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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'annuncio / Ucraina

Kiev inizia a esportare elettricità in Ue: "Guadagneremo miliardi". Ma non è così semplice

Il presidente Zelensky: "Un altro passo significativo nel movimento verso l'adesione". Ma Mosca controlla e potrebbe distruggere la centrale nucleare di Zaporizhzhia e la rete delle zone occupate

L'Ucraina ha iniziato ad esportare elettricità in Unione europea, e spera di riuscire presto a raggiungere volumi tali che le possano permettere di guadagnare fino a 1,9 miliardi di euro l'anno. Almeno nelle previsioni e nelle speranze, anche se la realtà al momento mostra che non sarà certo una passeggiata.

Dopo essersi staccata dalla rete ex sovietica a febbraio, per rendersi indipendenti dalla Russia di Vladimir Putin, Kiev a metà marzo ha siglato un accordo per entrare a far parte della Rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione (Entrso-E) come osservatore dopo che la sua rete è stata collegata a quella dell'Ue. La Rete ha dichiarato questa settimana che i preparativi erano stati completati per le prime esportazioni non solo dall'Ucraina, ma anche dall'altro Paese ex sovieticoconfinante, la Moldavia, a partire dal 30 giugno, utilizzando un'interconnessione con la Romania. Presto seguiranno scambi di elettricità su altre interconnessioni con Slovacchia e Ungheria.

Perché il Donbass è così importante per Russia e Ucraina (e non solo)

"La quantità di partenza è di 100 megawatt", ha scritto giovedì il premier ucraino Denys Shmyhal sul suo canale Telegram. Il 46enne capo del governo ha stimato il potenziale di esportazione in 2,5 gigawatt. Ciò consentirebbe al Paese, in forti difficoltà finanziarie a causa della guerra, di guadagnare l'equivalente di quasi 1,9 miliardi di euro all'anno. Lana Zerkal, consigliere del ministero dell'Energia, in un'intervista alla televisione pubblica Suspilne ha addirittura detto che "entro la fine dell'anno, in circostanze normali, potremo guadagnare circa 1,5 miliardi di euro". Secondo i dati dell'operatore della rete elettrica statale Ukrenerho, Kiev esporta già 210 megawatt in Polonia e 142 megawatt in Moldavia. La scorsa settimana, il ministro dell'Energia ucraino, Herman Halushchenko, ha anche offerto alla Germania l'esportazione dell'energia nucleare prodotta nella nazione nelle quattro centrali di progettazione sovietica, che rappresentano più della metà della produzione di elettricità dell'Ucraina.

L'inizio delle esportazioni in Ue è stato "un altro passo significativo nel nostro movimento verso l'Unione europea", ha esultato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando che si tratta dell'inizio di un processo che potrebbe aiutare l'Europa a ridurre la sua dipendenza dagli idrocarburi russi. "Grazie all'elettricità ucraina, una parte significativa del gas russo utilizzato dai consumatori europei può essere sostituita. Questa non è quindi solo una questione di guadagni da esportazione per noi, ma una questione di sicurezza per tutta l'Europa", ha affermato Zelensky. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha twittato che le esportazioni ucraine "forniranno un'ulteriore fonte di elettricità per l'Ue. E le entrate tanto necessarie all'Ucraina”, e in questo modo “ne beneficiamo entrambi".

Ma al di là dei proclami e delle buone intenzioni, la realtà è molto più complicata, con la guerra ancora in corso. Nel territorio occupato di Kherson, le forze russe sono riuscite a prendere il controllo delle strutture appartenenti al gestore del sistema di distribuzione dell'elettricità della società Khersonblenergo il 27 giugno scorso, e ora non hanno più il controllo totale sulla manutenzione delle reti elettriche nella regione. la stessa cosa avviene nel Donbass, regione che potrebbe essere sottratta permanentemente al Paese, e dove c'è la centrale elettrica di Shchastia, nella regione del Luganks, da tempo sotto il controllo degli indipendentisti. Inoltre i russi hanno ancora il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, e diversi rapporti sostengono che intendono prosciugare le pozze di raffreddamento alla ricerca di armi appartenenti ai lavoratori, il che potrebbe creare un disastro, non solo economico.

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