra in Ucraina e le sanzioni, e non ha certo la forza di impegnarsi dalle parti del Nagorno-Karabakh. Ankara, invece, sta cercando di allargare la sua sfera di influenza nell'area eurosiatica, dai Balcani all'Azerbaigian. 

Diversi osservatori internazionali avevano previsto che l'intesa con l'Ue, unita al supporto della Turchia avrebbero riacceso la fiamma, mai sopita del tutto, del conflitto azero-armeno. E così è stato: a fine agosto, dopo appena un mese dal viaggio di von der Leyen, l'esercito di Baku ha ripreso sotto il suo controllo la città di Lachin e i villaggi vicini di Zabukh e Sus, di fatto tagliando il corridoio che collega l'Armenia con il Nagorno-Karabakh. Una palese violazione degli accordi presi in triangolazione con la Russia nel 2020, quando il cessate fuoco aveva posto fine a un conflitto che aveva provocato oltre 6.500 vittime.

All'epoca, l'Azerbaigian era riuscito comunque a riprendere il controllo di una buona parte della regione, e si era impegnato a garantire le comunicazioni tra Yerevan e la popolazione armena nel resto del Nagorno-Karabakh. Un impegno disatteso. Adesso, la nuova offensiva, che mette non poco in imbarazzo l'Ue, tanto più dopo che von der Leyen ha definito Baku "un partner affidabile". Il problema è che mentre l'autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh non è riconosciuta a livello Onu, l'Armenia lo è. E gli attacchi dell'Azerbaigian sono di fatto un'aggressione simile a quella della Russia in Ucraina.  

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