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Giovedì, 28 Marzo 2024
La guerra energetica / Russia

Mosca chiude il gas alla Polonia. E Bruxelles invita i Paesi Ue a razionare la domanda

Dopo la riduzione dei flussi attraverso l'Ucraina, Gazprom annuncia lo stop alle forniture lungo gasdotto Yamal-Europa. La Commissione valuta le contromosse

Che la guerra in Ucraina la si combatta anche con le armi dell'energia è chiaro da tempo. E la Russia, dopo aver incassato l'embargo Ue sul carbone e in attesa di sapere che ne sarà del blocco sul petrolio, ha deciso di giocarsi la sua arma di ricatto forse più potente nei confronti dell'Europa: il gas. Il gigante del settore Gazprom ha infatti annunciato che non sarà più in grado di esportare gas attraverso la Polonia con il gasdotto Yamal-Europa dopo che Mosca ha imposto sanzioni nei confronti dell'azienda proprietaria della sezione polacca del gasdotto.

L'arma del gas

"E' stato applicato un divieto di transazioni e pagamenti a entità soggette a sanzioni", ha affermato Gazprom in una nota. "Questo significa il divieto di utilizzare" il gasdotto che transita dalla Polonia e da qui al resto dell'Ue. Già qualche giorno fa, la Russia aveva annunciato che avrebbe interrotto le sue forniture a due ex Paesi del blocco sovietico, la stessa Polonia e la Bulgaria. Varsavia ha detto di non temere questa misura punitiva, mentre a sostegno di Sofia si sarebbero mossi una serie di fornitori alternativi di gas naturale liquefatto.

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La mossa di Gazprom, però, unita alla diminuzione del gas che transita dall'Ucraina registrata negli ultimi due giorni, comincia a preoccupare Bruxelles. La risposta della Commissione Ue al rischio di una "guerra del gas" è attesa per la prossima settimana, quando verrà presentato il piano RePowerEu, che in soldoni delineerà come Bruxelles intende far fronte all'obiettivo di rendersi indipendente dalle forniture energetiche della Russia. Nel lungo, ma soprattutto nel breve e medio termine, visti i venti che tirano.

Bruxelles prepara le contromosse

Una delle misure previste dal piano riguarda il caso di un'interruzione improvvisa totale o parziale delle forniture di gas russo: se si profilasse tale eventualità, come sembra sempre più probabile, i Paesi europei dovrebbero procedere con un "razionamento coordinato" sulla base del principio di solidarietà, si legge in una bozza del documento visionata dall'Ansa. Per principio di solidarietà, spiega l'esecutivo comunitario, si intende "una riduzione della domanda di gas negli Stati membri meno colpiti a vantaggio di quelli più colpiti". 

Guerra in Ucraina: le ultime notizie in diretta

Nel piano, la Commissione sostiene anche l'introduzione di un tetto comune al prezzo del gas per far fronte all'eventuale interruzione delle forniture. Il price cap sarebbe "limitato alla durata della situazione di emergenza" e "dovrebbe essere impostato con attenzione per ridurre al minimo gli effetti negativi". Una possibilità durante l'emergenza, spiega la Commissione europea, "sarebbe quella di limitare la formazione dei prezzi fissando un tetto massimo alle borse europee del gas, ma un tale limite di prezzo può in generale essere introdotto in modi diversi" e "a diversi livelli della catena del valore del gas".
Nello scenario di "grave perturbazione" come quello innescato dall'eventuale stop alle forniture dalla Russia, il price cap "avrebbe il vantaggio di limitare gli effetti dannosi sui prezzi per i consumatori e le imprese", evidenzia Bruxelles, avvertendo tuttavia che la misura porterebbe con sé anche "una serie di sfide".

L'intervento, secondo l'esecutivo comunitario, potrebbe infatti "richiedere il finanziamento di importi significativi" da parte dei governi per coprire la differenza tra il cap e il prezzo di mercato. Si dovrebbe poi garantire che l'introduzione del tetto "non peggiori l'accesso dell'Ue alle forniture" alternative "di gas e gnl", che sarebbe "vitale" nel caso di una chiusura dei rubinetti da parte di Mosca. Inoltre, si legge ancora nel documento, "limiterebbe automaticamente il potenziale di riduzione della domanda di gas determinata dai prezzi, con un impatto negativo sull'equilibrio tra domanda e offerta".
 

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