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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'intervista / Italia

"Agli utenti del teleriscaldamento si conceda l'Iva al 5%, come per il gas"

L'eurodeputata M5s Danzì ha fatto un'interrogazione alla Commissione e chiede di "regolamentare un mercato al momento selvaggio per proteggere i cittadini dalle speculazioni"

Per aiutare i cittadini a far fronte alla crisi energetica e all'aumento dei prezzi causato dalla guerra in ucraina, il governo guidato da Mario Draghi aveva ridotto dal 22 al 5% l'Iva sul gas utilizzato per alimentare gli impianti di riscaldamento. Ma da questo vantaggio sono stati esclusi gli utenti del teleriscaldamento, che non hanno potuto accedere per i loro impianti nemmeno al bonus 110%. L'eurodeputata del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, Maria Angela Danzì, ha presentato un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere se questo non generi "un effetto distorsivo sui consumatori finali con vantaggi competitivi da parte di talune imprese".

L'eurodeputata, recentemente subentrata a Eleonora Evi eletta nel Parlamento italiano, ha deciso di fare della tutela degli utenti di questa forma di riscaldamento una delle due prime battaglie a Bruxelles. "Centinaia di migliaia di cittadini italiani, residenti soprattutto nel Nord, sono costretti a pagare bollette addirittura superiori rispetto a quelli che utilizzano il gas", ha denunciato sottolineando come anche l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, abbia certificato come la contabilizzazione dei costi del teleriscaldamento sia sbagliata e crei distorsioni al corretto funzionamento del mercato. In un'intervista a Europa Today la deputata ha spiegato le ragioni della sua battaglia su questo sistema di riscaldamento che vede 192 infrastrutture al servizio di 150 centri urbani, con oltre 280 comuni serviti, di cui circa il 50 per cento in Lombardia e Piemonte e che soddisfa intorno al 6 per cento del fabbisogno totale termico nazionale.

 Il teleriscaldamento serve a fornire acqua calda a interi palazzi e quartieri sfruttando l'energia prodotta da industrie o da appositi impianti. "È nato con una vocazione ecologica, usava energia e impianti esistenti, principalmente i sistemi di incenerimento dei rifiuti. Questi ultimi, soprattutto in città come Brescia, funzionavano a forte regime e producevano energia che non veniva sprecata ma anzi anche trasformata in acqua calda con cui poi riscaldare interi palazzi e quartieri. Con l'aumento però della differenziata questo tipo di impianti sono stati sempre meno utilizzati e si è cominciato a sfruttare anche il gas ed è qui che è nato in parte il problema che oggi è stato reso ancora più evidente dalla crisi", dice.

"Il prezzo dell'energia di questi impianti per gli utenti è schizzato insieme al prezzo del gas, sia per i sistemi che si appoggiano a impianti che lo utilizzano, sia per altri, e questo non ha senso. Addirittura i costi per gli utenti sono stati indicizzati in rapporto al Ttf, l'indice di Amsterdam che ora l'Ue vuole sostituire, e così le bollette sono anche triplicate in alcuni casi".

Il problema secondo Danzì è che il mercato non è stato mai regolamentato e che tutto sia lasciato alla discrezione delle aziende, principalmente multiservizi, che gestiscono gli impianti. "Sono società a maggioranza pubblica ma comunque imprese a scopo di lucro. Per questo serve un maggior indirizzo da parte della politica, al momento non ci sono contratti di servizio. Bisogna regolamentare un mercato che è ancora selvaggio, porre fine a un ritardo ventennale del settore che ha creato disparità di trattamento con altre realtà. Bisogna dare all'Arera poteri regolatori ma anche sanzionatori, per punire quelle realtà che compiono abusi ai danni dei cittadini".

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