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Giovedì, 18 Aprile 2024
La strategia

Sulle armi l'Europa non bada alle spese: "Prepararsi alla guerra di domani"

Bruxelles chiede agli Stati membri di spendere 70 miliardi di euro in più fino al 2025. Poche ore prima del missile in Polonia, il capo della diplomazia Ue ha svelato il piano di difesa comune

"Dobbiamo essere pronti a combattere la guerra di domani, non quella di ieri". Le parole del capo della diplomazia Ue Josep Borrell, arrivate con qualche ora di anticipo sui due missili che hanno colpito la Polonia facendo due morti, rischiano di diventare profetiche. Ancora non sono chiare le conseguenze del primo attacco militare a un Paese membro della Nato. Ma quel che è certo è che l'Ue ha deciso di investire con decisione in un sistema di difesa militare comune, colmando il gap di spesa bellica accumulato negli anni scorsi e ponendosi l'obiettivo di "battere il futuro", per dirla con Borrell.

Di qui la necessità di stanziare 70 miliardi di euro in spesa militare aggiuntiva da oggi al 2025. Il piano svelato da Borrell al termine della riunione dei ministri della Difesa Ue mira innanzitutto a superare la frammentazione tra i 27 Paesi. "Gli Stati Uniti hanno molti carri armati ma di un solo tipo. Nell'Ue, invece, ce ne sono molti meno ma di nove tipi diversi", ha fatto notare prima della riunione il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, invitato per discutere del futuro della difesa Ue. Un avvenire che non sarà in contrasto con l'Alleanza atlantica dal momento che l'obiettivo dei Ventisette "è lavorare a stretto contatto con la Nato e i partner in tutto il mondo per difendere l'ordine internazionale basato sulle regole e rifiutare la nozione delle sfere di influenza utilizzata nel secolo scorso", ha sottolineato Borrell mentre esponeva il piano per rendere l'Ue una potenza militare.

"Dal 2008, quando è scoppiata la crisi finanziaria, tutti in Europa hanno tagliato le spese per la difesa in modo piuttosto scoordinato", ha spiegato il capo della diplomazia Ue. Il budget militare "è diminuito da 190 a 160 miliardi all'anno". Poi è arrivata la prima guerra in Ucraina: "L'invasione della Crimea è stata un campanello d'allarme e da allora le spese militari hanno ricominciato a crescere, ma molto lentamente". Lo scorso anno la spesa militare complessiva dell'Ue ha toccato quota 214 miliardi di euro, "quindi di più in termini nominali che nel 2005", ha fatto notare Borrell avvertendo però sulle differenze di inflazione che rendono questo aumento di budget ancora insufficiente per recuperare il terreno perso durante la crisi finanziaria. Il recupero effettivo (ribattezzato Recovery point nei documenti Ue) si avrà solo dopo il 2023, sempre ammesso che i Paesi continuino ad aumentare la spesa in armamenti.

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Ma per difendersi dalla "guerra di domani" ci vuole ben altro: "70 miliardi di euro è l'importo della spesa aggiuntiva per la difesa che gli Stati membri prevedono da qui al 2025". Se i Ventisette manterranno gli impegni presi "non solo potremo riparare il passato ma faremo molto di più". Questo 'extra' verrà raggiunto con i cento progetti di cooperazione militare caldeggiati dall'Ue e che coinvolgono i Paesi europei. 

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Oltre agli sforzi di coordinamento, Bruxelles ha promesso di fare la sua parte in termini di finanziamento. Il bilancio Ue 2023 prevede lo stanziamento di 2,1 miliardi di euro per il capitolo 'Sicurezza e difesa', con oltre 215 milioni di euro per gli sforzi di mobilitazione militare. E a prescindere dalle promesse, l'impegno per un'Unione della difesa è un terreno che mette d'accordo Bruxelles con il nuovo governo italiano.

Adattare le strade al passaggio dei mezzi militari: il piano Ue anti-Russia

In campo militare "si prosegue su una strada che è nata pochi anni fa è che sta procedendo a tappe forzate anche a seguito del conflitto", ha dichiarato il ministro alla Difesa, Guido Crosetto, al termine del suo primo incontro con gli omologhi Ue. "Le situazioni di evoluzioni negative, pensiamo a quello che sta accadendo nei Balcani in questi giorni, possono scoppiare da un momento all'altro" e "viviamo un tempo che nessuno poteva immaginare due o tre anni fa", ha concluso il ministro. Di qui l'impegno dell'Italia per andare nella direzione indicata dall'Ue. 

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