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Giovedì, 18 Aprile 2024
La crisi energetica

Il piano Ue per dire addio al gas dalla Russia: "Taglio di due terzi già nel 2022"

La Commissione Ue risponde alle minacce di Mosca annunciando un pacchetto di misure. Ecco quali sono

L'Unione europea può dire addio alla dipendenza dal gas della Russia "ben prima del 2030". E già quest'anno, le forniture da Mosca possono essere tagliate di due terzi rispetto ai livelli del 2021. Ne è convinta la Commissione europea, che ha presentato una nuova comunicazione sull'energia, ossia un pacchetto di misure per sostituire le importazioni di gas russo con altre fonti e aiutare famiglie e imprese colpite dall'aumento dei prezzi.

A oggi, il gas russo rappresenta circa il 45% del gas importato dall'estero e consumato nell'Unione. Germania e Italia sono i Paesi con la maggiore dipendenza dalle riserve di Mosca. Dopo lo stop deciso da Berlino all'avvio del Nord Stream 2, bloccato con lo scoppio della guerra in Ucraina, e dopo le sanzioni decise dall'Ue per colpire l'economia russa, il Cremlino ha minacciato di chiudere le forniture del Nord Stream, il gasdotto che rifornisce direttamente la Germania senza passare dagli Stati dell'ex blocco sovietico. Una minaccia a cui Bruxelles ha risposto a stretto giro con un pacchetto di misure che è una sfida diretta a Mosca.

Il piano, ribattezzato REProwerEU, ricalca in qualche modo le 10 linee guida suggerite dall'Agenzia internazionale dell'energia qualche giorno fa, e prevede, nel breve termine, il potenziamento delle forniture alternative di gas naturale, come quelle dall'Azerbaigian via Tap, ma soprattutto l'acquisto massiccio di Gnl, gas naturale liquefatto, da far arrivare attraverso le navi alcuni Paesi produttori, tra cui Usa e Qatar. "L'Ue ha il potenziale per importare altri 50 miliardi di metri cubi di Gnl su base annua", dice Bruxelles. Tra i fornitori alternativi, via gasdotto o Gnl, la Commissione cita Stati Uniti, Norvegia, Qatar, Azerbaigian, Algeria, Egitto, Corea, Giappone, Nigeria, Turchia e Israele.

Stoccaggio di gas

Un'altra misura immediata riguarderà l'aumento delle riserve di gas: oggi lo stoccaggio fornisce solitamente il 25-30% del gas dell'Ue consumato in inverno. La Commissione propone di raggiungere "un riempimento più elevato dei livelli di stoccaggio del gas per essere ben preparati per il prossimo inverno". Entro aprile la Commissione presenterà una proposta legislativa sullo stoccaggio minimo di gas, "stabilendo un obiettivo di riempimento del 90% entro l'1 ottobre di ogni anno, designando lo stoccaggio del gas come infrastruttura critica e affrontando i rischi di proprietà dell'infrastruttura di stoccaggio", si legge nella nota di Bruxelles.

"Finché la legislazione dell'UE non sarà in vigore - spiega Bruxelles - la Commissione esorta gli Stati membri ad adottare misure per riempire gli stoccaggi prima della prossima stagione invernale e concludere accordi di solidarietà come previsto dall'attuale regolamento sulla sicurezza del gas". Considerando che non tutti gli Stati membri dispongono di capacità di stoccaggio sul loro territorio, l'esecutivo Ue definirà "un meccanismo per garantire un'equa ripartizione dei costi di sicurezza dell'approvvigionamento". La Commissione sosterrà anche operazioni coordinate di rifornimento di gas, ad esempio tramite appalti congiunti, raccolta di ordini e forniture corrispondenti.

Le fonti rinnovabili

La comunicazione incoraggia "un'introduzione accelerata di pompe di calore solari, eoliche e di calore. Questo potrebbe portare importanti risparmi energetici e ridurre notevolmente l'uso di gas fossile per l'energia elettrica e gli edifici". Per quanto riguarda l'energia solare, la Commissione stima che "accelerando l'installazione nei tetti di pannelli solari fotovoltaici fino a 15 TWh" entro il 2022, l'Ue potrebbe risparmiare altri 2,5 miliardi di metri cubi di gas nell'immediato. Per accelerare questo tipo di misura, bisognerà ridurre la burocrazia: la Commissione pubblicherà a maggio una Raccomandazione sull'autorizzazione rapida per i progetti di energia rinnovabile, con soluzioni per affrontare gli ostacoli legali principali.

Bruxelles propone poi una serie di misure che richiedono più tempo rispetto alla sostituzione del gas russo con quello da altri Paesi. L'orizzonte è sempre il 2030 e si ribadiscono proposte già avanzate nel recente passato nel quadro del Green deal e nella contestata (anche dal governo italiano) strategia Fit for 55. Bruxelles propone "maggiori volumi di produzione e importazione di biometano e idrogeno rinnovabile". Per aumentare la produzione di biometano nell'Ue, il piano REPowerEU mirerebbe a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030, raddoppiando l'attuale ambizione dell'Ue, utilizzando fonti di biomassa sostenibili come rifiuti e residui agricoli.

REPowerEU creerebbe anche "un acceleratore di idrogeno, sviluppando infrastrutture integrate, strutture di stoccaggio e capacità portuali. La Commissione stima che ulteriori 15 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile possano sostituire 25-50 miliardi di metri cubi all'anno di gas russo importato entro il 2030 (10 tonnellate di idrogeno rinnovabile importato da diverse fonti e 5 tonnellate di idrogeno rinnovabile in più prodotto in Europa, oltre ai 5 milioni di tonnellate già previste)".

Recidere i legami con Mosca

Bruxelles sottolinea inoltre come sia necessario attuare anche le proposte della sua strategia "Fit for 55", che "ridurrebbe già del 30% il nostro consumo annuo di gas fossile, pari a 100 miliardi di metri cubi, entro il 2030". Il problema è che alcune delle misure previste da questa strategia rischiano di venire annacquate e rallentate dalla crisi energetica e geopolitica in corso. A ogni modo, combinate con il pacchetto di proposte REPowerEU, la Commissione si dice sicura di poter "rimuovere gradualmente almeno 155 miliardi di metri cubi di consumo di gas fossile, equivalente al volume importato dalla Russia nel 2021".

Quasi i due terzi di tale riduzione "possono essere raggiunti entro un anno, ponendo fine all'eccessiva dipendenza dell'Ue da un unico fornitore", scrive ancora la Commissione. Il pacchetto di misure è, come capita spesso per questo tipo di proposte, una sorta di scatola degli attrezzi. Toccherà agli Stati membri, in coordinamento con Bruxelles, "individuare i progetti più idonei a raggiungere questi obiettivi, basandosi sull'ampio lavoro già svolto sui piani nazionali per la ripresa e la resilienza". 

Dove trovare i soldi

Affrontare questo pacchetto di misure richiederà sforzi economici notevoli, anche per affrontare l'impennata di prezzi per famiglie e imprese. Dove trovare le risorse? Nella comunicazione, Bruxelles ripropone alcune proposte avanzate in una comunicazione precedente la guerra in Ucraina. In particolare, riprendendo quanto suggerito dall'Iea, conferma che "gli Stati membri possono prendere in considerazione misure fiscali temporanee sugli utili inaspettati e, in via eccezionale, decidere di trattenere una parte di questi rendimenti per la redistribuzione ai consumatori". Si tratta dei profitti registrati dalle stesse compagnie energetiche con l'aumento delle bollette scatenato dal rincaro del gas e che, secondo l'Iea, potrebbero raggiungere i 200 miliardi di euro nel 2022. 

La Commissione ha inoltre ricordato "la possibilità di utilizzare l'aumento delle entrate derivanti dallo scambio di quote di emissione per allentare la pressione sui consumatori domestici". C'è poi la sospensione delle regole sugli aiuti di Stato. Senza dimenticare un invito esteso a tutti, cittadini, imprese e settore pubblico: abbassare i riscaldamenti di un grado rispetto alla media attuale di 22 gradi consentirebbe di risparmiare 10 miliardi di metri cubi di gas. 

Nella comunicazione, mancano due convitati di pietra: il nucleare e il carbone. Il primo è citato brevemente, il secondo solo quando si parla di chi rifornisce le centrali a carbone che alcuni Paesi, come l'Italia, vogliono rilanciare: la Russia, infatti, rappresenta il principale fornitore, con oltre il 46% del carbone acquistato dagli Stati Ue, davanti a Usa e Australia. 

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