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Giovedì, 18 Aprile 2024
Inflazione

La Commissione aumenta gli stipendi ai suoi dipendenti, contro il suo stesso parere

Per anni l’esecutivo dell’Ue si è opposto all’indicizzazione automatica dei salari, in quanto questa pratica spingerebbe l'inflazione ancora più in alto

Con l'inflazione che imperversa, la Commissione europea ha deciso di aumentare lo stipendio ai propri dipendenti, per allinearlo ad essa. Una pratica non nuova e comune anche a diverse altre amministrazioni pubbliche. Il problema però è che l’aumento va contro il parere della Commissione stessa, che si oppone da tempo all’indicizzazione automatica dei salari all'inflazione, in quanto questa pratica innescherebbe una spirale di prezzi e salari che spingerebbe l'inflazione ancora più in alto. E non a caso in seguito alla stagflazione degli anni ’70 tutti i Paesi Ue, fatta eccezione per Belgio e Lussemburgo, hanno abbandonato questa pratica. In Italia la "scala mobile" fu abolita nel 1992.

Secondo quanto riporta Politico gli impiegati dell’esecutivo comunitario, compresi i membri del Collegio dei Commissari, hanno ricevuto un aumento di stipendio del 2,4 per cento a giugno, con effetto retroattivo a partire da gennaio. Questa misura costerà alla Commissione 95 milioni di euro. L'adeguamento riguarda anche le detrazioni versate dai funzionari al bilancio dell'Ue, portando l'effetto netto sul bilancio a 78 milioni di euro, ha spiegato un portavoce di Palazzo Berlaymont che ha descritto l’aumento come un "calcolo automatico senza alcuna discrezione politica".

"Un elemento importante per evitare che l'inflazione si radichi è quello di evitare spirali prezzo-salario e di conseguenza c'è anche una responsabilità sostanziale delle parti sociali nel trovare il giusto equilibrio", aveva dichiarato il mese scorso il vicepresidente esecutivo della Commissione Valdis Dombrovskis, criticando quindi la pratica. Secondo le norme dell'Ue, gli stipendi vengono adeguati annualmente per tenere conto delle variazioni del costo della vita. L'adeguamento può avvenire due volte l'anno e può essere applicato retroattivamente se l'inflazione ha superato il 3 per cento nel periodo di riferimento, come è accaduto tra luglio e dicembre 2021, quando l'inflazione in Belgio e Lussemburgo è stata in media del 3,5 per cento.

L'indicizzazione viene poi aggiustata per le variazioni del potere d'acquisto dei dipendenti pubblici nazionali in 10 Paesi dell'Ue: Belgio, Germania, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Polonia e Svezia. Questa cifra è diminuita dell'1,1 per cento nello stesso periodo, il che ha portato all'adeguamento finale del 2,4 per cento. Anche i membri del personale della Commissione in Paesi diversi da Belgio e Lussemburgo hanno ottenuto un aumento di stipendio, ma questo viene ponderato in base alle circostanze nazionali.

"Questo sistema non mira a indicizzare gli stipendi in base all'inflazione, ma a mantenere l'evoluzione del potere d'acquisto dei funzionari dell'Ue in linea con quello dei funzionari nazionali", ha dichiarato il portavoce della Commissione. Una delle principali lobby sindacali, che ha chiesto un aumento degli stipendi in linea con l'inflazione di base, ha accolto con favore la mossa. "Lo stesso sistema di indicizzazione dovrebbe essere applicato a tutti i lavoratori europei e la Commissione dovrebbe raccomandarlo chiaramente agli Stati membri, sapendo che la depressione salariale porta alla recessione economica", ha dichiarato in un comunicato il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati Luca Visentini. "Non potremmo essere più d'accordo!".

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