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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

La guerra costerà all’Italia 30 miliardi nel 2022

Lo sostiene la Commissione europea, che ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il nostro Paese. Pesa la dipendenza dal gas russo

A fine anno, l'Italia potrebbe vedere andare in fumo ben 30 miliardi di euro a causa delle conseguenze economiche della guerra in Ucraina. È quanto emerge dalle previsioni di primavera della Commissione europea, che hanno rivisto al ribasso le stime di crescita dell'intera Ue per l'anno in corso: se prima dell'invasione della Russia ci si aspettava una ripresa del Pil pari a un +4%, adesso gli esperti di Bruxelles prevedono una crescita del 2,7%. La revisione al ribasso per il nostro Paese è ancora più netta, dal 4,1% previsto prima del conflitto al 2,4% attuale.

Il peso della guerra

"L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia sta causando sofferenze e distruzioni indicibili, ma sta anche pesando sulla ripresa economica dell'Europa”, ha dichiarato il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, ricordando che “la guerra ha provocato un'impennata dei prezzi dell'energia e ha ulteriormente perturbato le catene di approvvigionamento, per cui l'inflazione è destinata a rimanere più alta ancora a lungo”. L'ampiezza della crisi è stata mitigata solo grazie al “forte rimbalzo economico dello scorso anno”, spinto dalle riaperture, che “avrà un effetto positivo sui tassi di crescita di quest'anno”.

Il "rimbalzo" europeo è stato del 5,4% nel 2021. L'Italia è tra i Paesi che ha fatto meglio, anche grazie al Recovery, con una crecita del 6;6%, leggermente più alta di quella stimata nelle ultime previsioni invernali dalla stessa Commissione. Tuttavia, avverte Bruxelles, "nella seconda metà del 2021, l'aumento dei prezzi dei fattori di produzione e le strozzature dell'offerta hanno iniziato a pesare sull'attività industriale, mentre il rapido aumento dei prezzi dell'energia ha intaccato il potere d'acquisto delle famiglie. Il Pil reale si è contratto nel primo trimestre del 2022 e le prospettive a breve termine rimangono modeste, poiché le ripercussioni economiche dell'aggressione militare russa contro l'Ucraina hanno intaccato il sentimento economico e esacerbato gli ostacoli esistenti all'espansione".

Per queste ragioni, l'Italia vede contrarre le previsioni di crescita del Pil dell'1,7% tra prima e dopo l'Ucraina. Considerato che nel 2021 il prodotto interno lordo è stato di 1.781 miliardi, le nuove stime di Bruxelles segnalano 30 miliardi in meno per le casse del Belpaese per l'anno in corso rispetto a quanto stimato prima della guerra. Le prospettive, aggiunge la Commissione, "restano soggette a pronunciati rischi al ribasso". E questo perché, "in quanto uno dei maggiori importatori di gas naturale russo tra i Paesi dell'Ue, l'Italia sarebbe gravemente colpita da brusche interruzioni dell'approvvigionamento".

L'Italia non è chiaramente l'unico Stato membro a pagare le conseguenze del conflitto. La Germania, rispetto alle previsioni di primavera, perde ben 2 punti di Pil. Anche la Spagna vede una contrazione dell'1,6%. Meno colpita dalla guerra in corso sembra la Francia, con un revisione al ribasso della crescita 2022 pari a mezzo punto di Pil. In controtendenza l'Olanda, le cui previsioni post-conflitto sono migliori di quelle precedenti all'invasione russa.

I salari restano bassi

L'economia italiana dovrebbe tornare "a un percorso di espansione più sostenuto il prossimo anno, grazie agli investimenti finanziati" dal Pnrr, continua la Commissione. A causa del rallentamento della ripresa dovuta alla guerra in Ucraina, "il ritorno dell'economia ai livelli di produzione pre-crisi è quindi posticipato alla seconda metà del 2022". Nel 2023, la crescita economica dovrebbe attestarsi sull'1,9%, "una percentuale ancora notevolmente superiore alla media di lungo periodo", ma più bassa di quanto previsto prima del conflitto. 

Lo stesso vale per l'occupazione, il cui ritmo di crescita "dovrebbe essere in linea con il rallentamento dell'attività economica, indicato anche dalle modeste aspettative occupazionali delle imprese. Nonostante una significativa riduzione nell'uso dei regimi di riduzione dell'orario di lavoro, il rallentamento del mercato del lavoro rimane considerevole, poiché si prevede che sia le ore lavorate che l'occupazione dell'organico raggiungeranno i livelli pre-pandemia solo entro la fine dell'orizzonte di previsione. Il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere all'8,9% entro il 2023".

La Commissione mette in guardia anche sull'effetto combinato inflazione-salari. Nel 2022, l'inflazione dovrebbe attestarsi a un +6%. "Al contrario, la crescita salariale dovrebbe rimanere moderata, poiché diversi contratti salariali sono stati già rinnovati poco prima dell'inizio dell'impennata dei prezzi dell'energia a metà del 2021", scrive Bruxelles. Per questo, "l'aumento dei prezzi al consumo, unito a una crescita lenta dei salari, è destinato a pesare sul reddito disponibile reale delle famiglie e quindi sulla crescita della spesa per consumi". I risparmi privati aumenteranno, ma questo riguarderà soprattutto "le famiglie più ricche, meno propense al consumo", aggiunge la Commissione. 

Per quanto riguarda gli investimenti, i fondi Ue del Pnrr continueranno a tenere alta l'asticella, che nel 2021 "ha raggiunto il livello più alto dal 2010". Tuttavia, "si prevede che una prospettiva della domanda più debole e il peggioramento delle condizioni di finanziamento smorzeranno gli investimenti delle imprese". La ripresa del turismo, poi, "sosterrà le esportazioni di servizi, ma è improbabile che raggiunga i livelli pre-crisi prima del 2023".

Infine, il debito pubblico: "dal 155,3% del Pil nel 2020, è sceso al 150,8% nel 2021 a causa della ripresa economica e di un favorevole aggiustamento stock-flussi. Si prevede di raggiungere il 146,8% entro il 2023", conclude Bruxelles.

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