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Giovedì, 18 Aprile 2024
Consiglio europeo / Francia

Sì al nucleare in cambio di un aiuto sui migranti: tra Meloni e Macron prove d'intesa

L'Italia pronta a sostenere le richieste di parigi di inserire l'energia atomica tra le fonti Verdi e spera in un supporto sulla questione dei flussi e magari anche nella partita sui biocarburanti

Italia e Francia provano a lasciarsi alle spalle i dissapori del passato in nome dei propri, reciproci, interessi nazionali. La crisi politica scatenata a Parigi dalla contestata riforma delle pensioni e la problematica della gestione dei flussi migratori, aggravata dalla crisi in Tunisia, sembrano aver spinto a più miti consigli Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. I due ieri hanno avuto una discussione che il presidente francese ha definito "molto buona" e che per quello italiano è avvenuta in un "clima molto produttivo e molto favorevole".

In più di un'ora di bilaterale, che si è tenuto al termine della prima giornata di lavori del Consiglio europeo a Bruxelles, i temi affrontati dai due leader hanno spaziato dall'energia, alla finanza e naturalmente ai migranti. "Mi pare che ci sia voglia di collaborare su materie che sono comunque d'importanza strategica, sicuramente per l'Italia e per la Francia", e su cui i reciproci interessi "possono collimare", ha detto oggi Meloni al termine del Vertice. La leader di Fratelli d'Italia, ha sostenuto di aver registrato sul tema della gestione dei flussi migratori "una grande disponibilità ad affrontare la questione in modo strutturale da parte del presidente Macron".

Alla fine della due giorni di dibattiti tra i capi di Stato e di governo dei Ventisette, da entrambe le parti sono arrivati i primi segnali di un riavvicinamento (strategico). Il premier italiano ha aperto al nucleare francese, sostenendo che dovrebbe essere incluso tra le energie ritenute amiche dell'ambiente e utili alla lotta al Cambiamento climatico. Il presidente francese ha detto che occorre riuscire ridurre la pressione migratoria sul nostro Paese. "Condivido la posizione sulla neutralità tecnologica, quindi sì, penso che tutte le tecnologie che possono garantire gli obiettivi che l'Unione europea si è data debbano essere riconosciute, indipendentemente dalla scelta italiana in tema di nucleare", e quindi "se le altre nazioni vogliono utilizzare una tecnologia che rispetta determinati target secondo me è giusto che lo possano fare", ha concesso Meloni.

Parigi da tempo si sta battendo per inserire a livello europeo l'energia atomica, di cui la Francia è al principale produttrice del blocco, sia inclusa tra quelle utili alla battaglia per la riduzione delle emissioni, e che quindi potranno beneficiare pubblici e altri vantaggi. E Meloni sembra disposta a sostenere questa battaglia, magari in cambio di un aiuto alla battaglia del suo governo che punta a includere anche i biocarburanti tra le energie a emissioni zero, e permettere alle vetture a motore alimentate con questi carburanti di continuare a essere venduti anche dopo il 2035.

Il nostro Paese si è accodato alla Germania, che ha strappato una deroga per gli eFuel, i carburanti sintetici a emissioni "neutre" (sono creati dalla C02 catturata dall'atmosfera, e quindi a somma zero per quanto riguarda le emissioni), ma la Commissione non sembra affatto disposta ad includere in questa deroga anche i biocarburanti, una tecnologia su cui l'Italia, con l'Eni, sta puntando molto. "La partita sui biocarburanti non è affatto persa", ha assicurato Meloni, secondo cui "stiamo dimostrando come i biocarburanti rispettino le emissioni zero".

Altro dossier su cui Roma e Parigi hanno trovato una convergenza è quello della Tunisia, e quindi dei flussi di migranti. La situazione dello Stato nordafricano "è molto preoccupante per la tensione politica e la crisi economica che sta vivendo", ha affermato Macron, assicurando che "c'è la volontà di agire insieme, sia per aiutare la Tunisia a ritrovare la stabilità politica sia per fermare i flussi migratori, attraverso la cooperazione e il dialogo con il presidente tunisino". Per l'inquilino dell'Eliseo bisogna "fermare i flussi migratori che partono dalla Tunisia, che aumentano la pressione sull'Italia e sul resto d'Europa".

Il Paese africano è nel pieno di una crisi economica che preoccupa l'Occidente per le sue conseguenze nella regione, e da mesi sta negoziando un prestito con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Il nostro governo, così come l'Ue, sta spingendo il governo del presidente Kais Saied, che ha il potere quasi assoluto nelle sue mani dopo aver esautorato il Parlamento dei suoi poteri, ad accettare il prestito, in modo da stabilizzare la situazione ed evitare che la crisi da economica diventi migratoria. Ma in cambio dei soldi, il Fmi chieda alla Tunisia un piano di riforme lacrime e sangue, che prevede, tra le altre cose, l'eliminazione dei sussidi statati sulla benzina e sui beni alimentare di base, e Saied non sembra intenzionato ad accettarlo.

Per provare a trovare una mediazione, lunedì si recherà nel Paese il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni. C'è la "necessità di sostenere la stabilità in una nazione che ha forti problemi finanziari", problemi che se non adeguatamente affrontati, "rischiano di scatenare un'ondata migratoria senza precedenti", ha dichiarato Meloni, secondo cui è necessario un "lavoro diplomatico per convincere entrambe le parti a chiudere questo accordo".

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