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Giovedì, 25 Aprile 2024
Vertice Ue

Meloni in pressing sull'Ue per il Fondo di sovranità e gli aiuti di Stato

Rinviato all'estate il dibattito sul 'Recovery bis' che servirebbe all'Italia. Il governo ora punta all'utilizzo dei finanziamenti europei del Pnnr e di coesione per aiutare l'economia nazionale

In vista del vertice Ue di oggi aumenta la tensione tra i governi europei sulla risposta di Bruxelles al maxi piano americano di sussidi all'industria a stelle e strisce. L'Unione europea, davanti all'Inflation reduction act (Ira) dell'amministrazione di Joe Biden, un programma da quasi 370 miliardi di dollari, aveva inizialmente reagito con sconcerto e compattezza. La "discriminazione" delle aziende europee, escluse dai crediti d'imposta riservati ai rivali Usa, aveva fatto emergere la necessità di un nuovo Recovery fund, detto Fondo per la sovranità europea, per rispondere a Washington con uno strumento finanziario della stessa portata e capace di aiutare i Paesi con poco margine di bilancio, a partire dall'Italia. Ma a sei mesi dalla presentazione dell'Ira, il nuovo fondo Ue resta un miraggio. 

Gli aiuti sbilanciati

Il Piano industriale sul Green deal, annunciato dalla Commissione come la risposta di Bruxelles all'Ira americano, prevede infatti un nuovo via libera agli aiuti di Stato ma rimanda all'estate il dibattito sul Fondo per la sovranità chiesto a gran voce dai Paesi che hanno meno soldi per sostenere la propria industria. Basti pensare che sui 540 miliardi di euro di aiuti alle imprese autorizzati da Bruxelles fino allo scorso 31 dicembre, l'80% è andato ad aziende francesi e tedesche, mentre quelle italiane si sono dovute accontentare di meno del 5%. Di qui la preoccupazione del governo di Giorgia Meloni per una risposta che va a privilegiare gli Stati finanziariamente più solidi dell'Italia e che rischia di frammentare il mercato unico.

Tornano i frugali

La proposta del nuovo Fondo per la sovranità europea è invece ostacolata dai cosiddetti Paesi 'frugali', come Paesi Bassi e Svezia, che temono di dover finanziare gli aiuti necessari agli Stati del Sud Europa. Una situazione che ricorda, per certi versi, quella della pandemia. Con la differenza che in questo caso non c'è alcun virus contro il quale occorre fare fronte comune, ma una semplice questione di rivalità economica che vede gli stessi Paesi Ue in competizione tra loro.

Il pressing sugli aiuti

Incassato il rinvio all'estate di ogni discussione sul 'Recovery bis' il governo italiano sta ora cercando di ottenere la massima flessibilità sull'uso delle risorse europee del Pnrr, ma non solo, per convertire questi fondi in aiuti erogabili alle aziende. "Nel caso in cui si inizi a ragionare sulla modifica delle regole sul regime degli aiuti" occorre "una disponibilità forte a una flessibilità nell'uso delle risorse esistenti", ha detto il ministro agli Affari europei, Raffaele Fitto, alla vigilia del vertice Ue.

Il fattore Repower

"Questo tema, per quanto ci riguarda, non è marginale - ha aggiunto - perché potrebbe riguardare un possibile utilizzo in questa direzione di risorse molto importanti quali quelle della coesione e del Pnrr. Non avendo una nostra capacità autonoma, rientrerebbero in un utilizzo flessibile", ha indicato Fitto. A sostegno di questa ipotesi il ministro ha evidenziato che, secondo il governo italiano, "il 7,5% delle risorse della coesione è strettamente connesso e in linea con le previsioni del Repower Eu", ovvero del piano della Commissione per rendere l'Ue autosufficiente a livello energetico. Elementi che Meloni potrebbe portare al tavolo dei leader per chiedere il 'riutilizzo' dei fondi europei che l'Italia non riesce a spendere sotto forma di aiuti alla propria economia.

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