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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Donna lasciata morire per non uccidere il feto, ora il governo scarica la colpa sui medici

Il ministro della Salute della Polonia difende la legge anti-aborto e accusa l'ospedale di negligenza. Il decesso della giovane aveva scatenato un'ondata di proteste

La morte della giovane donna in Polonia, avvenuta dopo che i medici si erano rifiutati di eseguire un aborto di emergenza per rispettare le nuove norme anti interruzione di gravidanza, aveva, nelle scorse settimane scosso l'opinione pubblica polacca e portato a una ferma condanna da parte dell'Ue. Ora, a distanza di un mese dal tragico evento arrivano i risultati dell'inchiesta richiesta da Adam Niedzielski, ministro della salute polacco: il decesso della giovane è stato causato dalle "decisioni sbagliate" da parte dei medici che l'hanno presa in carico. Izabela Sajbor, così si chiamava la donna, è morta per shock settico dopo che i medici hanno aspettato che il suo feto, a cui erano stati diagnosticati gravi difetti alla nascita, morisse prima. Una ricostruzione che sembra scaricare le colpe sull'ospedale, e salvare invece la legge voluto dal governo di Varsavia. 

"Sono state solo decisioni sbagliate, che purtroppo accadono", ha spiegato Niedzielski a Tvn24 questa mattina, anche se ha rifiutato di rivelare ulteriori dettagli prima della pubblicazione del rapporto. Secondo Jolanta Budzowska, avvocata della famiglia della vittima, però, le responsabilità sono più ampie: la riluttanza dei medici a interrompere la gravidanza di Izabela prima che il feto morisse sarebbe il risultato della sentenza dell'anno scorso della Corte Costituzionale, che ha messo fuori legge gli aborti dovuti alla diagnosi di difetti di nascita. Certo, il testo prevede che l'aborto avvenga in caso di pericolo di morte della donna, ma lo stesso Niedzielski ha ammesso che "l'interpretazione della sentenza dell'anno scorso potrebbe aver portato un medico ad avere paura di prendere una decisione". Non a caso, il suo ministero ha emesso una nuova guida per gli ospedali sul trattamento delle complicazioni nelle gravidanze, spiega Notes from Poland.

Intanto, la morte della giovane donna ha riacceso le proteste contro la legge, con migliaia di persone scese in strada. Un sondaggio condotto questo mese ha mostrato che quasi tre quarti dell'opinione pubblica vuole che la legge sia ammorbidita. Negli ultimi 10 mesi, solo 300 donne polacche hanno avuto accesso ai servizi per l’aborto negli ospedali nazionali, tutte ammesse solo perché rischiavano di morire.. Nell'ultimo anno, l'ong "Aborto senza frontiere" ha aiutato 34mila donne provenienti dalla Polonia ad accedere all’interruzione di gravidanza, un numero che rappresenta solo una frazione del totale di coloro che necessitano di sostegno per accedere a questo servizio. In una risoluzione approvata lo scorso mese, il Parlamento europeo ha invitato i Paesi membri a cooperare più efficacemente per facilitare l'accesso transfrontaliero ai servizi abortivi, ad esempio garantendo alle donne polacche l'accesso a un aborto gratuito e sicuro in altri sistemi sanitari nazionali, cosa che sta già facendo da tempo il Belgio e che dalla scorsa settimana ha iniziato a fare anche l'Olanda.

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