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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Dal nucleare il 13 per cento dell'energia dell'Ue. E la metà arriva dalla Francia

Salvini vorrebbe un reattore in Lombardia. La Germania ha deciso di chiudere i suoi entro il 2022: ecco la mappa "atomica" del blocco

Mentre Paesi come la Germania e il Belgio hanno deciso di rinunciare alle loro centrali nucleari, c'è chi in Italia vorrebbe aprirne di nuove: lo ha fatto intendere il ministro della Transizione Roberto Cingolani e lo ha detto in modo esplicito il leader della Lega Matteo Salvini. Difficile capire chi abbia ragione tra i favorevoli e i contrari a questa fonte di energia, ma di sicuro, allargando lo sguardo all'intero blocco Ue, che piaccia o no, il nucleare ha un peso non da poco nell'approvvigionamento energetico: il 13% dell'energia consumata nell'Unione europea nel 2019 era coperta dalle fonti nucleari. Mentre se si considera solo l'energia prodotta all'interno dell'Ue (ossia escludendo per esempio il gas importato da Paesi terzi), la quota del nucleare raggiungeva il 32%. Con un produttore a svettare su tutti: la Francia. 

Stando ai dati Eurostat relativi a due anni fa, il mix energetico nell'Ue, ovvero la gamma di fonti energetiche disponibili, era costituito principalmente da cinque diverse fonti: prodotti petroliferi (compreso il petrolio greggio) al 36%, gas naturale al 22%, energia rinnovabile al 15%, energia nucleare e combustibili fossili solidi entrambi al 13%. Ma se si guarda a Francia e Svezia, la quota del nucleare sale notevolmente, rispettivamente al 41% e al 31% (nel caso svedese, citato da Salvini in queste ore, essendo il Paese patria dell'attivista Greta Thunberg, va segnalato anche un 41% di energia da fonti rinnovabili).

Share of energy production by source, 2019

Sempre in base ai dati Eurostat, nel 2019, 13 Stati membri dell'Ue avevano in totale 106 reattori nucleari in funzione, producendo 765.337 GWh di elettricità, ovvero circa il 26% della produzione totale di elettricità nell'Ue. Il maggior produttore di energia nucleare nell'Ue è stata la Francia con 399.011 GWh (52,1% del totale dell'Ue), seguita da Germania (75.071 GWh, il 9,8%), Svezia (66.130 GWh, 8,6%) e Spagna (58.349 GWh o 7,6%). Questi quattro Paesi insieme rappresentavano più di tre quarti della quantità totale di elettricità generata negli impianti nucleari nell'Ue.

La classifica, e la produzione totale, del nucleare nell'Unione dovrebbe cambiare non poco nei possimi anni. La Germania ha infatti deciso di spegnere tutti i suoi reattori entro il 2022: lo farà a caro prezzo, visto che l'operazione costerà agli attenti contribuenti tedeschi ben 2,4 miliardi. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso, se non di chiudere, almeno di ridurre la dipendenza del suo Paese dal nucleare. Nel frattempo, le turbolenze sul mercato del gas e in quello della Co2, hanno favorito gli affari dei produttori transalpini: secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, la produzione di energia nucleare è destinata ad aumentare di oltre il 2% nel 2021. E le centrali francesi hanno annunciato di poter soddisfare buona parte di questa domanda suppletiva.

Nell'Ue, in attesa della chiusure delle centrali tedesche, sono 14 i Paesi in cui non sono presenti centrali nucleari attive: Danimarca, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Austria, Polonia, Portogallo. Tredici centrali europee sono collocate a meno di 200 chilometri dai nostri confini. Le province italiane esposte a maggior rischio, secondo l'Agenzia Nazionale per la protezione ambientale, sono Cuneo, Torino, Aosta, Varese, Sondrio, Bolzano, Udine e Trieste, scrive l'Agi.

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