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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Processi rapidi e digitali: cosa prevede il Recovery sulla giustizia italiana

Oltre che sulla lentezza, il governo dovrà intervenire sui meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie civili e introdurre procedure per limitare il secondo grado

Dalla prescrizione al numero dei magistrati, passando per la giusta durata del processo. Le parole chiave e le polemiche sulla riforma della giustizia - meglio nota con il nome della ministra che l’ha proposta, Marta Cartabia - pochi mesi fa hanno rubato la scena su quotidiani e telegiornali facendo passare in secondo piano i traguardi stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il programma proposto dal governo italiano lo scorso 30 aprile e approvato dalla Commissione europea il 22 giugno prevede due obiettivi molto chiari in materia di giustizia: entro il 30 giugno 2026 l’Italia dovrà ridurre la durata dei processi penali del 25% e quella dei processi civili del 40%.

Entrambi gli obiettivi prendono come dati di riferimento quelli del 2019, quando l’Italia si è aggiudicata la maglia nera in Europa per la durata dei processi civili. Secondo il Quadro di valutazione Ue sulla giustizia, i giudici del Belpaese impiegano in media oltre 500 giorni per concludere il primo grado di giudizio nelle dispute civili o commerciali. Se il processo continua, occorre aspettare quasi altri 800 giorni per il secondo grado e circa altri 1.300 giorni per la decisione della Cassazione. Va meglio nel processo penale, la cui durata media si attesta intorno ai 1.600 giorni per tutti e tre i gradi di giudizio. “La durata dei processi - si legge nel Piano di ripresa italiano - incide negativamente sulla percezione della qualità della giustizia resa nelle aule giudiziarie e ne offusca indebitamente il valore, secondo la nota massima per cui ‘giustizia ritardata è giustizia denegata’”.

Al contrario, “studi empirici dimostrano che una giustizia rapida e di qualità stimola la concorrenza, poiché accresce la disponibilità e riduce il costo del credito, oltre a promuovere le relazioni contrattuali con imprese ancora prive di una reputazione di affidabilità, tipicamente le più giovani”. Inoltre, si legge ancora nel piano di Recovery, un processo più veloce “consente un più rapido e meno costoso reimpiego delle risorse nell’economia, poiché accelera l’uscita dal mercato delle realtà non più produttive e la ristrutturazione di quelle in temporanea difficoltà”. Di qui la necessità di intervenire sulle procedure, ma anche sul personale a disposizione delle aule giudiziarie. 

Secondo il documento Ue che fissa gli obiettivi e le mete che l’Italia dovrà raggiungere entro i prossimi anni se vorrà ricevere tutte le risorse previste dal Recovery Fund (e non dover rendere i primi soldi in arrivo nei prossimi mesi), il governo dovrà intervenire innanzitutto sulla digitalizzazione del sistema giudiziario. Nello specifico, l’Italia dovrà approvare una riforma che preveda “l'archiviazione elettronica obbligatoria di tutti i documenti e il flusso di lavoro elettronico completo per i procedimenti civili”. Gli interventi da prendere dovranno mirare anche “alla digitalizzazione dei procedimenti penali di primo grado escluse le udienze preliminari” e “a introdurre un database gratuito, completamente accessibile e consultabile, delle decisioni di diritto civile”.

Quanto ai tempi della giustizia, la Commissione ha chiesto al governo italiano di concentrare l’azione di riforma “principalmente sulla riduzione della durata dei procedimenti civili individuando un'ampia gamma di provvedimenti per ridurre il numero di cause in arrivo nei tribunali, semplificando le procedure esistenti, riducendo gli arretrati e aumentando la produttività dei tribunali”. La riduzione del numero delle nuove cause andrà ottenuta “attraverso il rafforzamento della mediazione, la risoluzione alternativa delle controversie, l'arbitrato e la revisione dell'attuale sistema di quantificazione e capacità di recupero delle spese legali”. Il processo civile che continua oltre il primo grado andrà dunque incontro a “procedure di filtraggio”, come l’estensione dei casi in cui un giudice unico è competente a giudicare, e andrà garantita “l'effettiva attuazione di tempi vincolanti per le procedure”, hanno precisato i funzionari di Palazzo Berlaymont.

“Una maggiore produttività dei tribunali deve essere ottenuta attraverso un sistema di monitoraggio e incentivi per ottenere prestazioni standard tra i tribunali”, ha sottolineato la Commissione, che ha chiesto anche “assunzioni temporanee” per la riduzione dell’arretrato dei tribunali civili. L’Italia dovrà intervenire anche sulla semplificazione del processo penale, “estendendo l'applicazione delle procedure semplificate, ampliando l'uso della tecnologia digitale, definendo i termini per la durata dell’istruttoria e rivedendo il sistema di notifica per renderlo più efficace”. 

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