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Martedì, 23 Aprile 2024
Intelligenza artificiale e sicurezza

Come Venezia è diventata il grande fratello d’Europa

La Serenissima traccia i visitatori tramite un’intricata rete di telecamere e acquisendo dati telefonici: “Sappiamo minuto per minuto quante persone stanno passando e dove stanno andando”

Telecamere in ogni angolo, controllo dei movimenti, software che tracciano velocità e traiettoria dei passanti, sistemi che raccolgono l'età, il sesso, il paese d'origine e la posizione delle persone. Non è 1984 ma la nuova realtà a cui dovremo presto abituarci in Europa, secondo uno studio commissionato dal gruppo dei Greens al Parlamento Ue. Già oggi, ben 11 Paesi membri hanno autorizzato tecnologie di riconoscimento biometrico. Tra queste c'è l'Italia, che può vantare anche uno dei progetti pilota più avanzati, ma anche più invasivi. Parliamo di Venezia che, secondo il report, è l’unica città in Europa a fare un uso massiccio e costante delle nuove tecnologie per monitorare i turisti.

Il caso di Venezia

L’obiettivo dell’iniziativa, chiamata Smart Control Room, è quello di sorvegliare ciò che succede nella città per migliorare i sistemi di mobilità e la sicurezza della città. La Smart City si iscrive nel progetto del sindaco di destra Luigi Brugnaro di rendere Venezia una città ultrasicura. Nello specifico, il Comune vuole evitare gli assembramenti, controllare gli episodi di criminalità, il traffico marittimo e automobilistico e tracciare i turisti. Perché questo sia possibile le autorità stanno acquisendo i dati dei cellulari dei viaggiatori e utilizzando centinaia di telecamere di sorveglianza per monitorare i visitatori. Il progetto, nato in collaborazione con l’azienda tecnologica Venis, la Polizia locale e Tim è stato finanziato con fondi europei e comunali ed è costato in tutto quasi 20 milioni di euro. Inizialmente, l'iniziativa era volta a monitorare semplicemente la criminalità e il traffico, ma con il ritorno dei turisti si è deciso di espandere l'uso della tecnologia al loro tracciamento. 

"Sappiamo minuto per minuto quante persone stanno passando e dove stanno andando, abbiamo il controllo totale della città", spiega Simone Venturini, responsabile del turismo veneziano. Le telecamere sparse per la città registrano ad alta definizione circa 25 fotogrammi al secondo: “Si tratta di sistemi ad alta risoluzione su rete in fibra ottica di proprietà del Comune di Venezia capaci di generare flussi video da 2,4 gigabit per secondo”, spiega l’assessore alla Sicurezza Silvana Tosi.“Abbiamo fatto in modo che la quasi totalità delle telecamere fosse dotata di sistemi di analisi video basati su reti neurali ed intelligenza artificiale che consentono di ricercare persone e veicoli a partire dalla descrizione del loro aspetto o da un'immagine di esempio”. 

Inoltre, una sala di controllo nella quale la polizia sorveglia tutto è stata inaugurata lo scorso anno. Da questa stanza i funzionari controllano i video ed esaminato i dati telefonici che permettono di conoscere l'età delle persone, il sesso, il paese di origine e la posizione attuale e precedente, spiega il New York Times. Molti residenti si sono detti spaventati delle possibili derive distopiche di questo progetto ma i dirigenti della città respingono le critiche su possibili violazioni della privacy. Le autorità spiegano che l’obiettivo principale è quello di tracciare i turisti e che dunque le informazioni telefoniche dei veneziani che ricevono sono semplici dati aggregati, mentre ad essere raccolti individualmente sono le informazioni sui non residenti, ma, specificano, anche questi sono raccolti in forma anonima.

Ma Luca Corsato, esperto di data management, mette in allarme sulle questioni etiche legate al progetto, evidenziando che la maggior parte degli utenti non hanno idea di essere monitorati dalle autorità locali, né del fatto che la città potrebbe comprare i loro dati. Marco Bettini, manager di Venis, giustifica invece le scelte della città dicendo che in ogni caso "ognuno di noi lascia delle tracce" e "anche se non lo comunichi, il tuo operatore telefonico sa dove dormi".

Il muro del Parlamento europeo

Quello di Venezia, come dicevamo, è uno dei casi più eclatanti. Ma lo studio dei Greens ne segnala diversi in Europa. Tutti accomunati dal fatto di essere presentati come "progetti pilota". Secondo Francesco Ragazzi, professore universitario che ha curato lo studio, questi progetti pilota tendono a iniziare in una zona grigia legale e, se non controllati, potrebbero avere l'effetto a lungo termine di normalizzare la sorveglianza. In particolare, il monitoraggio di comportamenti sospetti potrebbe avere un effetto negativo sulle libertà individuali. Inoltre, nella maggior parte dei casi, le infrastrutture come telecamere e microfoni sono state disattivate, ma rimangono al loro posto.

Proprio per questo, a inizio ottobre, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede regole rigorose sull'utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nelle forze dell'ordine, in particolare spingendo per il divieto delle tecnologie di riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Il divieto potrebbe essere integrato nell'Artificial Intelligence Act, il pacchetto di proposte della Commissione europea che vorrebbe estendere il riconoscimento facciale per il contrasto a una serie di reati gravi. 

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