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Giovedì, 25 Aprile 2024

Perché l'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato inguaia Putin

Per il presidente russo Vladimir Putin, è una sorta di incubo che si avvera. Oltre che una sconfitta geopolitica nel pieno di una guerra scatenata con l'obiettivo dichiarato di fermare l'accerchiamento della Nato via terra e via mare. Già, perché con l'ingresso di Finlandia e Svezia nell'Alleanza nordatlantica, non solo il confine condiviso da Russia e alleati raddoppierà, ma il rischio per Mosca è di ritrovarsi indebolita anche nel mar Baltico e, forse, nella corsa all'Artico. Il tutto a causa di due Paesi che nel complesso contano su poco più di 15 milioni di abitanti. Come è possibile ciò? E come si è arrivati a questo punto?

La neutralità

Uno sguardo indietro è d'obbligo. Dopo la Seconda guerra mondiale, Finlandia e Svezia decisero di non aderire alla nascente Organizzazione del Trattato del Nord atlantico, meglio nota ai nostri lidi con l'acronimo inglese Nato. Sia Helsinki che Stoccolma hanno ritenuto che far parte di questa alleanza avrebbe compromesso i rapporti con Mosca, e inoltre il loro restare neutrali faceva quadrare i conti nei negoziati tra le forze vincitrici della guerra per creare il nuovo ordine mondiale. I due Paesi, però, hanno vissuto la neutralità in modo diverso.

La Finlandia, che fino al 1917 dipendeva da Mosca e che durante la Seconda guerra mondiale si alleò con la Germania nazista pur di tenere a distanza il ritorno delle truppe sovietiche, trovò proprio al termine del conflitto un'intesa con la Russia: i finlandesi aiutarono Mosca a scacciare le ultime resistenze tedesche, e in cambio ottennero nel 1948 un'indipendenza maggiore di quella concessa, per esempio, ai Paesi a Est della Cortina di ferro. Per la Svezia, invece, la neutralità post-bellica era la naturale prosecuzione del multilateralismo praticato già da tempo, seppur con qualche eccezione: nel 1939, per esempio, inviò armi proprio a Helsinki per aiutarla a difendersi dai sovietici. 

Il progressivo allineamento

Il succo di questo breve excursus storico è che i due Paesi scandinavi hanno sempre visto come un pericolo la vicinanza alla Russia, ma durante la Guerra fredda hanno cercato di mantenere il più possibile buoni i rapporti con Mosca. Lo hanno fatto seguendo strade diverse: la Finlandia ha curato molto il suo esercito, sia per quanto riguarda la preparazione dei soldati, sia per la spesa in armamenti. E ha continuato a farlo anche dopo il crollo dell'Unione sovietica. La Svezia ha invece praticato una politica volta, per esempio, al disarmo nucleare, e con la fine della Guerra fredda ha cominciato a indebolire il suo esercito. 

La prima vera svolta si è avuta con l'ingresso nei due Paesi nell'Ue nel 1995, che ha ridotto nei fatti la loro neutralità nei confronti di Mosca: "non allineati" alla Nato, ma anche "non neutrali", era la formula usata per spiegare la loro nuova posizione. Questo risultò vero per oltre un decennio. Ma poi le cose cominciarono a cambiare anche sotto il profilo dell'allineamento. E, almeno nei tempi, in risposta al crescente attivismo militare della Russia di Putin.

Nel 2009, un anno dopo l'attacco russo in Georgia, per esempio, Stoccolma e Helsinki hanno formato la Nordic defense community (Nordefco) insieme a tre vicini Nato, ossia Danimarca, Norvegia e Islanda. Dal 2014, anno della guerra in Crimea, entrambe le capitali hanno anche stipulato con l'Alleanza i cosiddetti accordi di Paese ospitante, che consentono alle truppe Nato di stazionare nei loro territori. Da maggio 2018 esiste una cosiddetta Dichiarazione di intenti trilaterale tra Finlandia, Svezia e Usa, che prevede la cooperazione in varie aree militari. In quell'anno, Stoccolma ha anche ripristinato l'obbligo di leva. Infine, in quanto i partner esterni più vicini della Nato (Enhanced opportunity partners), Svezia e Finlandia, oltre ad aver progressivamente aumentato le loro spese militari, hanno anche raggiunto un'elevata interoperabilità tra i loro eserciti e quelli dell'Alleanza. 

L'opinione pubblica ha paura 

In altre parole, in parallelo con il crescente interventismo di Putin sulla scena internazionale, i due Paesi scandinavi hanno in qualche modo preparato un loro eventuale ingresso nella Nato. L'invasione dell'Ucraina è servita a far superare l'ultimo miglio di questo percorso, o meglio l'ultimo ostacolo: l'opinione pubblica. Fino a poco prima della guerra contro Kiev, i favorevoli all'ingresso nell'Alleanza, in Finlandia come in Svezia, erano in netta minoranza. Oggi, gli ultimi sondaggi mostrano che il sostegno all'adesione è triplicato a circa il 75% tra i finlandesi ed è salito a circa il 60% tra gli svedesi. "Il comportamento imprevedibile della Russia è un problema imminente", ha sintetizzato il ministro degli Esteri di Helsinki per spiegare l'improvviso cambio di prospettiva dell'opinione pubblica.

Cosa deve temere Putin

Ma perché l'eventuale ingresso di questi due Paesi è il "peggiore incubo per Putin", come scrive il tedesco Welt? Da un punto di vista geografico, ci sono i 1.300 chilometri di confine che la Finlandia condivide con la Russia, più del doppio della frontiera che Mosca condivide oggi con i Paesi Nato. La Svezia, invece, darebbe una posizione privilegiata sul mar Baltico.

Dal punto di vista militare, l'aggiunta delle forze armate di Finlandia e Svezia rappresenterebbe un importante impulso alle risorse della Nato nel Nord Europa. La Finlandia, come dicevamo, ha un esercito tra i più addestrati e moderni, anche in quanto a equipaggiamenti e armi, a livelli internazionale. Le truppe ufficiali arrivano a 12mila unità, ma allargando lo sguardo a tutte le forze armate, comprese le guardie di frontiera, si arriva a 280mila unità. Inoltre, circa due terzi della popolazione maschile hanno una preparazione militare e il ministero della Difesa ha recentemente calcolato che i riservisti pronti a imbracciare le armi in caso di necessità siano circa 900mila. La loro formazione, ha spiegato l'analista finlandese Stefan Forss, è incentrata sulla "difesa contro un grande attacco russo". Una formazione che è anche allargata a manager e imprenditori, con corsi annuali di tre settimane. Da un punto di vista dei mezzi a disposizione, poi, Helsinki può vantare una flotta ampia e moderna, in particolare per quel che riguarda le forze aeree: oggi ha 18 caccia F-18 di fabbricazione Usa, ma a breve questi saranno sostituiti da ben 64 F-35 ha annunciato il governo di recente.   

La Svezia, dal canto suo, pur non vantando un esercito preparato e moderno come quello finlandese, può dare all'Alleanza il supporto della sua marina militare, che sta giocando un ruolo cruciale nel mar Baltico. Inoltre, Stoccolma ha di recente aumentato la difesa dell'isola di Gotland, considerata come l'avamposto più importante per il controllo strategico di quest'area, tanto più se si considera che a 300 chilometri dall'isola c'è l'enclave russa di Kaliningrad. Inoltre, anche le forze aeree svedesi sono ben attrezzate. 

Ma i vantaggi dell'ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato non finiscono qui. Helsinki, per esempio, ha uno storico lavoro di intelligence sulla Russia che può tornare comodo agli alleati. E insieme a Stoccolma possono dare una mano anche da un punto di vista della sicurezza informatica, grazie a Nokia e Ericsson, che sono tra i grandi fornitori mondiali della tecnologia 5G. Infine, entrambi i Paesi controllano parti dell'Artico, lì dove Russia e adesso anche la Cina stanno cercando di allargare la loro sfera di influenza. Non è un segreto che in questo angolo del mondo la Nato voglia frenare le mire di Mosca e Pechino.

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