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Venerdì, 19 Aprile 2024
Crisi energetica

Stallo sul price cap, si va verso il disaccoppiamento dei prezzi dell'energia

Bruxelles presenta una nuova proposta: gare di acquisto per l'elettricità da rinnovabili e nucleare separate da quelle per il gas. Sullo sfondo le divisioni tra Francia e Germania

Tra il tetto al prezzo del gas importato (come richiesto dall'Italia) e quello "iberico" (ossia sovvenzioni alle centrali a gas per abbassare le bollette finali), alla fine la Commissione europea tira fuori una terza proposta per far fronte ai rincari energetici: il disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità. Nel giorno in cui i ministri dell'Energia dei 27 Stati membri sono tornati a sedersi al tavolo del Consiglio per trasformare in atti concreti le linee guida concordate all'ultimo Eurosummit, l'esecutivo comunitario rilancia una misura già discussa nei mesi scorsi, ma rimasta ai margini del dibattito. 

Disaccoppiare i prezzi

Per spiegare la proposta, bisogna partire dal dato, ormai arcinoto, che il prezzo dell'elettricità è parametrato a quello della fonte di produzione più onerosa, ossia, soprattutto di questi tempi, il gas. A differenza del metano, fonti come le rinnovabili e il nucleare hanno costi di produzione decisamente più bassi, e pertanto, senza il condizionamento dell'indice del del gas, l'elettricità che ne deriva potrebbe essere rivenduta a prezzi più bassi, pur consentendo alle imprese energetiche di tali settori di realizzare profitti.

Da qui, la proposta di Bruxelles di istituire un sistema di gare e contratti a lungo termine, in genere di 15 anni, per i produttori di energia rinnovabile e nucleare. I contratti verrebbero aggiudicati tramite gara, con l'offerta più economica che vincerebbe l'offerta. Il prezzo di questi contratti "sarà una funzione diretta dei costi di produzione effettivi delle tecnologie pertinenti", scrive la Commissione. Per stabilire il giusto prezzo, in un precedente documento, gli esperti di Bruxelles avevano fatto riferimento al metodo di calcolo del Levelised cost of electricity (Lcoe), ossia una stima del costo medio di produzione per le singole fonti. Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, per esempio, in Italia l'elettricità prodotta dai grandi impianti solari e eolici potrebbe costare tra i 52 e i 62 euro per megawattora, contro un prezzo del gas naturale che alla borsa di Amsterdam si aggira in questi giorni sui 100 euro (tra l'altro il prezzo più basso degli ultimi mesi).

L'ok della Francia, i dubbi della Germania

La nuova proposta piace alla Francia: "Il disaccoppiamento del prezzo del gas e dell'elettricità è vincente per tutta l'Ue se viene applicato da tutti i Paesi, ed è per questo che continueremo a lavorare su questo", ha detto la ministra francese dell'Industria Agnès Pannier-Runache. La Germania, invece, per voce del suo ministro dell'Energia, Robert Habeck, continua a spingere sull'idea degli acquisti congiunti di gas: "Penso che questo sia lo strumento principale e lo ritengono più efficiente di uno strumento rischioso come il prezzo al tetto del gas".

Berlino, dunque, continua a opporsi al price cap, soprattutto nella forma richiesta dall'Italia, ossia quella di un tetto da applicare ai fornitori esteri di metano. La Germania teme che così facendo, i Paesi fornitori riducano i loro approvvigionamenti verso l'Europa, cosa che avrebbe un contraccolpo notevolo sull'industria tedesca. Il governo di Olaf Schol, invece, era sembrato più possibilista sul price cap "iberico". Ma su questo la Commissione Ue continua a professare scetticismo: la misura comporta innanzitutto dei costi per le casse pubbliche, perché prevede che lo Stato sovvenzioni le centrali a gas per tenere bassi i prezzi di vendità dell'elettricità da loro generata, cosa che avrebbe effetti positivi a catena sul resto del mercato e, infine, sulle bollette dei consumatori.

Il caso iberico

Il caso "iberico", però, ha dimostrato che il rapporto costi/benefici della misura tende verso i benefici, ed è stato calcolato che alla fine un price cap del genere su scala Ue comporterebbe risparmi complessivi per 13 miliardi. Bruxelles, però, obietta anche che, tenendo artificialmente bassi i prezzi dell'elettricità, Paesi extra-Ue come Regno Unito e Svizzera, interconnessi alle rete europea, avrebbero tutto l'interesse ad aquistare tale elettricità dai vicini. E' successo già all'interno dell'Ue, con Spagna e Portogallo che hanno finanzato di tasca loro la misura, facendo felice la Francia, che ha acquistato a basso costo l'elettricità "iberica" senza partecipare direttamente alle sovvenzioni delle centrali. 

La Commissione, nel documento presentato oggi al Consiglio dei ministri dell'Energia, sottolinea come proprio Parigi sarebbe il primo beneficiario di un applicazione su scala Ue del price cap iberico. Di contro, la Germania, che è altamente dipendente dal gas per la sua produzione elettrica, verserebbe ingenti somme alle sue centrali per produrre elettricità a basso costo che andrebbe nei Paesi vicini, tra cui per l'appunto la Francia. La ministra transalpina  Pannier-Runacher non nega l'esistenza di questo rischio di 'fuga' di energia, ma sostiene che lavorando sui dettagli, e in un'ottica di ripartizione equa degli oneri tra i Paesi membri, il price cap iberico può funzionare.

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